martedì 6 dicembre 2022

Blake e Mortimer 29: Otto ore a Berlino

Gli ultimi episodi apocrifi della saga non sempre mi hanno entusiasmato e a volte mi hanno anche un po’ deluso. Questo volume in cui esordiscono ai testi Bocquet e Fromental non si discosta purtroppo dall’andazzo generale.

La storia è ambientata nel 1963, quando il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy passerà otto ore a Berlino dove terrà il suo famoso discorso in prossimità del celebre Muro. Ma quello che la Storia ci ha tramandato non è quello che è successo veramente: Francis Blake, inviato sul posto per proteggere “Prince” (cioè il presidente), scoprirà un’incredibile macchinazione grazie ovviamente all’aiuto (fortuito) dell’inseparabile amico Mortimer. Lo scienziato giunge infatti in Russia dove una sua vecchia amica sta effettuando degli scavi per trovare la città perduta di Arkaim, la prima testimonianza di insediamento umano. Qui però rinvengono anche degli inquietanti cadaveri a cui è stata asportata la faccia. Scontrandosi con la diffusa omertà di regime, Mortimer indaga e scopre che in un vecchio “sanatorio” (dove a venir curato era il dissenso politico) lo scienziato pazzo Julius Kranz, le cui teorie aveva già avuto modo di confutare, sta conducendo degli esperimenti sull’ippocampo per condizionare gli uomini e soggiogarli alla propria volontà. Le sue cavie indossano tutte una maschera bianca e recitano Shakespeare, e anche stavolta spunta fuori Olrik, la cui presenza in un primo momento mi è sembrata quasi fuori luogo: un villain degno di questo nome c’era già.

Otto ore a Berlino si inserisce quindi nel filone spionistico della serie e va detto che le sequenze relative a Blake sono appassionanti e ben riuscite, con una grande profusione di documentazione (com’è nella natura della saga), delle scene molto animate e soluzioni azzeccate come l’editore cubano che aiuta Blake.

La parte relativa a Mortimer è invece un po’ inverosimile e addirittura ridicola quando vediamo materializzarsi la sua “parte cattiva”, resa graficamente in stile cartoonesco e poi con la regressione animalesca. Poco importa che anche lo stesso Edgar Pierre Jacobs si fosse abbandonato a cose del genere, penso ad esempio ad alcune sequenze de La Diabolica Trappola che infatti è tra gli episodi che mi piacciono di meno. Tra l’altro Mortimer non ci fa nemmeno una gran bella figura: pur avendo criticato pubblicamente Kranz (che rimpiango non sia stato chiamato Otto Krunz), alla fine ha dovuto constatare che i suoi metodi in realtà funzionano.

La coppia di sceneggiatori si abbandona a un massiccio citazionismo, Alfred Hitchcock fa una comparsata e assistiamo alle riprese del film Ztracena tvar (che però in Italia è noto come Faccia persa, non Il volto perduto), oltre a un sacco di altri dettagli che credo autoreferenziali e che potrei forse scoprire se andassi a riguardarmi la mia collezione di albi disegnati da Floc’h. Di per sé non sarebbe necessariamente una cosa negativa, se non fosse che lascia una certa impressione di déja vu, come la “cura” a cui è sottoposto Mortimer presa di peso da Arancia Meccanica e che la trama del fumetto sia dichiaratamente ispirata al film di Pavel Hobl.

L’umorismo nero dei due autori (assai limitato, anzi forse me lo sono solo immaginato) non mi ha convinto molto e inoltre verso il finale mi è sembrato che la concitazione dell’azione fosse dovuta più che altro alla necessità di finire nelle canoniche 62 tavole. Ci sarebbe poi la forzatura della scoperta di Arkaim (che riporto così e senza dieresi come nel fumetto: siamo italiani e la pronuncia è univoca) che è stata anticipata di un quarto di secolo, mais glissons.

Va comunque dato atto a Bocquet e Fromental di aver usato in maniera molto avveduta il buon vecchio Olrik che non si limita a timbrare il cartellino come in altre occasioni ma condiziona pesantemente, e coerentemente col personaggio, lo sviluppo degli eventi.

Ai disegni Antoine Aubin offre un’ottima prova, ben diversa da quella deludente che aveva dato qualche anno fa forse per la necessità di rispettare le scadenze o forse per il subentro di un altro disegnatore. Solo le nuche dei personaggi mi hanno lasciato un po’ perplesso, per il resto è riuscito a rispettare lo stile calligrafico della saga pur introducendo degli apprezzabili elementi più realistici e dinamici. Inoltre ha saputo rendere con grande maestria le figure femminili.

4 commenti:

  1. Non ho il know-how necessario su Blake & Mortimer per lasciare un commento decente, ma non posso esimermi dal lodare il tuo colto riferimento al genio del BVZA (Otto Kruntz... troppo sperare che i francobelgi se ne accorgessero, ma forse avranno visto il Kranz di Villaggio)
    Mi piacciono i vari riferimenti (Arkaim, Ztracena tvar che mi sembra il nonno di Face Off).
    Assumo che l'ippocampo sia la parte del cervello umano e non il cavalluccio marino. Sarà il caso in futuro di evitare commenti scespiriani.
    Questo mi attraeva in un fumetto, da piccolino: trovare riferimenti che mi facessero imparare altre cose.

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    1. Nella prima stesura avevo scritto ipotalamo, ma poi ho controllato e modificano proprio l'ippocampo, che in effetti è una parte del cervello. Il film invece ha quel problema di localizzazione italiana che ho indicato, ma non è che un traduttore debba anche essere un revisore. Il film dovrebbe essere uscito nel 1965, però. Ma ci sta che fosse in produzione già due anni prima.

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  2. Oltre a Hitchcock, ci sono comparsate di Fromental e Bocquet, oltre che di Ted Benoit.

    L'ho trovato un episodio piacevole, più riuscito di quelli di Sente e Dufaux (non che ci volesse molto) e del Van Hamme dell'anno scorso. Non è un capolavoro, ma nessuno degli albi della ripresa lo è, a parte forse L'affare Francis Blake e La macchinazione Voronov.

    Il prossimo anno, tripla dose: il seguito del Raggio "U" di Van Hamme e Cailleaux; il nuovo Sente & Juillard (l'ultimo, per Juillard); e soprattutto un volume speciale disegnato e scritto (con l'aiuto di Fromental e Bocquet) da Floc'h — un altro vu par dopo quello schuiteniano.

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    1. Boh, a me sono piaciuti molto i due sul Gondwana, Lo Strano Appuntamento, quello sul testamento di William Shakespeare e anche l'ultimo di Van Hamme. Dovrebbero farne scrivere uno a Convard, altroché.

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