Prendendo spunto dal manoscritto di un nobiluomo inglese (che potrebbe benissimo essere uno pseudobiblium, su internet non ho trovato nulla al riguardo) seguiamo il viaggio di Mr. Dodsworth insieme al servo Giovanni e alla sua amante Adele Patriarchi da Bologna a Firenze. Per arrivare a destinazione dovranno affrontare quell’Appennino decisamente pericoloso dove ai briganti e alle minacce naturali si aggiungono le superstizioni locali legate ai fuochi che compaiono di notte, portando alle credenze più bizzarre, come quella secondo cui vi sia un vulcano in zona o che a Pietra Mala ci sia nientemeno che la bocca dell’inferno. I nodi si scioglieranno nella locanda del titolo, dove verranno svelate le ragioni delle misteriose scomparse di molti viaggiatori.
Nonostante la dichiarata inesperienza col fumetto (almeno come sceneggiatore) di Maurizio Ascari, la storia risulta molto ben equilibrata, con una calcolata alternanza di didascalie lunghe, parti più asciutte e addirittura sequenze mute o quasi. Non mancano dei bei dialoghi. Il fumetto in sé dura poco, solo 29 tavole, ma nessuna è superflua e nemmeno si ha l’impressione che manchi qualcosa. Il meccanismo funziona alla perfezione, forse Tisselli ebbe un certo peso nello scandire al meglio la materia testuale. Unico “difetto” che si potrebbe ascrivere a La Locanda dei Misteri è che tutto sommato non è la storia «gotica, spaurente» che lo stesso Ascari dipinge nella prima delle sue introduzioni: al di là dell’ambientazione sicuramente molto suggestiva, c’è un retrogusto didattico, molta azione e persino un po’ di efficace umorismo. Inoltre gli splendidi disegni brillanti e dettagliati di Tisselli rendono affascinanti anche le fisionomie più raccapriccianti, e i suoi panorami coperti di neve o nebbia spingono ad ammirare le figure che ha saputo ritagliarci in controluce piuttosto che a essere respinti da esse.
Siccome le tavole a fumetti sono una trentina, né c’era altro materiale con cui rimpolpare il volume come avvenuto per Franco Caprioli, ne La Locanda dei Misteri c’è una sovrabbondanza di redazionali. Oltre alle due introduzioni di Ascari e a una sua «Curiosità» finale (poco importa se gioco letterario o testimonianza della reale esistenza di Horace Dodsworth) viene presentato un lungo testo firmato da Pierluigi Spadafora, che si fece dipingere a girasoli da Tisselli una parete di casa sua! Al di là del commosso ricordo del disegnatore, l’intervento si segnala per i retroscena sulla realizzazione dell’incompiuta L’uomo dalla schioppa d’argento, che purtroppo vedo non figura più tra i volumi di prossima pubblicazione dell’editore.
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