giovedì 9 febbraio 2023

Dylan Dog Color Fest 44: Il Verme Bianco

Seconda incursione di Marco Galli sulle pagine di Dylan Dog, stavolta con una storia più articolata di quanto visto in precedenza. Lettering a parte, ha confezionato quest’albo interamente da solo, copertina compresa.

Dylan si ritrova intrappolato nei sotterranei della metropolitana di Londra insieme al ragazzino che ha rapinato lui e la sua nuova fidanzata con cui ha appena visto un film che potrebbe sembrare un riferimento metatestuale all’albo stesso, ma che invece esiste davvero.

I cunicoli sono percorsi da feroci mostri pallidi ma gli abitanti più inquietanti delle linee abbandonate sono forse i reietti riuniti in una comunità retta da un fanatico che, novello Achab, sta progettando l’agguato definitivo contro la sua personale Moby Dick, ovvero il verme bianco di cui gli altri mostri, un po’ dinosauri e un po’ lamprede, sono solo l’avanguardia. L’esca saranno i bambini catturati e gli stessi figli dei “sotterranei”, cosa che offre il destro per qualche riflessione sulla condizione infantile nel mondo moderno.

A salvare il detective dell’incubo sarà una task force formata da Groucho, Bloch, Sharon (la fidanzata del mese) e soprattutto dal manutentore della metropolitana in pensione Kayamata, che a sua volta ha un conto in sospeso con il verme bianco – e pure una katana per regolarlo, come intuibile dal nome.

La storia è piuttosto sincopata e il ritmo incalzante (forse anche troppo, con diverse sequenze mute e a volte anche sole tre vignette per tavola) viene rallentato da sequenze di dialogo molto meno sciolte. Forse qualche pagina in più sarebbe stata utile per approfondire e chiarire meglio certi cambi di scena. Molto ben giocato il passaggio da pagina 75 alla 76, comunque.

Per i disegni Marco Galli ha optato per uno stile dai colori nettamente separati e contorni quasi sempre assenti, cose che tendono a cristallizzare le scene d’azione. Il suo Groucho non mi è sembrato molto rispettoso del canone, ma forse si è trattato di una precisa scelta stilistica.

4 commenti:

  1. Lair of the white worm non era male come film, più che altro per la Donohoe...

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  2. Sono contento di constatare che MG ha ripreso il pieno controllo dei suoi mezzi dopo una severa malattia. Ho alcuni dei suoi lavori e so che cambia stile e strumenti a seconda del progetto e che non si ripete quindi non vedrò mai un Dyd in stile Le Chat Noir, ma pazienza. Ciao ciao

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  3. Ho "conosciuto" Galli con i volumi della Eris, Progetto Stigma, su uno dei quali mi fece lo sketch in remoto a Lucca 2021. E' un autore che apprezzo e prenderò senz'altro questo Color.
    p.s.: sembra che i problemi di Blogger per quanto riguarda l'autenticazione prima di lasciare un commento siano risolti. Almeno a me da qualche giorno funziona tutto bene.

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    1. Io riesco a risponderti ma sono su portatile visto che il fisso è in "riparazione" (tra virgolette perché forse avevo risolto tutto ieri sera pulendolo con l'aria compressa e il tecnico non ha trovato ancora niente che non va). E poi sono su Chrome, non so se da FireFox la cosa sia risolta o meno. In compenso col portatile invece di visualizzare il testo dei post vedo per qualche secondo un desolante spazio bianco! (non il sito che si occupa di fumetti nè il film con Margherita Buy)

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