Gotham è terreno di caccia di pittoreschi individui travestiti da cowboy che hanno come bersagli bisonti biomeccanici che non vogliono saperne di schiattare una volta abbattuti. A farne la conoscenza sono Catwoman che salva una ragazza anche lei braccata (tal Jaina, che si sdoppia in un avatar conigliettesco) e Harley Quinn che incappa in una mandria mentre porta a fare i bisogni le sue iene. Ambedue (tre con questa Jaina) si ricongiungono con Poison Ivy per chiedere lumi e far sparire i cadaveri indesiderati.
Frattanto, la gente si è letteralmente scannata pur di mettere le mani sull’energy drink XO Punch e guarda caso i bisonti erano appunto marchiati con una X e una O. Quello che è in corso è un gioco ben poco virtuale con pesanti ricadute sul mondo reale: col beverone si ingurgitano anche naniti che rendono succubi ma che permettono di rigenerare, diventando cacciagione alla pari dei vari animali esotici posseduti dalla villain dietro tutto questo piano, una certa Punchline che a quanto pare (così come Jaina) è una figura già consolidata dell’universo che ruota attorno a Batman.
La storia di Leah Williams non è affatto originale ma è abbastanza lodevole che abbia aggiornato certi topoi al mondo contemporaneo. Chi come me non conosceva né Jaina né Punchline proverà sicuramente la sensazione di essere entrato al cinema a spettacolo già iniziato, in compenso non manca qualche battuta e qualche situazione vagamente simpatica ma alla fine la lettura si rivela troppo veloce (pur con il quarto episodio extra-large) con un finale parossistico da cartone animato slapstick che non vuole finire mai. E i disegni, ahinoi, seguono questo andazzo.
L’impressione è che questa miniserie sia stata imbastita in fretta e furia. Nel primo episodio Matteo Lolli fa infatti il centometrista e i suoi disegni sono talmente abbozzati che a volte sembrano più uno storyboard che delle tavole pronte per la stampa. Si rifarà col terzo capitolo, ma intanto dopo di lui la mano passa a Daniel Hillyard, forse volenteroso ma assai spigoloso e impreciso: le protagoniste dovrebbero essere belle e invece sembrano dei mostri. E per aiutarlo a finire il quarto episodio lungo il doppio interviene la coppia Brandt & Stein che ha tutta l’aria di essere il nome di un’intelligenza artificiale che è stata addestrata a disegnare sulla falsariga di Hillyard ma ancora peggio. E purtroppo ci riesce.
Nulla a che vedere con le pin-up di Terry e Rachel Dodson usate come copertine, che di solito non mi entusiasmano ma che in questo caso sembrano capolavori.
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