Già citato casualmente in Choro Gaiden, perlomeno nella sua versione italiana, Yokai Hunters Society è un altro gioco di ruolo più o meno indie edito da MS Edizioni. L’ambientazione, la struttura e le meccaniche sono piuttosto classiche, vivaddio.
L’epoca Meiji ha portato in Giappone un forte impeto di modernizzazione e una certa apertura ai “barbari” occidentali, ma è anche stata testimone del proliferare degli yokai, mostri dalle forme e dalle caratteristiche più varie. Non che siano tutti necessariamente cattivi, ma a ogni buon conto è stata istituita già in tempi remoti la società di cacciatori di mostri del titolo. Costoro (ovvero i personaggi giocanti) intervengono laddove richiesto mascherati alla bisogna, ma non sono avventurieri a tempo pieno. All’inizio bisogna infatti determinare la professione del personaggio, che si può scegliere ma che è più divertente determinare a caso. Per farlo, e per vedere anche i tratti della personalità, si lanciano 4 dadi da 6 e si somma il risultato. In questa maniera la ferrea spietatezza Gaussiana renderà assai poco probabile che vengano fuori mendicanti (4) oppure funzionari pubblici (24) ma non sono poi così improbabili combinazioni buffe come cuochi (14) ventiduenni (6) meschini (13) e crudeli (19) o soldatesse (16) cinquantenni (20) avide (17) e sleali (11).
Il giocatore sceglie poi come distribuire quattro punti tra le quattro caratteristiche («Sentieri») che rappresentano le capacità del personaggio e che possono influire sui Punti Salute e sulla Resistenza alle Maledizioni. Per finire, il lancio di 2 dadi da 8, anche qui da sommarsi, determina parte dell’equipaggiamento.
La meccanica di gioco è molto semplice: per riuscire nelle prove che verranno richieste bisogna ottenere 10 o più col lancio di due dadi, cui vanno sommate le variabili del caso come i punti attribuiti al Sentiero messo alla prova o l’uso di oggetti ad hoc. Laddove sia giustificato dal background del personaggio la prova può essere fatta con vantaggio, cioè tirando un dado in più e scartando il risultato più basso, ma qualora le circostanze lo suggeriscano è anche possibile che la prova sia fatta con svantaggio e allora dai tre dadi tirati si toglie quello più alto. Un 9 è sempre un successo ma, siccome in Giappone quel numero porta sfiga, al successo deve accompagnarsi un evento negativo. Durante i combattimenti, il livello dell’avversario si somma al 10 per determinare la difficoltà nel colpirlo (o a seconda dei casi per ingannarlo, scappare, ecc.). Come detto dall’autore (o autrice) Chema González, non è facile soprattutto ai livelli bassi ottenere dei successi e forse anche per questo è stata introdotta l’opzione di ricorrere al «dado maledetto», un d8 da lanciare insieme ai d6 tenendo i due risultati migliori. Se però questo dado aggiuntivo dà come risultato un numero superiore al valore di Resistenza alle Maledizioni del personaggio, che non può mai superare 4, allora la Resistenza cala di un punto e se tocca quota 0 i prossimi tiri si faranno con svantaggio finché un opportuno rituale di purificazione (mai gratuito, si capisce) non ovvierà alla situazione.
Come nei giochi di ruolo classici, anche qui si sale di livello o per meglio dire si potenzia il proprio personaggio, che ad ogni missione riuscita ottiene due punti da spendere in Sentieri, Punti Salute e/o Resistenza alle Maledizioni fino a toccare i massimi consentiti. Buona la gestione dell’ingombro: prima di subire penalità si possono portare fino a otto oggetti; l’eterogeneità delle dimensioni può far apparire ridicola questa regola (una scatola di fiammiferi “peserebbe” come una katana!) ma come meccanica di gioco mi sembra che funzioni bene.
Le dinamiche molto semplici ma funzionali e l’ambientazione suggestiva e apparentemente frutto di un’attenta documentazione rendono Yokai Hunters Society un gioco molto interessante che non si esaurisce necessariamente in un’unica sessione tanto per provare qualcosa di diverso ma può portare anche a campagne articolate. Oltre a un bestiario relativamente corposo (11 pagine su 36 totali) il manuale di base presenta anche un generatore casuale di missioni. Ciliegina sulla torta, Chema González è anche illustratore (o illustratrice) e pur con inevitabili influssi manga i suoi disegni non sono niente male.
La mia copia è una seconda ristampa datata gennaio 2024: evidentemente un qualche riscontro deve averlo avuto, come testimoniato anche da due uscite collaterali ovvero la Guida Pratica agli Yokai (bestiario di 56 pagine in bicromia, nero e rosso, con caratteristiche per impiegarlo anche nei giochi OSR che fanno il verso al Dungeons & Dragons classico) e lo spillatino Neve con una bella avventura facilmente adattabile ad altri giochi. Neve è ispirata a uno degli episodi di Sogni di Kurosawa che però non ricordo minimamente.
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