venerdì 7 dicembre 2012

Era ora!



La ripresa delle avventure di Blake e Mortimer è stata una mossa coraggiosa ma geniale che si è rivelata tanto vincente da spingere alla costituzione di due team diversi per portare avanti la serie con maggiore intensità.
Ma le istruzioni date ai disegnatori nascono da un’idea sbagliata e limitata del lavoro di Edgar Pierre Jacobs. Jacobs ha praticamente disegnato ogni episodio di Blake e Mortimer con uno stile differente, anche i suoi protagonisti cambiano occasionalmente volto e corporatura di albo in albo. La sua linea chiara, nata per necessità e comunque non del tutto aderente ai dettami della scuola di Bruxelles (in Le Rayon “U” si vedono le matite che servivano a sfumare i disegni, ad esempio), si prende spesso delle deroghe fino ad arrivare all’estremo realismo de L’Affaire du Collier. Ciononostante, l’unico stile a cui hanno potuto ispirarsi i nuovi disegnatori è quello di Le Mystère de la Grande Pyramide e di Le Marque Jaune. È anche vero che quella linea chiara “pura” è ancora oggi seguita ed emulata da molti autori contemporanei, quindi farvi ricorso non è certo una cosa tanto strana (anzi, i francesi la adorano!), ma soprattutto nel caso di Juillard mi è sembrato che così facendo il disegnatore non potesse esprimersi al meglio delle sue capacità.
Il glaciale Ted Benoit sembrava nato per disegnare le storie di Blake e Mortimer con quello stile, su Sterne-De Spiegeleer-Aubin non mi pronuncio perchè non conosco altri loro lavori ma André Juillard, dannazione, lui poteva dare un’interpretazione più personale dei personaggi.
Juillard (che per Blake e Mortimer disegnava tre volte la stessa tavola! Chissà se lo fa ancora) ci ha comunque riservato qualche simpatica sorpresina nei suoi volumi, come le comparsate di altri suoi personaggi:
però mi è sempre sembrato che in quel contesto il suo talento fosse trattenuto, limitato. Finalmente, con Le Serment des Cinq Lords qualcosa si è mosso. O meglio: a riguardare gli altri volumi qualcosa era già in movimento, ma qui la personalità di Juillard comincia a manifestarsi più compiutamente. Le donne sono molto più personalizzate, così come anche gli uomini sono assai più realistici, Mortimer non ha quasi più le inquietanti pupille alla Little Orphan Annie, le venature del legno o della pietra spezzano la monotonia del disegno, il pointillesime per simulare detriti o il tipo di stoffa diventa occasione per sfumare i disegni, i contrasti chiaroscurali si fanno profondissimi. Ci sono addirittura dei tratteggi! Cosa veramente rivoluzionaria, e difatti limitata in questo volume quasi ai soli quadri che si notano ogni tanto negli sfondi. Andrebbe aggiunto che questi tratteggi sono parzialmente sacrificati alla colorazione che fa uso di retinature larghe, ma leggo che l’albo è «stampato a cura di Dargaud» quindi inutile recriminare.
Insomma, la strada imboccata secondo me è quella giusta e spero che questo nuovo capitolo della serie sia un assaggio di quello che André Juillard saprà offrire in futuro.
Ho riportato i titoli dei volumi in francese non perchè fa figo ma perchè editori italiani diversi li hanno tradotti in modi diversi. No, ok, anche perchè fa figo.

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