lunedì 31 dicembre 2012

Il meglio e il peggio del 2012



Il meglio

L’Aurea porta in Italia la tradizione e il format delle riviste Spirou e Tintin usando come viatico un personaggio amato dal pubblico più giovane nella sua versione televisiva in computer grafica.
Una rivista a lungo attesa (se ben ricordo le prime avvisaglie la davano in edicola per marzo...) che non ha deluso le aspettative una volta uscita. La scelta dei fumetti offre una panoramica tra il meglio di quanto possa offrire il mercato franco-belga per ragazzi (con buona pace di Le Elfe, ma sono io a essere fuori target) con grande varietà di case editrici, stili ed epoche di realizzazione. Costo contenuto e formato giusto. Non so come ho fatto a vivere finora senza una rivista come questa. Alla fine, con tutto questo ben di dio, pure gli anime-comics del titolare risultano ogni tanto piacevoli.
All’Aurea l’arduo compito di educare una nuova generazione al fumetto di qualità, le premesse ci sono tutte ma ovviamente è ancora presto per trarre conclusioni. Il passaggio a settimanale sarebbe quasi doveroso, ma non facciamoci illusioni.

Il peggio

Non è una porcata ma nemmeno un capolavoro. Lungi dall’esserlo, un capolavoro. Deludente perchè da Alan Moore ci si aspetta sempre qualcosa di fenomenale e quando ciò non avviene l’effetto è più spiazzante che se si trattasse di uno sceneggiatore qualunque.
Dopo una partenza carica di pathos la storia perde progressivamente di mordente e di originalità e la estrema linearità della trama lascia basiti. Forse la lettura organica in un unico volume non ha giovato all’impressione di distacco e separazione che probabilmente si voleva creare confinando ogni anno/periodo storico in un albo preciso. Certe sequenze (una su tutte, il “trasferimento” di Haddo) sanno di già visto e il giochino delle citazioni stufa presto. Vedere la locandina di Who Dat Ninja è divertente e le varie citazioni di Diabolik gonfiano il petto di patriottico orgoglio, ma alla lunga non capire chi siano tutti i personaggi sullo sfondo, per quanto ininfluenti sulla trama e puramente decorativi, diventa frustrante e quindi irritante.
I protagonisti vanno alla deriva già dal secondo episodio. Forse sarà una cosa voluta, ma non è mai piacevole vedere personaggi che cambiano caratteristiche e personalità rompendo così il tacito accordo che ogni narratore stipula con i suoi lettori. Quando poi queste “stonature” sono dettate dalla ricerca di un mezzo per far procedere la trama, oppure per offrire il destro a qualche battutaccia, o anche solamente per giustificare il polpettone in prosa in calce a ogni puntata, allora non mi sembrano poi tanto giustificate.
L’attenzione posta, nelle battute e nelle situazioni, alla sfera sessuale mi è sembrata un tentativo maldestro di dimostrare quanto anche il fumetto britannico-statunitense possa essere maturo. O forse è solo un mezzuccio per epâter una bourgeoisie che se cresciuta a BéDé e historietas troverà assai goffe e gratuite certe situazioni.
Per i miei gusti, pessima la scelta dell’identità del nemico finale e anche del deus ex machina che risolve tutto. E poi, già il fatto che ci sia un deus ex machina...
Dal punto di vista dei disegni Kevin O’Neill offre una prova sciatta e distratta. E come dargli torto: in copertina c’è scritto Alan Moore e quindi il volume venderà comunque uno sproposito. Almeno non risolve pagine su pagine con fotocopie di geroglifici che parlano tra di loro, però, accidenti, O’Neill ha anche disegnato, tra le altre cose buone, uno splendido Marshall Law.
Anche la Bao ci mette del suo, al di là del piccolo disguido della mia copia. Il formato ridotto in realtà non sembra a una prima occhiata poi tanto penalizzante (e va detto che cartonato con la sovraccoperta fa un figurone) però, forse a causa di una stampa non sempre perfetta, certi dettagli si perdono, soprattutto alcune scritte. Con un formato più generoso anche i lividi colori dati al computer sarebbero risultati meno penalizzanti per la decifrazione di alcune vignette.

Buon 2013

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