domenica 24 aprile 2016

Trees Volume 1B: In Ombra

qui dovrebbe esserci l'immagine della copertina ma io non la vedo.
Adesso la vedo ma non so perché è venuta schiacciata.
Si conclude col secondo volume (o meglio la seconda parte del primo volume originale) il primo ciclo di Trees. Mah. Di Warren Ellis sicuramente ci sono l’originalità di molte trovate, la raffinatezza dei dialoghi, le basi scientifiche, l’attenzione ai dettagli. Quello che manca è il ritmo.
Sarà che forse era pensato in origine per essere letto tutto d’un fiato dal primo all’ottavo capitolo, mentre in Italia la lettura è stata spezzata, ma Trees stenta a decollare. La vicenda si concentra sulla base artica, il villaggio sperimentale cinese e Cefalù, mentre la situazione ai confini del Puntland, per quanto fondamentale per gli sviluppi della serie, viene relegata sullo sfondo e la cornice del candidato statunitense rimane appunto una cornice che serve solo a passare il testimone al prossimo ciclo.
Ci sono delle morti eccellenti e delle sequenze coinvolgenti (piccola noticina snob: nella splash page del post-orgia ovviamente tutti i personaggi che non hanno lenzuola a coprirne le pudenda indossano le mutande, sempre di fumetto statunitense si tratta) ma forse i vari rivoli in cui si è diluita la trama l’hanno un po’ rallentata, se non proprio appesantita. E su questi benedetti alberi aleggia ancora il mistero più fitto nonostante qualche vaga teoria.
Non è che abbia tutta questa voglia di continuare a seguire Trees, tanto più che i disegni sketchy di Jason Howard (il quale disegna tutte le donne uguali con lo stesso mento affilato e le stesse inquadrature) non invogliano alla lettura, proprio come l’idea di pagare complessivamente di più per due volumi invece che per uno fedele alla versione originale. In caso li recupererò con calma se dovessi scoprire che il finale merita.

2 commenti:

  1. Sketchy non è la parola che stavi cercando, ma immagino che stessi circumnavigando l'ombra della idea che desideravi rendere e non riuscivi a centrare il bersaglio, cosa che capisco benissimo considerato che sono 48 anni circa che cerco di chiamare le cose come il loro nome senza perdermi in voli pindarici che al confronto il Vincenzo Malinconico di De Silva è Ray Carver.
    Jase non è sketchy, ma in linea con il mood di altri cartoonists che in Image hanno trovato una sponda - penso al Johnnie Christmas di Sheltered , in Italia sempre x i Saldatori - e che riproducono la realtà mescolando Nick Bertozzi, Nick Dragotta ed il Nick Carter di Bonvi. Guy Davis con gli spigoli. Dan Hipp senza sintesi. Chiederò a Warren - al momento al lavoro su una mini nome provvisorio Christmas Tree - di sceglere un disegnatore realistico ed iperdettagliato alla Hitch o Deo jr e di mettere un tigre nel suo motore di modo da non smorzare il ritmo della storia di un bosino o una cosa così che si risveglia nel 21mo secolo dopo un letargo che nemmeno Crepascolino dopo sei ore al parco dei gonfiabili e crede di essere il Primo Fattore o forse lo è davvero e rimane intrappolato nella corteccia di un abete in una rivendita di gadget per le feste nel Maine e finisce nel cortile di uno scrittore in crisi e riesce a comunicare con lui accendendo e spegnendo le lucette che lo adornano. Il senso delle cose via Primo Codice Morse. Non mi ringraziare. Credo che lo leggerò anche se avrei preferito un tratto che tu definiresti sketchy tipo Rick Leonardi inchiostrato da Dan Green, ma immagino che un segno tipo Mailo Manari abbia + mercato. Mala tempora currunt.

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    1. Grazie delle indicazioni sugli autori "sketchy", che anzi potresti integrare di altri nomi: così saprò da chi tenermi alla larga.

      Purché la tigre nel motore non sia una Tigre di Martini!

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