C’è molta cronaca e ben poca
azione, com’è giusto che sia, in questo fumetto che basandosi su fonti di prima
mano ricostruisce la drammatica (e a tratti paradossale) vicenda di Corrado Perissino,
internato nel campo di concentramento fascista di Renicci d’Anghiari.
Con l’avvicendarsi di Badoglio a
Mussolini a capo del governo il 25 luglio del 1943, Perissino e altri reclusi politici
vengono trasportati dal confino di Ventotene a questa nuova destinazione, a
dispetto del fatto che i reclusi socialisti e comunisti venissero poi messi in
libertà. A Renicci i “politici” vengono fatti convivere con i prigionieri di origine
slava, in condizioni di vita miserevoli che però con la loro ostinata
determinazione riusciranno almeno in parte a migliorare.
Come nel caso della precedente
liberazione dal confino nelle isole, il fatidico 8 settembre non risolverà la
loro situazione ma li farà cadere dalla padella nella brace: caduto il
fascismo, adesso i prigionieri dovrebbero essere consegnati ai tedeschi che
stanno invadendo il nord della penisola.
Campo 97 nasce dalle annotazioni dello stesso Perissino su un
diario ricavato dal vecchio taccuino di un ferroviere tedesco. Forse anche per
questo il volume ha un formato un po’ particolare, molto alto, che rispecchia proprio
quello del diario. In effetti il disegnatore Fabio Santin è estremamente
scrupoloso nel riprodurre i documenti su cui Paola Brolati si è basata per
imbastire la sceneggiatura. Le direttive interne, i dispacci ufficiali, le
comunicazioni tra uffici diversi non sono infatti stati semplicemente fotocopiati
o scansionati, ma Santin li ha meticolosamente riprodotti e inseriti nelle
tavole!
Il disegnatore ha uno stile
robusto e ricco di grossi tratteggi, che in alcuni casi può ricordare Toppi ma
che evidenzia delle maggiori affinità con lo stile “xilografico” che si può
ravvisare alla base dello stile del Dottor Trip o di Charles Burns.
Le parti in cui Santin dà il
meglio di sé sono i profondi primi piani basati su fotografie, e va lodato il
suo sforzo nel rendere espressive a seconda delle necessità (con un labbro un
po’ sollevato, gli occhi più chiusi, ecc.) le facce dei vari personaggi, di cui
evidentemente esiste una cospicua documentazione fotografica che necessitava
però di essere modificata a seconda della situazione. Al di là di alcuni
virtuosismi, come le sagome sullo sfondo appena accennate per creare
profondità, le tavole non sono dinamiche, e d’altra parte lo scopo principale
del fumetto è quello di fornire una testimonianza e non una storia d’avventura.
Coerentemente con questa
filosofia di base, la Brolati lascia maggior spazio alle testimonianze scritte
senza romanzarle o farle “recitare” ai protagonisti, che nei dialoghi le
riportano solitamente così come le hanno vissute.
Ci sono però dei bei momenti non scontati,
come ad esempio quando ci viene mostrata la solidarietà degli abitanti di Anghiari
ai detenuti o quando sfilano i molti “artisti” che nel campo cercarono
(riuscendoci) di lasciare una testimonianza grafica delle loro condizioni di
vita.
D’altra parte l’utilizzo di fatti
realmente avvenuti e documentati solleva gli autori dai vincoli della narrativa
di genere e degli stereotipi che fisiologicamente la accompagnano: in Campo 97 non ci sono ruoli già assegnati,
a testimonianza di quanto la base sia reale: anche tra i fascisti ci sono delle
anime tutto sommato umane (l’alpino Rouep), così come Perissino non risparmia
strali ai “compagni” comunisti e socialisti che una volta liberi e organizzati
politicamente non mossero un dito per salvare gli anarchici.
Il volume costa 15 euro e
immagino che sia acquistabile solo alle presentazioni o direttamente dal
sito dell’editore.