Stavolta niente supereroi ma
fantascienza, che d’altra parte è uno dei filoni su cui mi sembra che
recentemente Mark Millar abbia deciso di concentrarsi. Come si evince dal
titolo, il protagonista è tal Sharkey che fa il cacciatore di taglie in giro
per l’universo. Il primo capitolo promette piuttosto bene, con un protagonista male
in arnese e quindi abbastanza simpatico, una vaga atmosfera on the road di certi film anni ’70 (che
Sharkey sia un po’ ispirato a Burt Reynolds?), certe trovate simpatiche come la
ragazza che vuole diventare un mezzo meccanico di sorveglianza e una trama che
si preannuncia movimentata. Sharkey accetta l’incarico della vita con cui
potrebbe finalmente sistemarsi: catturare la terrorista Edra Deering; ma deve
anche riportare a casa un ragazzino alieno di cui ha appena fatto arrestare lo
zio.
Le promesse però non vengono
mantenute e il fumetto si incanala in una serie di situazioni prevedibili o
comunque poco appassionanti. Alcuni concorrenti di Sharkey gli mettono i
bastoni tra le ruote con le loro astronavi iperaccessoriate (mentre lui guida
un vecchio furgoncino dei gelati…) e ricompare la sua ex-moglie Juda con cui ha
prestato servizio nell’esercito. Si scopre inoltre che la preda non è veramente una terrorista ma una rivoluzionaria che ha
ucciso solo dittatori, e per questo è stata messa una taglia stratosferica
sulla sua testa dall’organizzazione dei Pianeti Uniti che è retta in realtà da
una masnada di criminali che si mascherano con degli ologrammi…
Non si tratta proprio di una minchiata,
ma oltre allo scarso appeal c’è anche
qualche problema di ritmo: i soliti cliffhanger
esasperati di Millar che poi vengono sgonfiati all’inizio dell’episodio
successivo, azione a non finire a coprire la pochezza di idee e un ultimo
episodio che si trascina troppo a lungo. Aleggia inoltre, anzi è proprio reso
manifesto, il classico moralismo dello sceneggiatore che porta il protagonista
apparentemente cinico e stronzo ad abbracciare le cause giuste.
Il sottotesto vagamente critico verso
la politica capitalista è poi troppo vago e “fumettistico” per avere un minimo
di valore, anche se la destinazione finale di Edra Deering è una bella
sorpresa.
La lettura scorre rapida senza
sorprese e per lo meno non è irritante, ma Sharkey
the Bounty Hunter si fa apprezzare molto di più per i disegni di Simone
Bianchi (occasionalmente supportato ai colori da Simone Peruzzi e Matteo
Vattani) che per i testi.
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