venerdì 17 aprile 2020

Sharkey The Bounty Hunter

Stavolta niente supereroi ma fantascienza, che d’altra parte è uno dei filoni su cui mi sembra che recentemente Mark Millar abbia deciso di concentrarsi. Come si evince dal titolo, il protagonista è tal Sharkey che fa il cacciatore di taglie in giro per l’universo. Il primo capitolo promette piuttosto bene, con un protagonista male in arnese e quindi abbastanza simpatico, una vaga atmosfera on the road di certi film anni ’70 (che Sharkey sia un po’ ispirato a Burt Reynolds?), certe trovate simpatiche come la ragazza che vuole diventare un mezzo meccanico di sorveglianza e una trama che si preannuncia movimentata. Sharkey accetta l’incarico della vita con cui potrebbe finalmente sistemarsi: catturare la terrorista Edra Deering; ma deve anche riportare a casa un ragazzino alieno di cui ha appena fatto arrestare lo zio.
Le promesse però non vengono mantenute e il fumetto si incanala in una serie di situazioni prevedibili o comunque poco appassionanti. Alcuni concorrenti di Sharkey gli mettono i bastoni tra le ruote con le loro astronavi iperaccessoriate (mentre lui guida un vecchio furgoncino dei gelati…) e ricompare la sua ex-moglie Juda con cui ha prestato servizio nell’esercito. Si scopre inoltre che la preda non è veramente una terrorista ma una rivoluzionaria che ha ucciso solo dittatori, e per questo è stata messa una taglia stratosferica sulla sua testa dall’organizzazione dei Pianeti Uniti che è retta in realtà da una masnada di criminali che si mascherano con degli ologrammi…
Non si tratta proprio di una minchiata, ma oltre allo scarso appeal c’è anche qualche problema di ritmo: i soliti cliffhanger esasperati di Millar che poi vengono sgonfiati all’inizio dell’episodio successivo, azione a non finire a coprire la pochezza di idee e un ultimo episodio che si trascina troppo a lungo. Aleggia inoltre, anzi è proprio reso manifesto, il classico moralismo dello sceneggiatore che porta il protagonista apparentemente cinico e stronzo ad abbracciare le cause giuste.
Il sottotesto vagamente critico verso la politica capitalista è poi troppo vago e “fumettistico” per avere un minimo di valore, anche se la destinazione finale di Edra Deering è una bella sorpresa.
La lettura scorre rapida senza sorprese e per lo meno non è irritante, ma Sharkey the Bounty Hunter si fa apprezzare molto di più per i disegni di Simone Bianchi (occasionalmente supportato ai colori da Simone Peruzzi e Matteo Vattani) che per i testi.

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