venerdì 9 aprile 2021

Sandman Ouverture

Neil Gaiman riprende in maniera iperbolica il personaggio che gli ha dato la fama. L’universo sta finendo e Sandman (due delle sue molteplici incarnazioni, presto ridotte a una sola) prova a fermare il processo chiedendo consiglio alle alte sfere. Ma né le stelle, né suo padre Tempo e né sua madre Notte vogliono intervenire. Quindi in qualche maniera dovrà trovare un sistema per bloccare la metastasi che sta portando una stella impazzita a diffondere un virus di malvagità in tutti i mondi, anche se all’inizio avrà almeno l’aiuto del suo se stesso felino e di una ragazzina sopravvissuta al disastro che sta coinvolgendo l’universo.

Essendo un fumetto celebrativo vengono riproposti, approfondendoli o rileggendoli, molti dei personaggi e delle situazioni della saga originale. Non avendola letta tutta né essendone un grande appassionato mi sono sicuramente perso qualcosa. Hettie la pazza me la ricordavo, ma credo che molte altre sfumature mi siano precluse. Nulla di drammatico, comunque, anche se il finale che si ricollega all’inizio della saga necessita di ricordarsela almeno un po’: ma d’altra parte la forza iconica del Sandman anni ’80 con quel suo casco assurdo è difficile da dimenticare.

Gli albi originali sono strutturati quasi interamente con doppie (e addirittura quadruple) tavole, che non rendono la lettura agevole in volume. Fortunatamente la lettura si svolge quasi sempre come di consueto: prima si legge la tavola a sinistra e poi quella di destra. Al di là dei voli pindarici di Gaiman, Sandman Ouverture è godibile per la grandeur degli eventi che ha imbastito e anche per la soffusa ironia che fa affiorare qua e là.

Ma il grande punto di forza del fumetto sono gli splendidi disegni di J. H. Williams III: in grado di padroneggiare molteplici stili, sfodera anche delle tavole che potrebbero essere state disegnate da Jean Giraud (come succedeva all’inizio dei Seven Soldiers di Morrison, d’altra parte). E l’obbligo di lavorare su tavole doppie non ne castra la creatività ma anzi la stimola a trovare sempre soluzioni nuove e originali – per quanto ovviamente dettate soprattutto da quanto scritto da Gaiman. Certo, non è molto bravo a disegnare i gatti ma magari è una scelta stilistica ragionata, anche se dai miei ricordi dell’episodio (o era un intero ciclo?) del Sogno dei Mille Gatti mi pare che lo stile con cui erano raffigurati era molto realistico.

Un fumetto per gli appassionati di Sandman ma non solo.

17 commenti:

  1. Sì, se non ricordo male lo stile di Kelley Jones era realistico...
    Credo fosse un solo episodio, di na ventina di pagine, ma ora non riesco a trovare il libro di Repubblica su cui lo lessi...
    Naturalmente non ci sarà nessun riferimento al Sandman di Kirby... sigh.

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    1. Non credo fosse disegnato da Kelley Jones,che per me non è neanche il massimo del realismo. Credo fossero Dringerberg e quell'altro, quelli che ho apprezzato di più su Sandman, almeno su quello che ho letto io.

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    2. https://promarogum.files.wordpress.com/2014/09/a-dream-of-a-thousand-cats1.pdf

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    3. Beh, un Jones realistico. Ci avrà dato dentro di fotografie, come giusto che fosse.
      È roba che ho letto ai tempi della Comic Art, è già tanto se ricordo di averla letta!

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  2. La storia dei gatti è stata disegnata da Kelley JOnes. In una lettera Gaiman loda il cartoonist per come ha restituito sulla carta il mondo dei felini. Nella prefaz del volume di Repubblica a cui accenna J_D_La_Rue_67 è invece credo l'incipit della sceneggiatura di Calliope , sempre disegnata da Jones.

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    1. La storia (dei gatti) siamo noi, siamo noi padri e figli
      La storia (dei gatti) siamo noi, siamo noi che partiamo

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    2. Morfeo guarda i gatti i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta...

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    3. E Crepascolò bello più che mai
      Sorride, non ti dice la sua età
      Ma tutto questo Morfeo non lo sa

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  3. Non l'ho mai letto ma la tua descrizione mi convince a farlo.Grazie!

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  4. Un deejay anni fa contrappose La storia siamo noi di De Gregori a History will teach us nothing di Sting. Sting ha prestato il suo volto luciferino a John Constantine che ha esordito nel Swamp Thing di Moore su insistenza di Bissette e Totleben che erano fans del singer. Il primissimo Gaiman di Sandman qualcosa deve al suo mentore Moore ( " poi trovò la sua voce " commentò il Bardo di Northampton ). Constantine è guest star in uno dei primi numeri di Sandman - la famosa quest degli oggetti magici compreso il casco citato dal ns anfitrione - che Neil pensava sarebbe stato tutto quello che sarebbe riuscito a raccontare del personaggio. Naturalmente si sbagliava . Spiccò il volo introducendo la sua sbarazzina Death ne Il suono delle sue ali. Sam Kieth aveva già lasciato la serie ( " mi sentivo come Jim Morrison che suona coi Beatles "). Nei primi numeri di The Maxx Kieth suggerisce che la Morte non può essere una bella ragazzina punk. Molti anni dopo lo stesso concetto è ripreso in un numero di Dylan Dog. Dyd incontrerà Constantine nel team up con Bats. Immagino che ci sarà anche Catwoman. Storie di gatti.

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    1. un deejay (pron. "dìggei") dopo l'altro
      la vita se ne va...

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    2. Essendo un gattaro, mi piace molto questo post. Avanti così.
      A questo punto speriamo che la moda dei Crossover vada avanti, ché molto m'alletterebbe un crossover Martin Mystere - Mr. Monster (hanno pure le stesse iniziali), ma ci credo poco.
      Poi, più che Punk, Death m'è sembrata sempre Dark. Morfeo stesso a volte sembra Robert Smith.

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    3. Robert Smith era effettivamente l'ispirazione per Morfeo. Neil Gaiman veste di nero e porta gli occhiali da sole dalla età di 15 anni. Hai ragione: Death era dark e non punk.

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  5. Leggendo gli albettini mensili, a cavallo fra il 2015 e il 2016, la storia sembrava più complessa di quello che era. Così alla fine rilessi tutto quanto e nel blog scrissi che in questa serie c'era quello che mancava in quella originale: disegni all'altezza dei testi.

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    1. Anche a me i disegni di Sandman in generale non mi hanno mai entusiasmato. Sam Kieth, poi, brrr...
      Ma è un discorso che lascia il tempo che trova perché se ricordo bene non c'è mai stato un vero e proprio team fisso, anche se molti tornavano periodicamente.

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    2. Sam Kieth ha disegnato solo i primi cinque episodi della serie. Poi arrivò Dringenberg che si occupò di una decina di episodi e dopo di lui Kelley Jones, Colleen Doran, Jill Thompson e Michael Zulli. Ne dimentico sicuramente qualcuno.
      Devo essere onesto. Ho letto tutto Sandman verso la fine degli anni '90 e a differenza di tante altre serie a fumetti, non mi sono mai fatto il problema dei disegnatori. I testi erano talmente forti, all'epoca, che l'aspetto grafico spesso passava in secondo piano.

      Sono anni che mi piacerebbe rileggere tutto da capo, ma non ho mai cominciato.

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  6. Trovo particolarmente interessante dal punto di vista grafico la saga delle Eumenidi, disegnata principalmente da Marc Hempel con contributi di Teddy Kristiansen, Richard Case ed altri.
    Dringenberg era sincronizzato con i temi, ma spesso mi sembrava un copia incolla dal Sienkiewicz di quegli anni.

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