domenica 30 maggio 2021

Enguerrand e Nadine

Enguerrand e Nadine rappresentò l’esordio assoluto di Claudio Villa nel fumetto, avvenuto per l’editore popolare francese Lug grazie ai buoni uffici del suo maestro Franco Bignotti, finora inedito in Italia (benché qualcosina si fosse intravisto a corredo di alcune interviste al disegnatore).

Ad aprire la raccolta dei sei episodi originali c’è un’intervista molto interessante, condotta da Luigi Marcianò, in cui viene appunto evocata la figura umana e professionale di Bignotti e da cui apprendiamo che anche l’apprendistato di un mostro di bravura come Villa non fu né breve né scevro da difficoltà e persino piccole umiliazioni («per oggi basta far danni» gli disse Bignotti dopo aver visto come gli aveva inchiostrato alcune figure negli sfondi di un numero di Mister No!). Oltretutto, grazie a questa intervista scopriamo, e Villa con noi, che l’autore dei testi era Maurizio Torelli, figlio dell’editore e sceneggiatore Tristano.

La vicenda è ambientata in un Medio Evo da fiaba, con poco realismo e una convinta adesione agli stereotipi dell’avventura cavalleresca così come poteva essere formulata per una rivista de poche indirizzata a un pubblico molto giovane. Il conte Enguerrand conosce Nadine, figlia del principe di Vieilfort dopo averla salvata da un agguato e quindi partecipa al torneo per impalmarla. Ovviamente lo vince a dispetto del perfido duca di Gance, che colpisce a tradimento il principe e medita vendetta. Quando i turchi assaltano Gance il duca ne approfitta indicando loro la via per la più ricca Vieilfort, a patto che si prendano pure i tesori ma portino a lui la pulzella. Non tutto va come previsto e Nadine finisce nelle grinfie del capo dei saraceni che la vuole per sé. Enguerrand parte quindi insieme allo scudiero Leopold e alla corpulenta Magda, dama di compagnia di Nadine, al suo salvataggio: affronteranno tempeste, deserti, grotte abitate da lebbrosi e principesse vogliose e avvelenatrici, il tutto calato in un buffo melting pot di popolazioni ostili formato da tartari, turchi, mongoli e quant’altro (tutti ovviamente capiscono perfettamente la lingua degli altri). Non mancherà il lieto fine, anche se Enguerrand ha avuto una fortuna sfacciata e lo sceneggiatore ha un po’ imbrogliato le carte – o forse non si ricordava di aver lasciato il deus ex machina in fin di vita, o forse volle usare proprio lui come colpo di scena, o più semplicemente la serie doveva chiudere senza tante cerimonie!

Ovviamente non è lecito aspettarsi di più da un pocket per ragazzi di fine anni ’70, e oltretutto questa serie era solo il dessert di una testata dedicata al Grande Blek. Non mancano nemmeno didascalie impietosamente desuete con i vari «ma…», «in effetti…», «poco dopo…», ecc. Curioso il verso «fulm», presto abbandonato, che chissà cosa voleva significare; dai contesti in cui i personaggi lo emettono non l’ho capito. La storia procede però incalzante e volendo stare al gioco è abbastanza godibile con i suoi stereotipi e le sue ingenuità, anche se le parti migliori sono i duetti comici tra Leopold e Magda.

Ma ovviamente l’interesse principale di Enguerrand e Nadine sono i disegni del grande Claudio Villa, che pur al suo primo lavoro si difese molto bene. Le anatomie sono molto curate, pressoché ineccepibili, e la regia delle tavole è già professionale. Oltre a essere dinamiche, le sue figure sono anche molto espressive e recitano molto bene: è evidente che pagina 32 abbia fatto (ottimo) uso di fotografie per il volto del principe di Vieilfort. C’è anche spazio per un inaspettato Villa umoristico, assolutamente efficace pur se lo stile rimane realistico.

A volergli trovare per forza dei difetti, si nota che le donne non sono proprio belle e leggiadre come suggerirebbe il contesto, almeno all’inizio. C’è inoltre un sovrappiù di tratteggi che a volte appesantiscono un po’ il disegno (soprattutto nelle vesti femminili), e il buon Leopold a volte è corpulento e a volte sembra atletico.

A titolo di curiosità segnalo qui a lato quella che mi sembra una censura. La scimitarra è troppo sbilenca per essere stata fatta da Villa: in redazione avranno pensato che una spada che entra nel corpo di un nemico fosse troppo truce per il pubblico di riferimento e avranno corretto il disegno di conseguenza.

Ancora più curiosa è una correzione che invece potrebbe essere stata pensata per correggere una censura. Nadine si libera con un coltello che poi diventa un meno cruento randello, ma il colorista ripristina la situazione ricreando la lama coi colori e nascondendo il bastone mimetizzandolo con lo sfondo. Chissà, forse non fu una censura corretta in corsa ma Villa si era confuso in fase di disegno o forse era proprio la sceneggiatura che prevedeva un cambio di arma e il colorista non lo sapeva.


Avendo usato gli albetti originali per fare le scansioni la qualità di stampa non è certo ottimale, ma considerando l’età media dei probabili acquirenti la cosa potrebbe anche non essere troppo rilevante. Nemmeno io mi sono accorto di quanto i tratteggi fossero e dentellati e impastati finché non mi sono tolto le lenti a contatto.

Il volume non è proprio economico (faceva parte della quota associativa dell’ANAFI, ovviamente) ma a fronte di una spesa di 30 euro offre ben 256 pagine di cui quelle a fumetti (240) a colori, oltre all’intervista d’apertura che come ricordato è molto interessante. Inoltre la copertina è un bell’inedito a colori realizzato appositamente da Villa.

martedì 25 maggio 2021

Inaspettata interattività

Questa simpatica storiellina comparve sul numero 42 di Comic Cavalcade, risalente addirittura al 1951 (almeno credo: la data di uscita in gerenza è dicembre 1950/gennaio 1951). Rientra nella categoria dei fumetti umoristici che scavalcano la quarta parete per divertire il pubblico, e che quindi mi forniscono spesso materiale per i Fumettisti d’invenzione, ma non si tratta di un semplice ammiccamento, di metanarrazione o del ricorso finale all’autore come deus ex machina, bensì di una trama che procede grazie all’intervento diretto del lettore, per quanto ovviamente pilotato.




 


I disegni dovrebbero essere di Rube Grossman, i testi chissà di chi.

sabato 22 maggio 2021

Chi l'avrebbe mai detto?

Il Gioco di ruolo dei Masters of the Universe!

La cosa che più mi stupisce è che non si tratta di un prodotto recente nato sulla scia della nostalgia, ma uscito addirittura nel 1985.

mercoledì 19 maggio 2021

Toh...

Mentre attendo che esca anche in Italia il terzo volume di Saria scopro che Riccardo Federici recentemente ha disegnato, o sta disegnando, questo:



A guardare bene il suo talento emerge comunque. Sotto strati e strati di colore digitale, ma emerge. Almeno un po'. Ma gli americani pagano tanto di più dei francesi?

lunedì 17 maggio 2021

Fumettisti d'invenzione! - 162

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.

In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

 

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

 


CAPTAIN MARVEL

(Stati Uniti 1939, in Whiz Comics, © DC Comics, supereroi)

Bill [William Lee] Parker (T), C. C. [Clarence Charles] Beck (D)

 

Billy Batson è un adolescente a cui il mago Shazam ha donato il potere di trasformarsi in un superuomo dai poteri quasi divini.

Epigono di Superman, ebbe maggior successo del suo modello di riferimento tanto da spingere la DC Comics a intentare una lunga causa per plagio alla Fawcett, che portò al fallimento della casa editrice. Molti anni dopo la DC Comics acquistò il catalogo Fawcett e riprese a pubblicare Captain Marvel col nome Shazam.

 

Sabotage at the Printing Plant in Whiz Comics 43 (1943). Bill [William Lee] Parker (T), C. C. [Clarence Charles] Beck (D)

Delle spie naziste leggono in anteprima un episodio di Spy Smasher (personaggio fisso della testata Whiz Comics) in cui viene rivelata la loro identità, e per questo distruggono la tiratura insieme alle matrici di stampa. Captain Marvel deve improvvisarsi autore di fumetti per far arrivare in tempo il nuovo numero di Whiz Comics nelle edicole, incidendo direttamente la storia appena letta sui cilindri di stampa.


Una sequenza si svolge all’interno della redazione della casa editrice, in cui compaiono gli stessi eroi pubblicati su Whiz Comics.

 

[TELEVISIONE] CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE (pag. 119)

 

MOM (IDEM)

(USA 2013/2020, 8 stagioni, 170 episodi)

Sitcom, CBS, creato da Chuck [Charles Michael] Lorre, Eddie Gorodetsky, Gemma Baker. Con Anna Kay Faris, Allison Brook Janney

Bonnie e Christy, madre e figlia che vivono insieme, sono entrambe reduci da una vita di abusi e dipendenze varie. Insieme iniziano a frequentare le riunioni femminili degli Alcolisti Anonimi incontrando una variegata umanità.

 

Episodio A Safe Word and a Rib Eye (2017)

Scritto da Chuck Lorre, Alissa Neubauer, Eddie Gorodetsky, Gemma Baker, Marco Pennette

La benestante Jill, una delle partecipanti agli incontri delle alcoliste, riesce a ottenere in adozione un’adolescente: Emily è un’appassionata di fumetti, in particolare di graphic novel, e ne sta realizzando uno che ha per protagonista una ragazza in un mondo postatomico.

 

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie

CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

 

BRELAN DE DAMES

(Belgio 1979, in Super Tintin, © Le Lombard, avventura, spionaggio)

Jean-Luc Vernal [Jean-Luc Van Kerkhove] (T), Renaud [Renaud Denauw] (D)

 

Ispirata al telefilm Charlie’s Angels (noto nei paesi francofoni come Drôle de Dames), la serie vede le tre avventuriere Jaimie, Amanda e Laurence agire per un’agenzia segreta, però dal secondo volume diventeranno indipendenti scegliendosi da sole le missioni da compiere.

Si segnala per aver rappresentato il primo lavoro importante dello sceneggiatore Jean Dufaux, divenuto in seguito uno dei maggiori autori della scena franco-belga.

 

Rallye a Ypres in Tintin 300 (1981). Jean-Luc Vernal [Jean-Luc Van Kerkhove] (T), Renaud [Renaud Denauw] (D)

Le tre protagoniste svolgono una missione a Ypres, sede di uno dei più importanti rally automobilistici europei, ma non prima di assistere alla storica riunione tra Hergé e l’amico cinese Tchang che gli servì d’ispirazione per il personaggio omonimo della saga di Tintin.


Questo episodio è uno dei pochissimi a non essere mai stato raccolto in volume.

 

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie

PARODIE (pag. 67)

 


KRIMINAL

(Italia 1964, © Max Bunker, nero)

Max Bunker [Luciano Secchi] (T), Magnus [Roberto Raviola] (D)

 

Sulla scia di Diabolik, un fumetto nero più audace del modello originale e dal grande successo, tanto che dal 1964 al 1974 ne uscirono ben 419 numeri (anche se alcuni erano delle ristampe) a periodicità varia.

Sin da bambino Anthony Logan si è scontrato con la brutalità e la spietatezza di un mondo corrotto: per questo decide di prendersi la sua rivincita indossando la maschera di Kriminal, una calzamaglia con un teschio, diventando un criminale internazionale.

 

Donne e Motori in Kriminal 129 (1967). Erasmo Buzzacchi (T), Parvus [Raffaele Cormio] (D)

In questo episodio compare di sfuggita un fumetto che ha per protagonista un disegnatore disperato che chiede inutilmente un aumento. Forse un ironico messaggio di Cormio all’editore Corno?

fonte

Pseudofumetto: Affamatik.

sabato 15 maggio 2021

Ricevo e pubblico

 

FUMETTISTI PER BENEFICIENZA

mercoledì 19 maggio dalle ore 21

DECIMO PIANETA COMIC CONVENTION

in streaming su Facebook, YouTube e Twitch dalle ore 21

Il mondo del fumetto si mobilita per beneficienza.

In un periodo in cui non è possibile partecipare o organizzare eventi in
presenza la fumetteria Decimo Pianeta ha realizzato una convention
interamente on-line. Saranno venduti all'asta su ebay oggetti unici del
mondo dei fumetti e dell'intrattenimento. Il 100% del ricavato sarà devoluto
alla Fondazione Veronesi, nello specifico alla ricerca scientifica sui
tumori pediatrici.

Nell'occasione verranno realizzate brevi interviste informali con gli ospiti
che parteciperanno e sarà garantita tramite i social network la
partecipazione interattiva degli appassionati.

Il programma vede tra i partecipanti:
- GIORGIO VANNI musicista (sigle cartoon)
- ANGELO MAGGI attore/doppiatore (voce di Iron Man/Robert Downey jr)
- ALEX POLIDORI doppiatore (voce di Spider-man)
- LEON CHIRO (cosplayer di fama internazionale)
- FIORE DI LUNA (cosplayer e presentatrice)
dal gruppo impersonator Marvel Actors Tribute
- MATTEO SABETTA (cosplayer Capitan America)
- MARKO NOCTIS stuntman e performer (Spider-man)
- TOLA MR. STARK (Mr. Stark)
- MICHELE PATERAKIS (Dr. Strange)
- CARLO CAVAZZONI (editor Dynit)
- MARCO TURINI (disegnatore)
- PATRICK PIAZZALUNGA (disegnatore)
- DIMITRI GORI (disegnatore)


L'evento è organizzato in collaborazione con @tola_mr.stark

*****PER INFORMAZIONI*****

Andrea Bartalucci - DECIMO PIANETA
mail: info@decimopianeta.it
tel.: 0571 665870
l'evento sarà trasmesso su www.facebook.com/decimopianeta

martedì 11 maggio 2021

The biologic show

Raccolta dei lavori giovanili di Al Columbia: se ho ben capito si tratta del materiale realizzato dall’autore per la sua rivista autoprodotta (che dà il titolo alla raccolta e che durò due numeri) più altri sporadici lavori ripresi da altre fonti. A livello grafico la prova è decisamente riuscita; per quel che riguarda i testi, invece, il discorso è diverso.

All’inizio le storielline mute senza senso basate su scene splatter sono anche divertenti, anche perché servite con l’accompagnamento di disegni molto buoni, e tutto sommato anche quelle con dialoghi e didascalie si fanno leggere anche se sono piuttosto verbose. Ma il gioco stufa presto e il girare a vuoto dei soggetti più articolati, anche se qualche senso o morale lo si può trovare, diventa stucchevole anche a causa dell’ostentata volontà di épater la bourgeoisie, o meglio épater les garçons qui lisent lex X-Men.

Per fortuna Columbia crea anche un abbozzo di serie all’interno di queste storie: Pim e Franciee. L’approccio è il medesimo del resto, con argomenti scabrosi, sequenze disturbanti e dialoghi (e azioni…) taglienti, ma qui c’è almeno la volontà di creare qualcosa di meno estemporaneo e di più articolato, omaggiando magari certi classici del fumetto. Ironia della sorte, Pim e Franciee finisce con un «continua» che non avrà seguito, anche se poi i personaggi tornano con un’altra storia breve che non è il proseguimento della precedente. Poco male, anzi quasi meglio visto che così la serie diventa ancora più surreale.

Il tratto di Columbia è deciso e corposo, di solito pieno di dettagli anche se si modifica a seconda delle circostanze e delle necessità e può incanalarsi in forme più sintetiche o al contrario integrarsi di retini e altri effetti. Virato prevedibilmente sul grottesco, tradisce però una buona conoscenza dell’anatomia, della prospettiva e della regia. E i suoi personaggi, che siano dettagliatissimi o risolti con pochi tratti, sono molto espressivi. Una cura particolare viene dedicata al lettering realizzato a mano e a volta assai arzigogolato. Non deve essere stato così banale trovare i font giusti per la Hollow Press, e di ricostruire l’impatto originale ovviamente non se ne parla. Tanto artefatto ed elaborato era il lettering di Columbia che a pagina 21 uno «shut up» è sfuggito ai revisori dell’edizione italiana da quanto è ben mimetizzato. E non escludo che ci siano altre parole meno evidenti sparse in giro, come ad esempio a pagina 33.

Pur presentando qualche situazione interessante o anche blandamente divertente, The biologic show si apprezza di più per l’aspetto grafico che per i testi. Certo, per 16 euro la Hollow Press offre un solido cartonato la cui copertina ha anche un effetto in rilievo, la stampa è fatta come si deve (tranne che per un paio di tavole di Castigian) e il volume conta più di 80 pagine (anche se verso la fine vengono riproposte delle già vignette viste in una storia precedente), ma alla fine sono rimasto comunque perplesso, quasi un po’ incazzato, nel vedere tanto talento buttato via per assecondare dei soggetti balzani che vorrebbero essere shockanti e (forse) densi di significato ma finiscono per risultare pretenziosi e ridicoli.

domenica 9 maggio 2021

Marchiato dal Diavolo

Secondo episodio delle avventure della giubba rossa Kenneth Keller, e probabilmente anche ultimo a causa della prematura scomparsa del disegnatore Sergio Tisselli, che aveva già completato dodici tavole di quello che avrebbe dovuto essere il terzo.

La trama intreccia due indagini: da una parte il quartier generale delle giubbe rosse ha emanato un ordina di cattura nei confronti di un ribelle seguace di Louis Riel che, con i suoi metodi da predicatore invasato, sta insanguinando il Grande Nord coi suoi accoliti; dall’altra lo Scozzese, amico di Kenneth, gli chiede di ritrovare la figlia Cholena che non dà notizie da giorni dopo essersi unita a un gruppo di métis. Ritrovata Cholena, Kenneth segue insieme a lei la pista che lo condurrà al covo degli assassini invasati, che saranno sconfitti con molta difficoltà e qualche sacrificio.

Come prevedibile, la sceneggiatura di François Corteggiani si sviluppa tra molti stereotipi, qualche frase fatta e didascalie anacronistiche. C’è anche una dose massiccia di brutalità, ma non escludo che il soggetto sia derivato da una storia realmente accaduta. Fino all’ultimo temevo insomma di trovarmi di fronte al solito fumetto preconfezionato di Corteggiani, ma poi nell’ultima pagina la spiegazione scientifica di tutto quello che è successo ha risollevato nettamente l’insieme. Peccato che il tentativo di umorismo nelle ultime due vignette abbia ricondotto la storia nella più banale desuetudine.

I testi comunque contano fino a un certo punto (essendo un western gli stereotipi sono inevitabili): la parte del leone la fanno gli splendidi acquerelli di Tisselli, che forse si è espresso meglio nella rappresentazione della natura e degli ambienti che non in quella delle figure umane. La spontanea naturalezza dei suoi colori rende però traumatico lo stacco con lo onomatopee digitali. Anche i balloon fatti col computer stonano un po’ col resto e in alcuni casi ho anche avuto difficoltà a seguire certe sequenze a causa del loro posizionamento.

Nonostante la scomparsa di Tisselli, Nicola Pesce Editore ha mantenuto l’annuncio della prossima pubblicazione de L’Uomo della Schioppa d’Argento, fumetto di cui probabilmente esiste già molto materiale completo, come d’altra parte si evince anche dalla bella prefazione di Gabriele Bernabei, per nulla retorica ma molto interessante visto che parla del metodo di lavoro di Tisselli e ne traccia il percorso artistico.

Da segnalare un fenomeno strabiliante (raramente già visto nel panorama italiano, ma insperabile di questi tempi): pur avendo la stessa foliazione, Marchiato dal Diavolo costa 3 euro di meno del precedente Sul Sentiero del Tramonto uscito tre anni fa!

giovedì 6 maggio 2021

A.M.A.R.E.

I prodotti alternativi, se non li si ama “a prescindere”, sono sempre un azzardo. Per un Padovaland (ma anche un Via di qui) che convince e appassiona, anzi entusiasma, ci sono tanti altri prodotti chiusi nel loro autocompiacimento e sbandieranti orgogliosi la loro limitatezza tecnica come scelta di campo.

A.M.A.R.E. deve il suo titolo (diverso da quello con cui fu originariamente presentato) alle iniziali dei nomi delle cinque autrici. Le antologie tutte al femminile che ho letto non mi hanno deluso o si sono addirittura rivelate buone, la fiducia verso la Canicola di Padovaland ha fatto il resto. Ma purtroppo stavolta non mi è andata bene.

La prima storia, Un passo indietro di Marina Sarritzu, è il resoconto del rapporto di amicizia tra due ragazzine dai primi anni delle medie fino ai diciotto anni. Ho riscontrato molti parallelismi con l’ultimo romanzo di Silvia Avallone, ma immagino che dato l’argomento sia inevitabile.

Più che narrate, le scene vengono evocate dalla voice over: la “storia” racconta l’avvicendarsi degli alti e bassi nel loro rapporto in cui la ragazza più remissiva e ingenua prende via via il sopravvento su quella che apparentemente era la più esperta. Il tratto della Sarritzu è volutamente sgraziato e i personaggi sfoggiano dei “mascheroni” grotteschi anche se non proprio mostruosi, mentre le anatomie vengono risolte così come viene. C’è però anche una grande cura per i dettagli.

Torta di vermi fatta in casa è molto originale, ambientata in un mondo di hobbit, vampiri e fantasmi. Il riferimento all’identità di genere promesso dalla quarta di copertina è mantenuto solo con il personaggio di una troll che si veste come un maschio, per il resto confesso che la trama non mi è sembrata affatto chiara e mi ha dato l’impressione che questa storia sia stata espunta da un fumetto più lungo. I disegni sarebbero anche belli (a volte molto belli) se Amanda Vähämäki li avesse curati un po’ di più o almeno li avesse inchiostrati.

Beccaccia, un animale strano di Roberta Scomparsa è il fumetto che mi ha convinto di più a livello grafico: un underground caricaturale dai neri molto profondi dove serve e con dei personaggi espressivi e riconoscibili anche se i volti sono disegnati in maniera molto semplice. La storia, invece… Semplicemente vengono evocati (anche qui con l’artificio del resoconto della protagonista) i vari incontri che Robinia ha con la punkabbestia Beccaccia, con alcune situazioni divertenti ma senza alcuna direzione chiara verso cui tendere.

La salamandra è invece il fumetto secondo me disegnato peggio. Non è solo una questione di estetica: se i volti e i corpi sono delle masse uniformi e quindi confuse come dobbiamo interpretare il fatto che la protagonista viene definita bella: è un commento sincero o è ironico? Per fortuna lo si capisce alla fine dal contesto, ma lo stile minimalista dell’autrice non è adatto a una storia realistica. Perlomeno Eliana Albertini ci agevola disegnando le tre protagoniste con dettagli con aiutano a identificarle: laddove Elena è “neutra”, Gabriella è bionda e Claudia porta un cerchietto nei capelli. La storia racconta, tramite il resoconto via mail a un amico, di quando Claudia è stata invitata a una festa. Gabriella non la sopporta, mentre Elena le è veramente amica. Alla festa Claudia potrebbe tranquillamente concedersi a Franz, che le altre dicono di disprezzare ma in realtà chissà. Si gira un po’ a vuoto, ma almeno c’è il tentativo di creare qualcosa che sia più di uno “slice of life”.

Per concludere, il caotico Ti odio tantissimo di Alice Socal: uno spaccato delle relazioni all’interno di un gruppo di giovani, non sempre facile da seguire a causa della resa animalesca di alcuni personaggi e delle metafore grafiche adottate. I disegni molto stilizzati vengono integrati da passaggi di matita o mezzatinta che finiscono per sporcare l’insieme, quasi a testimoniare la genuina artigianalità della storia.

In sostanza questa antologia ha, sparse per i vari fumetti di è composta, tutte le caratteristiche che si richiedono al moderno graphic novel così come viene percepito comunemente: disegni molto semplici quando non proprio brutti (o comunque svogliati), narrazione diaristica affidata alle didascalie e non ai disegni (e allora che fumetto è?), richiamo a situazioni pruriginose (ragazzine che scoprono il sesso, ma in realtà è uno specchietto per le allodole).

Non ho dubbi che nel loro genere questi fumetti siano molto apprezzabili (o perlomeno Vähämäki e Socal sono professioniste con anni di lavoro alle spalle, persino io le conosco di fama), ma non è proprio il mio genere.

lunedì 3 maggio 2021

Il Morto 47: Lama Rosy

Solito pistolotto sulla stretta continuity degli episodi recenti de Il Morto: con un ritmo di pubblicazione così dilazionato, ancor più rarefatto a causa del Coronavirus, non è facile seguire lo sviluppo della storia…

Stavolta Peg si trova ospite di altri due reduci della “Clinica delle menti perdute”, con rimandi addirittura al numero 2. Non trova la soluzione alla ricerca della sua identità, ma come da prassi consolidata trova una nuova pista che potrebbe fornirgliela. In questo episodio i riflettori sono però puntati principalmente sulla Rosy del titolo, la sicaria di Zaxan che è finita in galera. Anche qui riuscirà a rendersi utile al malfattore, che con le sue conoscenze massoniche non la farà restare in cella per molto. La rete dei mercanti d’armi subisce un duro colpo, ma la fine della storia si preannuncia ancora lontana.

Lama Rosy si concentra principalmente sulla vita nel carcere femminile, descritta con efficacia da Ruvo Giovacca, ma c’è anche un divertente assalto alla villa del Marchini da parte di malintenzionati capitanati dalla moglie di Piergiorgio Stella, che pensano bene di travestirsi con lo stesso costume del Morto (idea che si ritorcerà loro contro)! Niente male come tocco di ironia anche il mazzo di fiori con biglietto che Peg fa recapitare a Rosy alla fine dell’episodio.

Graficamente il livello è molto buono, Piero Conforti viene supportato alle matite da Vasco Gioachini che ha curato anche l’inchiostrazione, con ottimi risultati: vedi l’espressività dei personaggi da pagina 38 a 41.

In appendice la storia breve Colui che sta nell’ombra: i disegni di Dario Tuis sono a livello molto dilettantistico, i testi di Gianluca Javitt Vici T. non li ho capiti o forse questa è solo la prima parte della storia (o forse Tuis non ha saputo rendere bene quello che succede nella vignetta finale).

domenica 2 maggio 2021

Lord Shark

La cosa che più mi ha colpito di questo fumetto del 1975 è che non si tratta di una serie a episodi strutturata come si usava all’epoca, con delle puntate autoconclusive o al massimo sviluppate in due o tre parti (come nel caso del coevo Il Maestro), ma di una storia organica con gli episodi in stretta continuity. Infatti il vero titolo non è il generico nome del protagonista ma L’Avventura di Lord Shark, a sottintendere un unico enorme arco narrativo; e a confermare l’impressione che Mino Milani l’avesse progettato come un tutt’uno coerente (magari riducendo un progetto di romanzo?) c’è il fatto che di Lord Shark non c’è traccia fino al sesto capitolo!

Nel 1880 il rampollo Philip Prescott raggiunge un distaccamento militare inglese in India, in un territorio di confine (il Sikkim) tormentato dalle scorrerie del ribelle Shiraz Nashri. Prescott nasconde un passato misterioso che ovviamente riaffiorerà nel corso della storia, e l’imbecillità dei militari (per cui Milani non sembra nutrire molto amore, almeno per quelli inglesi) lo porterà a passare per disertore. Ormai condannato a morte, fugge e assume l’identità di colui che vince in battaglia, il ribelle Shark (non credo ci siano molti squali negli altipiani del nord-orientali dell’India, ma forse è un nome comune). Visto che è pur sempre un nobile inglese decide di farsi chiamare Lord Shark. Giunti a questo punto, a metà della serie, Prescott diventa un incrocio tra Sandokan e Lawrence d’Arabia e, facendo buon viso a cattivo gioco, vive delle avventure esotiche pur sognando di tornare in patria con il suo grande amore.

Le radici di Lord Shark affondano insomma nel grande romanzo d’avventura per ragazzi, ma la serie si segnala per l’ambientazione abbastanza originale (manco sapevo che esistesse il Sikkim prima di leggere il fumetto) e per alcune belle trovate narrative che Milani si è inventato – o ha saputo rielaborare da quelle stesse fonti a cui si è ispirato. Per il resto, la serie paga ovviamente pegno alla sua destinazione originaria, cioè una rivista “per ragazzi”: la storia d’amore con Ortensia Osborne è talmente arzigogolata da sfiorare il ridicolo e Lord Shark, nonostante sia formalmente un bandito, non uccide né ruba mai. Tanto siamo in India, i templi nascosti e i fortini abbandonati rigurgitano di gemme e ori.

I disegni di Alessandrini sono stupendi, almeno fino a metà della serie. A 25 anni era riuscito a elaborare uno stile ricco, espressivo ed evocativo in cui mi è parso che abbia saputo fare proprie le lezioni di Jean Giraud, Milton Caniff e persino di maestri italiani come Toppi e Battaglia in alcuni particolari come le onomatopee. Nel corso della serie, però, il disegnatore si lascia andare a una progressiva semplificazione del tratto e a grandi campiture e pennellate: d’altra parte lui stesso aveva dichiarato su Fumo di China 20 (il vero numero 20, quello del 1984) che a un certo punto si era stufato della serie.

La riproduzione delle tavole è stata fatta evidentemente a partire dalle pagine delle riviste che le ospitarono. Vengono quindi mantenuti certi dettagli come le intestazioni originali e il lettering (con tanto di errori: a pagina 124 il primo «ma…» avrebbe dovuto essere un balloon, non una didascalia), ma la qualità della stampa è quella che è e i tratteggi ne escono spesso rosicchiati o impastati o scompaiono proprio. Per fortuna con l’inevitabile deterioramento della vista certe cose le noto di meno.

L’introduzione è firmata da un accorato Davide Barzi che, forse perché è uno sceneggiatore (e anche bravo), si fa prendere la mano sfoderando uno stile che vorrebbe essere coinvolgente ed evocativo ma risulta compiaciuto e confuso.

Il volume Nona Arte non è certo economico visto che per quasi 30 euro presenta meno di 200 pagine di fumetto in bianco e nero. Non penso inoltre che il protagonista abbia lo stesso appeal del mitico Horror, che ne giustificava il costo – oltre al fatto che aveva più pagine, inserti a colori e un sacco di redazionali. Lord Shark è comunque una lettura piacevole e soprattutto ci si può gustare il giovane e bravissimo Alessandrini. Certo, basandomi sulla qualità di stampa di questo primo volume non mi viene molta voglia di acquistare anche il seguito (se lo pubblicheranno) a opera del grande Enric Sió.