Ad aprire la raccolta dei sei episodi originali c’è un’intervista molto interessante, condotta da Luigi Marcianò, in cui viene appunto evocata la figura umana e professionale di Bignotti e da cui apprendiamo che anche l’apprendistato di un mostro di bravura come Villa non fu né breve né scevro da difficoltà e persino piccole umiliazioni («per oggi basta far danni» gli disse Bignotti dopo aver visto come gli aveva inchiostrato alcune figure negli sfondi di un numero di Mister No!). Oltretutto, grazie a questa intervista scopriamo, e Villa con noi, che l’autore dei testi era Maurizio Torelli, figlio dell’editore e sceneggiatore Tristano.
La vicenda è ambientata in un Medio Evo da fiaba, con poco realismo e una convinta adesione agli stereotipi dell’avventura cavalleresca così come poteva essere formulata per una rivista de poche indirizzata a un pubblico molto giovane. Il conte Enguerrand conosce Nadine, figlia del principe di Vieilfort dopo averla salvata da un agguato e quindi partecipa al torneo per impalmarla. Ovviamente lo vince a dispetto del perfido duca di Gance, che colpisce a tradimento il principe e medita vendetta. Quando i turchi assaltano Gance il duca ne approfitta indicando loro la via per la più ricca Vieilfort, a patto che si prendano pure i tesori ma portino a lui la pulzella. Non tutto va come previsto e Nadine finisce nelle grinfie del capo dei saraceni che la vuole per sé. Enguerrand parte quindi insieme allo scudiero Leopold e alla corpulenta Magda, dama di compagnia di Nadine, al suo salvataggio: affronteranno tempeste, deserti, grotte abitate da lebbrosi e principesse vogliose e avvelenatrici, il tutto calato in un buffo melting pot di popolazioni ostili formato da tartari, turchi, mongoli e quant’altro (tutti ovviamente capiscono perfettamente la lingua degli altri). Non mancherà il lieto fine, anche se Enguerrand ha avuto una fortuna sfacciata e lo sceneggiatore ha un po’ imbrogliato le carte – o forse non si ricordava di aver lasciato il deus ex machina in fin di vita, o forse volle usare proprio lui come colpo di scena, o più semplicemente la serie doveva chiudere senza tante cerimonie!
Ovviamente non è lecito aspettarsi di più da un pocket per ragazzi di fine anni ’70, e oltretutto questa serie era solo il dessert di una testata dedicata al Grande Blek. Non mancano nemmeno didascalie impietosamente desuete con i vari «ma…», «in effetti…», «poco dopo…», ecc. Curioso il verso «fulm», presto abbandonato, che chissà cosa voleva significare; dai contesti in cui i personaggi lo emettono non l’ho capito. La storia procede però incalzante e volendo stare al gioco è abbastanza godibile con i suoi stereotipi e le sue ingenuità, anche se le parti migliori sono i duetti comici tra Leopold e Magda.
Ma ovviamente l’interesse principale di Enguerrand e Nadine sono i disegni del grande Claudio Villa, che pur al suo primo lavoro si difese molto bene. Le anatomie sono molto curate, pressoché ineccepibili, e la regia delle tavole è già professionale. Oltre a essere dinamiche, le sue figure sono anche molto espressive e recitano molto bene: è evidente che pagina 32 abbia fatto (ottimo) uso di fotografie per il volto del principe di Vieilfort. C’è anche spazio per un inaspettato Villa umoristico, assolutamente efficace pur se lo stile rimane realistico.
A volergli trovare per forza dei difetti, si nota che le donne non sono proprio belle e leggiadre come suggerirebbe il contesto, almeno all’inizio. C’è inoltre un sovrappiù di tratteggi che a volte appesantiscono un po’ il disegno (soprattutto nelle vesti femminili), e il buon Leopold a volte è corpulento e a volte sembra atletico.
A titolo di curiosità segnalo qui a lato quella che mi sembra una censura. La scimitarra è troppo sbilenca per essere stata fatta da Villa: in redazione avranno pensato che una spada che entra nel corpo di un nemico fosse troppo truce per il pubblico di riferimento e avranno corretto il disegno di conseguenza.Ancora più curiosa è una correzione che invece potrebbe essere stata pensata per correggere una censura. Nadine si libera con un coltello che poi diventa un meno cruento randello, ma il colorista ripristina la situazione ricreando la lama coi colori e nascondendo il bastone mimetizzandolo con lo sfondo. Chissà, forse non fu una censura corretta in corsa ma Villa si era confuso in fase di disegno o forse era proprio la sceneggiatura che prevedeva un cambio di arma e il colorista non lo sapeva.
Il volume non è proprio economico (faceva parte della quota associativa dell’ANAFI, ovviamente) ma a fronte di una spesa di 30 euro offre ben 256 pagine di cui quelle a fumetti (240) a colori, oltre all’intervista d’apertura che come ricordato è molto interessante. Inoltre la copertina è un bell’inedito a colori realizzato appositamente da Villa.