mercoledì 16 agosto 2023

Hellions: Debito di sangue

I disegni della copertina vista sull’Anteprima mi sono sembrati molto belli e ho pensato che la Panini non avrebbe pubblicato un volumone di questo calibro se la storia non fosse stata proprio memorabile. Mi sono sbagliato su entrambi i fronti.

Scopro con sorpresa che il nuovo status dei mutanti Marvel (o almeno lo status di 3 anni fa, la serie è del 2020) contempla una nazione sovrana retta da alcuni pezzi grossi di quella razza, alcuni a me sconosciuti, senza distinzione tra “buoni” e “cattivi” storici. Come ho scoperto nel corso della lettura, i mutanti hanno trovato un sistema per rigenerarsi completamente e quindi sono potenzialmente immortali, anche se questa rigenerazione è sottoposta a delle norme precise e alcuni non possono accedervi per decisione del Consiglio Silente dell’isola-stato mutante. Se lo avessi saputo prima certe sequenze sarebbero state molto meno impressionanti, quindi meglio così.

Sinistro crea una task force di mutanti problematici, in cui la forza bruta è indispensabile (così si sfogano un po’) e la loro sopravvivenza non è prioritaria, per delle missioni ad alto rischio che in qualche modo possano magari smuoverli dai loro traumi. Si aprono le danze con la bonifica di un vecchio centro per la clonazione (e/o la manipolazione genetica) dello stesso Sinistro, che all’insaputa degli Hellions adesso è il dominio di una strega/demone/clone. La mia quasi totale ignoranza sulla storia dei mutanti mi ha impedito di cogliere i molteplici riferimenti di cui è infarcito questo primo arco di quattro episodi. Ma oltre a sequenze strappalacrime che solo i Marvel zombie di lungo corso possono apprezzare, ci sono azione e ironia, quindi va bene anche così. E poi i disegni di Segovia sono proprio belli.

La serie riprende dopo un salto di due episodi, forse coinvolti in qualche cross-over e incomprensibili presi a se stanti. Però evidentemente i numeri 5 e 6 sono stati importanti per la continuity della serie, visto che scopriamo che gli Hellions sono tutti morti in missione! Poco importa, tanto vengono resuscitati… che questo meccanismo della rigenerazione dei mutanti voglia essere una specie di satira sulla revocabilità della morte nel mondo dei supereroi? L’incipit di questa nuova avventura è la necessità di ricostruire un’armatura contenitiva per Orphan-maker, che pare avere un gene mutante instabile: per farlo gli Hellions (un paio potenziati dal processo di rigenerazione dopo la morte) dovranno recuperare l’astronave della “tata” robotica di Orphan-maker. La situazione viene sciolta con una soluzione che ricorda la svolta di Swamp Thing introdotta da Alan Moore. Dopodiché la storia vira sul rapimento di Sinistro; peccato che il vero colpevole sia il nemico più ridicolo degli X-Men, e in generale uno dei personaggi più assurdi mai creati, forse addirittura peggiore del Joker. Il tutto calato nel banale scenario in cui tutto avviene nella mente dei personaggi. Una sequenza fiacca salvata a tratti dalle trovate divertenti di Wells e da un meccanismo di doppi e tripli giochi un po’ inverosimile. Verso la fine anche Segovia mostra un po’ la corda.

Dopo un episodio vagamente umoristico in cui anche i membri non invitati si imbucano a un evento mondano di livello mondiale, ha luogo la run finale con un’intelligenza artificiale mutante autogenerantesi sottratta negli episodi precedenti e una minaccia di livello divino ereditata dai due episodi saltati, come risalente a quel dittico è un doppio di Sinistro. Alla fine si scopriranno degli ulteriori doppi giochi e piani segreti, ma nulla che faccia riscattare la serie. Che anzi sembra solo un’enorme giustificazione per il ritorno di Madelyne Pryor, chiunque essa sia. Almeno vengono tolti di scena due personaggi tra i più ridicoli che abbia mai visto.

Lo stile di Zeb Wells è piacevole (simpatici gli inserti con documenti di vario tipo che aggiungono dettagli alle storie) ma purtroppo c’è un pregresso enorme alle spalle della serie e tantissime cose mi sono sfuggite. Se Stephen Segovia fa generalmente un buon lavoro (ma in netto calo già prima di metà serie) il suo sostituto Rogê Antônio non è allo stesso livello, come nemmeno lo Zé Carlos che lo ha aiutato nell’ultimo episodio. I colori dei primi 10 numeri sono opera di David Curiel, che passa il testimone a Rain Beredo negli ultimi sei. Francamente non capisco perché il secondo abbia voluto fare ricorso anche ai retini, che non facilitano la lettura di alcune vignette (tutt’altro).

Non so se Hellions entrerà nella storia del fumetto (ne dubito) e mi pare che l’edizione deluxe della Panini sia assolutamente immeritata. Cionondimeno è stato comunque una lettura vagamente gradevole di cui ho gradito più che altro le punte di sarcasmo. Per il resto, è una lettura riservata ai conoscitori di lungo corso della Marvel.

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