La prima parte (poco più della metà) si concentra sul materiale d’ambientazione: quindi la storia, la geografia, la politica e la ricchissima e variegata etnografia del posto. Scopro grazie a questo libro che la mitica Hibernia sarebbe l’Irlanda. Gli argomenti (tra cui persino l’architettura rurale) vengono sviscerati in dettaglio e lo stile di scrittura è molto piacevole, ma al di là di questo i primi tre capitoli presentano parecchi spunti per avventure e non solo le proverbiali tabelle di Lex Arcana con cui determinare eventi casuali a seconda del luogo in cui si trovano i personaggi.
La ritualità druidica (da ricordare che in Lex Arcana i druidi figurerebbero tra i “cattivi” dell’ambientazione) viene sviscerata in profondità, insieme alla cultura e alle tradizioni celtiche e non solo: oltre alla misteriosa e poco esplorata Hibernia esiste anche una realtà ancora più antica a settentrione.
Seguono poi le parti regolistiche. Curioso che le regole per azioni abbastanza comuni come imparare una lingua, stordire o disarmare un avversario siano state demandate a un manuale geografico e non a quello di base. Dalla lettura degli effetti della Commixtio Belluina capisco che devo ripassarmi le differenze tra animali mostruosi e creature magiche in Lex Arcana.
Le varie creature (e anche le popolazioni) non corrispondono necessariamente all’idea stereotipata che uno può essersene fatta a seguito della loro canonizzazione da parte di certa letteratura o di altri giochi di ruolo: segno che Britannia è frutto di una scrupolosa documentazione e non si basa sulla rimasticatura di luoghi comuni.
Le avventure occupano una sessantina di pagine in fondo al volume. La prima, Gli Smeraldi di Morrigan, mi ha un po’ deluso: con tutte le mirabilie che si potevano introdurre in Hibernia Marzio Morganti si è limitato a una vicenda di successione dinastica piuttosto semplice con pochi elementi fantastici (in realtà ce ne sono e anche importanti, ma meno incisivi rispetto a quello che l’ambientazione può offrire). La prosa prolissa di Morganti e il suo lessico strampalato non agevolano la lettura. Come introduzione alla Britannia può starci, peccato però “bruciarsi” così l’Hibernia.
Da un cielo oscuro e lontano (di Francesca Garello e Andrea Garello) è in sostanza la reinterpretazione di un celebre film: basti dire che i Custodes devono vedersela con uno Xenomonstrum… Vabbè, non è che la trama sia seguita pedissequamente e alla base c’è un’indagine su dei minatori corrotti, ma il nucleo centrale è quello – forse si saranno ispirati a qualche seguito del primo film che non ricordo. Al di là della trovata che ad alcuni potrà sembrare pacchiana (ma ricordiamoci che l’avventura distribuita gratuitamente L’Isola delle Sabbie Morte aveva lo stesso soggetto, e infatti ne viene anche riciclata l’illustrazione), non capisco perché non sfruttare ed approfondire gli spunti che sono stati introdotti nelle altri parti di questo volume invece di cercare ispirazione altrove.
Rassegnato a considerare le avventure la parte più debole di Britannia, sono stato piacevolmente smentito da Il Regno che è stato, il Regno che sarà di Morganti. In questa avventura è di scena nientemeno che il mito arturiano (più britannico di così…), la trama è molto ricca e articolata, la missione è qualcosa di epico e vengono usati molti degli spunti e delle novità introdotti nei capitoli precedenti. L’avventura è blandamente legata a un’altra contenuta nella raccolta I Misteri dell’Impero II che non ho ancora comprato, ma da quello che ho capito le affinità si limitano all’ambientazione e a poco altro (come alcuni png). Forse a causa della necessità di compattare molto materiale in un numero generoso ma limitato di pagine, lo stile di Morganti è molto più asciutto e gradevole.
A Lucca le copie venivano vendute già dedicate |
A voler proprio trovare un difetto in questo volumone, forse la serietà e lo scrupolo della trattazione vengono un po’ sviliti dalle citazioni più o meno ridanciane e dalle strizzatine d’occhio: i riferimenti al Mostro di Loch Ness, ad Asterix e Obelix, al Mastino dei Baskerville e ai corvi della Torre di Londra/Londinium potrebbero sembrare un po’ fuori luogo – e ci sono anche rimandi ad Alice nel Paese delle Meraviglie e al Dottor Jekyll e Mister Hyde, e chissà quanti altri mi sono perso. Non che la cosa costituisca un grosso problema (per fortuna nella traduzione latina non si è giocato sul doppio senso della parola inglese “dick” del nome della balena bianca di Melville), però ricordo che anche Mauro Longo indulge in queste citazioni ma secondo me le gestisce in maniera più elegante.
Nonostante la mole del volume i refusi sono pressoché inesistenti, tanto che a pagina 173 i “Capi” Elisi giungono inaspettatamente come un calcio nelle palle.
Le illustrazioni sono concentrate principalmente nella seconda parte del volume e sono opera di Angelica Donarini, Giorgio Donato, Alessandro Manzella, Moreno Paissan, Fabio Porfidia, Elena Conte e Louis Laurent – la copertina è di Antonio De Luca e viene riproposta parecchie volte all’interno del volume. Spesso c’è tanto, troppo computer nel comparto grafico: a volte il tentativo di riprodurre digitalmente gli effetti delle tempere porta a risultati artificiosi, altre volte certi azzardi artsy rendono poco comprensibili i soggetti e le scene raffigurati. Ben vengano quindi i disegni a matita (di un artista che non ho identificato dalla firma) che danno un tocco più verace ed espressivo alle pagine.
Le mappe sono come di consueto curate da Francesco Mattioli: buone se non ottime, confesso che ho dovuto farci un po’ l’occhio alla Gran Bretagna ruotata di 90° per esigenze di impaginazione e chiarezza – fosse stata riprodotta in verticale su un’unica pagina, le scritte sarebbero risultate illeggibili.
Per quel che può valere il mio giudizio e limitatamente ai manuali di Lex Arcana che ho letto (mi mancano la seconda raccolta di avventure e l’atlante sull’Italia, che ho già nell’edizione originale) trovo che Britannia sia il migliore uscito finora.
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