domenica 23 marzo 2025

Beneath the Trees where Nobody sees


Ne ho letto una recensione su CaseMate e mi è sembrato interessante, quindi me lo sono procurato in inglese. Stando alle ultime due Anteprima a breve uscirà anche in Italia per Panini, quindi occhio agli eventuali spoiler che seguono.

Woodbrook è una placida cittadina abitata da animali antropomorfi (come il resto di questo universo). L’orsa Samantha gestisce il locale negozio di ferramenta e nasconde un segreto: è una serial killer e periodicamente con la scusa degli approvvigionamenti se ne va in città dove non la conosce nessuno e ammazza gente a caso che poi seppellisce coscienziosamente nei boschi. In occasione del bicentenario di Woodbrook viene organizzata una parata, che però si conclude in maniera imprevista: sul carro principale viene rinvenuto il cadavere brutalmente crocifisso di un altro paesano, un’anziana capra che soffriva d’Alzheimer. In paese scoppia il panico, e Samantha ha un ulteriore cruccio oltre al rischio di finire nel mirino dell’assassino: ora che sono cominciate le indagini potrebbero scoprire la sua doppia vita.

Il “concorrente” di Samantha è esattamente chi avevo immaginato, ma poco importa che fosse prevedibile: Patrick Horvath lo svela già a metà della storia e non era quello il gioco a cui voleva far partecipare il lettore. Anche se nasce come whodunnit la storia diventa un dramma psicologico, poi una sfida tra i due serial killer, poi una frenetica caccia all’uomo (anzi, all’orsa) e infine un survival horror psichedelico. Soggetto e sceneggiatura sono insomma ottimi e avrebbero funzionato bene anche senza la particolare scelta stilistica di usare come protagonisti animali antropomorfi. A parte il caso di una tartaruga che mette la testa nel guscio e vaghissimi riferimenti razziali, non ci sono motivi particolari per questa scelta furry, tanto più che accanto agli animali-persone ci sono anche degli animali veri e propri delle stesse specie dei protagonisti. Quel furbacchione di Horvath ha però intuito che se avesse disegnato in questa maniera avrebbe attirato l’attenzione sul suo fumetto, e mi pare che ci sia riuscito con successo.

I disegni sono molto belli e se Horvath ha usato qualche diavoleria digitale per fingere di aver dipinto con gli acquerelli c’è riuscito molto bene. Al di là del gradevolissimo impatto grafico seguono una raffica di altri pregi: i suoi personaggi sono molto espressivi; lo scrupolo con cui ha ricostruito la planimetria di Woodbrook è lodevole, anche la grafica è molto ben pensata con i frontespizi del giornale locale che introducono gli episodi (chissà come saranno resi in italiano).

Consigliatissimo, se non si fosse capito.

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