Tutta colpa di Salvatore Giordano. Il suo stile elegantemente ironico rende gradevoli e interessanti anche argomenti ben lontani dai miei interessi come i videogiochi, se poi parlando di fumetti ci aggiunge un entusiasmo esplosivo ecco che ho bella che pronta la scusa per dedicarmi al recupero di opere che non avevo mai affrontato prima. E non perché le disprezzassi a priori ma perché non c’era mai stata occasione di affrontarle e non orbitavano nei miei interessi immediati.
Reperire una copia del primo Braccio di Ferro Classic si è rivelato
impossibile: o non ha avuto una distribuzione pari a quella di altri albi della
Cosmo oppure è andato a ruba prima che me ne interessassi io. Fortunatamente in
un’edicola che di solito non bazzico c’era il numero
Il Popeye di Sagendorf è stato una rivelazione. Queste strisce sono una raffica di gag divertenti, trovate surreali e meccanismi ben congegnati (a volte geniali) per risolvere le situazioni; il tutto perfettamente inserito in una struttura narrativa che scioglie progressivamente i nodi che vi vengono annodati e ne prepara altri per i cicli successivi.
Come spesso capita con le strisce giornaliere, soprattutto con quelle umoristiche, mi meraviglio di come gli autori riuscissero a inventarsi sempre qualcosa di nuovo ed efficace ogni giorno pur inserendolo in un’unica narrazione coerente. D’altra parte si trattava di professionisti che si occupavano solo di quello e che magari si avvalevano dell’aiuto di qualche ghost o amico. In questo caso specifico, poi, parliamo dell’aristocrazia del fumetto e quindi tanta maestria non deve stupire.
La prima storia qui raccolta, forse la migliore, è un ottimo esempio dell’abilità di Sagendorf: inizia con il protagonista alla ricerca di un lavoro su insistenza di Olivia. Di conseguenza, sfilano i suoi tentativi catastrofici con situazioni che risultano esilaranti anche dopo sessant’anni dalla loro prima pubblicazione. Alla fine Braccio di Ferro trova un lavoro: gestisce una tavola calda, cosa che offre alla Strega del Mare l’occasione di tormentarlo trasformando Olivia in un pollo. E via con altre scene esilaranti. Tocco di gran classe: gli spinaci rendono immuni alla magia e sarà proprio la verzura data da beccare a Olivia in mancanza di mais a spezzare il sortilegio. Non finisce qui: la Strega sfida Braccio di Ferro a un incontro ma con la connivenza di Poldo (decisamente un gran bastardo, non solo in questo frangente) lo droga sostituendo i suoi spinaci con la “fiaccolerba” che dà il titolo all’episodio. Il suo avversario sarà una creatura palustre tanto mostruosa quanto ridicola. Tutto finisce per il meglio, ovviamente, ma non manca accanto alle gag anche una certa suspense, e la risoluzione è decisamente originale.
Ma questo è solo un esempio di quello che Sagendorf riusciva a inserire in quelle che qui risultano 23 pagine. Navigando tra le altre trovate geniali disseminate in queste storie si segnalano degli alieni in miniatura che atterrano sulla testa di Braccio di Ferro, un’isola totalmente automatizzata gestita da un computer (la storia è del 1963!), dei paesi “amichevolmente” belligeranti, un cantante folk agilissimo a schivare i colpi, una porta apparsa dal nulla che si apre su quello che sembra un altro universo…
La divisione in episodi distinti, per quanto suggerita da alcuni titoli ideati dallo stesso autore, è alquanto arbitraria e ad esempio le ultime tre storie sono strettamente collegate (anche Saluti, terrestre e Una Olivia di troppo costituiscono un unico arco narrativo, e oltretutto nel secondo sono state fatte confluire delle strisce sulla nonna di Braccio di Ferro slegate dal resto). Ai tempi della pubblicazione sui quotidiani c’era quindi la necessità di inserire qualche striscia strategica dal taglio riepilogativo, ma questi promemoria non pesano affatto sul ritmo della narrazione, cosa che non sempre si può dire di altre strip.
Questa edizione presenta 4 strisce per pagina. Fortunatamente la buona qualità di stampa non compromette la leggibilità nonostante il formato bonelliano. Anche dal punto di vista economico mi pare che l’acquisto sia vantaggioso. 8,90 euro per 192 pagine sono un prezzo onesto, cui si aggiunge la considerazione che in un formato che non ne penalizza la godibilità abbiamo ben due anni e mezzo di produzione, pur con qualche occasionale salto di poche settimane.
Oltre ai rari refusi il volume ha un unico “difetto”: l’ultima storia non si conclude qui ma proseguirà nel numero 3 della collana. Che a questo punto acquisterò di buon grado – sperando non ci siano problemi a trovarlo.
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