martedì 16 dicembre 2025

Oscar Wilde raccontato da Topolino

A dispetto del titolo, questa raccolta coinvolge paperi e non topi ma la grafica di copertina potrebbe essere stata studiata per rimandare alla testata e non al personaggio.

Introdotti da un illuminante testo di Tito Faraci sulla parodia, sfilano tre adattamenti delle opere di Oscar Wilde realizzati tra 1990 e 1996, ognuno preceduto da brevi cenni all’opera di riferimento e alle curiosità specifiche della versione disneyana.

Il fantasma di Canterville trasfigura ovviamente gli elementi più macabri, così la macchia di sangue diventa la zuppa che Sir Paperin ancora in vita fece scivolare sul pavimento. Per il resto la fedeltà dell’adattamento di Alessandro Sisti è rigorosa tanto che Qui, Quo e Qua sono sin troppo pestiferi rispetto a come li ricordavo, ma viene chiarito nelle prime tavole che si tratta di una rappresentazione in cui i personaggi interpreteranno ruoli ben definiti. Forse a causa della durata (26 pagine: non certo fulminante ma nemmeno molto articolata) la storia non coinvolge troppo. I disegni di Roberto Marini sono sicuramente validi e vi ho ravvisato dei rimandi a qualche autore classico di cui mi sfugge il nome. L’inchiostrazione però è un po’ monocorde né il suo stile ha qualche guizzo che lo faccia risaltare. In realtà Marini ci ha messo sia la volontà che il lavoro, solo che i fitti tratteggi che compaiono ogni tanto finiscono per sporcare i disegni piuttosto che arricchirli, ma potrebbe essere un difetto della stampa di questo volumetto. Questa prima parodia è sicuramente godibile e divertente, ma avrebbe potuto esserlo di più.

L’importanza di chiamarsi Papernesto (e non «PaperERnesto» come indicato nel sommario e nel trafiletto di presentazione) è più articolata essendo stata serializzata su due numeri del giornalino. Le gag e le reinterpretazioni papere di Carlo Panaro sono divertenti, inoltre i disegni di Lino Gorlero hanno un’inchiostrazione più modulata e anche per questo le sue tavole sono più frizzanti.

Per finire, Il ritratto di Zio Paperone di Caterina Mognato e Valerio Held. Qui siamo totalmente fuori dall’ottica dell’omaggio scrupoloso e Il Ritratto di Dorian Gray è solo uno spunto abbastanza vago. Più che altro, la storia ricorda il Canto di Natale di Dickens: Paperone commissiona un suo ritratto a un pittore, ma l’opera si deteriora progressivamente mostrandone un’immagine sempre più mostruosa. Suggestionato da un incubo, Paperone pensa che il quadro voglia rivelare la sua grettezza (tratta malissimo parenti e sottoposti, tanto che il maggiordomo Battista si licenzia) e per rimediare prova a porre un freno al suo caratteraccio e alla sua avidità – è inquietante notare dei paralleli tra certe soluzioni imprenditoriali di Paperone e alcune malversazioni più o meno recenti ben reali. La soluzione del mistero è classica ma efficace.

Anche questa storia è piuttosto lunga e mi pare che a metà ci sia uno stacco ma il sommario riporta la pubblicazione su un unico numero di Topolino. È la più divertente e originale delle tre, anche se il lato parodistico è meno evidenziato. Peccato per la colorazione che indugia troppo su effettini digitali.

Molto bella la copertina di Paolo Mottura colorata da Mario Perrotta. A Mottura è dedicata una breve intervista in appendice: altri redazionali sono il ricordo di un’altra versione disneyana de Il Fantasma di Canterville e un approfondimento sull’autore irlandese.

Pur avendo le stesse dimensioni di Topolino e non beneficiando della carta patinata, a 7,50 euro il volumetto cartonato fa la sua bella figura.

Nessun commento:

Posta un commento