domenica 30 gennaio 2011

Apparat - Le Novelle

Le Edizioni BD hanno avuto l’ottima idea di raccogliere in un’unica confezione tre one shot che Warren Ellis ha realizzato con disegnatori diversi. 144 pagine a 12 euro mi sembrano un buon affare, anche se la carta non è patinata e il volume è in bianco e nero (la cosa ha i suoi vantaggi, come dirò).
Si tratta di lavori ben distanti dal mainstream, e un po’ anche dalla produzione abituale dello stesso Ellis.

Aetheric Mechanics avrebbe potuto essere l’ennesima storia steampunk che omaggia la figura di Sherlock Holmes, solamente molto ben scritta. In realtà si conclude con un twist ending geniale che rimette in discussione tutto. Alla luce di questa rivelazione e delle reazioni dei personaggi (di uno in particolare) sarebbe stata auspicabile una continuazione. Ma, certo, una volta svelato l’arcano procedere sullo stesso livello non sarebbe stato facile.
Gianluca Pagliarani svolge un lavoro molto buono ai disegni, anche se a mio avviso per questo formato avrebbe tratto beneficio dalla colorazione o da un maggiore uso del tratteggio.

Frankenstein’s Womb è il tentativo di penetrare l’origine di un’ispirazione, di spiegarne le suggestioni che forse ne furono alla base e le ripercussioni che un’idea ebbe nella storia (non solo in quella della letteratura). È un lavoro senz’altro suggestivo e, immagino, documentatissimo, però la narrazione vera e propria è quasi assente e più di una volta si sfiora il rischio di scadere nel racconto illustrato, destino più ingrato che possa avere un fumetto. Non mancano comunque le strizzatine d’occhio e le argute battute dell’Ellis migliore.
Marek Oleksiki è un disegnatore eccellente e confeziona una tavola più bella dell’altra. La raffinata e tenebrosa maestosità del suo tratto si sposa alla perfezione con il tono e lo stile della sceneggiatura, ma in alcune tavole dimostra di essere perfettamente capace di gestire anche scene dinamiche e più concitate.

Crécy è la cronaca della battaglia omonima tra Inglesi e Francesi combattuta nel 1346. Vista e narrata dal punto di vista di uno zotico arciere del Suffolk, mescola un po’ di Monty Python con i manuali di arte della guerra e le barzellette razziste. È la storia che mi è piaciuta di più, è molto meno leggera di quanto appaia a prima vista ed Ellis ha fatto un lavoro eccellente nel calibrare sequenze drammatiche e grottesche, spiegazioni documentaristiche e scene coinvolgenti ben raccontate. Le storie narrate come interpellazioni dirette al lettore possono rivelarsi delle trappole per gli sceneggiatori, ma per fortuna non è stato così. Anzi, Ellis ha saputo gestire al meglio questa particolare forma di racconto.
Dal punto di vista dei disegni, secondo me Raulo Caceres ha meno “mestiere” di Pagliarani e Oleksiki, ma svolge comunque un ottimo lavoro. E spero che lo abbiano pagato dignitosamente per tutti quei dettagli straripanti che ha messo nelle sue tavole.

Nota sull’edizione italiana: ad arricchire il volume c’è un’introduzione di Andrea Ferrari, decisamente illuminante su alcuni aspetti di tutte e tre le storie pur riuscendo a non rivelarne la trama. In particolar modo, soprattutto alcuni punti di Frankenstein’s Womb e Crécy sono stati sviscerati con un’invidiabile capacità di analisi che nel mio caso ha aumentato il piacere della lettura.
Il volume è in bianco e nero e quindi è stato possibile usare una carta non patinata ma comunque di grammatura dignitosa. Forse anche per questo il tipografo delle Edizioni BD ha potuto procedere alla rilegatura in sedicesimi delle pagine prima di incollarle sul dorso (ma la cosa è già stata fatta a partire da FreakAngels 2), col risultato che per una volta un volume Avatar/BD non solo può essere sfogliato senza subire danni, ma resiste anche alla prima lettura senza perdere pagine. La mia copia mi è arrivata con la colla già staccata dal dorso nella parte superiore, eppure il volume è ancora integro.
Inoltre la presenza di poche tavole doppie (e della conseguente necessità di appiattire il volume se si vuole godersele, col risultato di favorire il distacco delle pagine) ne rende meno rischiosa la lettura. Ah, se solo Juan José Ryp si fosse trattenuto...

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