domenica 9 gennaio 2011

"I Dimenticati": Carlos Enrique Vogt (apparso originariamente su Fucine Mute 45)

Altre anatomie argentine: i dimenticati

Qualche tempo fa abbiamo parlato di come alcuni dei più grandi disegnatori della scuola argentina abbiano risolto ognuno a modo suo il problema dell’anatomia umana e della sua applicazione al fumetto. A rileggerlo oggi quel pezzo sembra poco più che un tentativo di sfondare una porta aperta; anzi, di aprire delicatamente una porta già abbondantemente sfondata e risfondata da altri…
Perché Zanotto, Altuna, Alcatena, Enrique Breccia e Alberto Salinas sono, chi più chi meno, delle star del fumetto riconosciute e celebrate da tanti. L’analisi della loro interpretazione dell’anatomia è in fondo l’ennesimo tributo che viene reso alla loro grandezza. Ma all’ombra di questi colossi esiste una moltitudine di disegnatori meno celebrati, meno fortunati e forse anche meno bravi, vittime però di un ingiusto oblio assolutamente immeritato. Si tratta di quei disegnatori che forse non vedremo mai su Euracomix o I giganti dell’avventura, ma che dalle pagine di Lanciostory e Skorpio sanno ancora appassionare e affascinare i lettori. Sono professionisti che non hanno saputo legare il loro nome a un successo duraturo; oppure che hanno adattato con troppa disinvoltura il loro stile a canoni più modesti; o ancora che si limitano ad eseguire con coscienza ma senza troppo entusiasmo il loro lavoro. In effetti, molti disegnatori potrebbero rientrare nella categoria ed i criteri con cui è stata organizzata la rassegna di cui sotto sono assolutamente arbitrari e criticabili. Capita però a volte che un disegnatore non eccelso abbia un particolare stile che ce lo rende comunque “simpatico”, oppure può succedere che un autore poco celebrato ci appaia in un certo periodo più ignorato del solito quando noi vorremmo vederlo celebrato come merita. Con tali premesse, quale valore può avere l’analisi dello stile di un Vogt o di un Olivera? Se non altro, per una volta i riflettori saranno puntati su quei disegnatori di cui ci si dimentica troppo facilmente quando invece talvolta meriterebbero di figurare nel novero dei colleghi più famosi. (comunque non facciamola tanto drammatica: I dimenticati è principalmente la citazione di una vecchia serie di Casalla e non certo la constatazione che questi autori hanno concluso il loro ciclo)

Carlos Enrique Vogt



Nato nel 1933 è uno dei decani del fumetto argentino. In Italia è arrivato grazie all’interessamento di Florenzo Ivaldi, che presentò il suo prattiano Doc Carson su Sgt. Kirk e gli aprì la strada per la pubblicazione da parte della Cenisio. Dopo alcuni anni di silenzio (e comunque quelli precedenti furono di quasi anonimato) ricompare su Lanciostory con il western Canada Joe scritto da Ray Collins. Come primo contatto col pubblico popolare italiano non è riuscitissimo: da rigoroso seguace delle quattro strisce della Columba (con rare incursioni nelle due o tre grandi strisce orizzontali della Frontera di Oesterheld) Vogt forse non si trova a suo agio con un formato che richiede meno vignette e quindi più attenzione ai particolari e ai dettagli. In pratica continua a disegnare le 6 o 9 vignette del formato Skorpio come se si trattasse delle 12-16 di El Tony o Fantasia, dando quasi l’impressione che si tratti di disegni ingranditi. Canada Joe fu comunque un buon successo e venne anche ripreso anni dopo su Skorpio ma il primo impatto di Vogt col grande pubblico italiano non fu dei migliori. In seguito recupererà con gli interessi il meritato apprezzamento dei lettori ma il suo cammino verso il 1998 (anno da cui i suoi lavori saranno definitivamente pubblicati col giusto rigore filologico) sarà costellato di continui adattamenti e rimontaggi delle tavole e da ulteriori cambi di formato delle stesse.



Sul numero 18 del 1988 Lanciostory inizia la pubblicazione di una delle migliori serie di Robin Wood, e senz’altro una delle più partecipate: Mojado. I disegni sono di Vogt, e al confronto con quelli di Canada Joe sono una vera rivelazione (lo sottolinea giustamente anche Franco Spiritelli su Fumo di china 26, definendo al contrario «orrido» Canada Joe). Con un rigore e una precisione che denunciano anni di “mestiere”, Carlos Vogt illustra con incisiva semplicità le disavventure di questo orfano senza nome (è semplicemente un «bagnato», come vengono chiamati i messicani che attraversano clandestinamente il confine degli USA) e di episodio in episodio fa sfoggio di un’indimenticabile galleria di volti ed espressioni. Il suo tratto è contemporaneamente nitidissimo ed enfatico: quasi non serve leggere nuvolette e didascalie per capire cosa dicono o pensano i personaggi. Personaggi che sono tutti perfettamente caratterizzati e quindi impossibili da confondere l’uno con l’altro come invece succede nelle tavole di alcuni presunti “maestri”…
Complessivamente il disegno di Vogt è piuttosto essenziale (pur non essendo povero) e la forte espressività dei suoi protagonisti è controbilanciata da sfondi e dettagli tratteggiati quel minimo che basta per essere riconoscibili. Lo scotto più grande però Vogt lo paga a livello di organizzazione della tavola. È forse il disegnatore più bravo nel gestire le famose quattro strisce di Columba e il suo formato preferito è quanto di meno moderno possa essere percepito dai lettori degli anni ’90, ormai abituati a tavole ipercinetiche ed “esplosive”. Forse la sua adesione a un metodo classico di narrare a fumetti gli aliena ingiustamente le simpatie dei lettori più giovani e dei modernisti a oltranza. E purtroppo, poco dopo, ci penserà l’Eura a peggiorare la resa dei disegni di Vogt.
Da Lanciostory 2 del 1989 Mojado subisce un adattamento identico a quello di Savarese e di altri fumetti: le quattro strisce originarie devono diventare tre, per uniformarsi allo standard delle riviste Eura (e d’altronde anche lo Skorpio argentino si basava quasi esclusivamente su una struttura a tre strisce). Purtroppo i risultati sono decisamente ingrati con Vogt più che con altri disegnatori. Nel processo di rimontaggio (che contempla purtroppo anche l’eliminazione di dettagli o di intere vignette e il completamento maldestro di alcuni disegni) il suo tratto essenziale non regge molto bene alla prova dell’ingrandimento. Oltretutto, l’inchiostro ogni tanto tende a ingrossarsi e a sbavare, rendendo meno nitide alcune immagini e fondendo in un brutto nero compatto alcuni tratteggi. Complessivamente si ha l’impressione che alcune vignette siano un po’ vuote e i colori piatti che vengono stesi dall’Eura non migliorano certo la situazione. Rimangono i meravigliosi volti del suo “bestiario”, ma sono poca cosa in confronto con le belle tavole originali.



Quando la terribile crisi del fumetto argentino si abbatterà anche su D’Artagnan, Nippur, Fantasia e le altre riviste della Columba Mojado verrà continuato direttamente per l’Italia e Vogt produrrà in prima persona delle tavole strutturate su queste benedette tre strisce (per un breve periodo, comunque, l’Eura presentò gli ultimi episodi argentini senza modificarli). Il risultato è ottimo, un abisso rispetto agli esiti di Canada Joe: forse il passaggio ad un tratteggio al pennino è stato risolutivo. Ma purtroppo questi ultimi episodi di Mojado non ci ripagano certo di tutte le vecchie tavole smembrate e rimontate, tanto più che le successive ristampe di Mojado (vedi sotto) saranno ulteriormente tagliuzzate e adattate, uniformando così anche i primi episodi alla brutta e confusa versione degli altri. Stendiamo un velo pietoso.
Pepe Sanchez (altro parto di Wood) ha subito il destino inverso: presentato su Skorpio già rimontato ha poi recuperato terreno con gli ultimi episodi, riproposti fedelmente. Di sicuro trovare ben 20 pagine o più di un fumetto dalla resa non eccellente (tante risultavano dopo l’adattamento) può aver infastidito qualche lettore facendolo dubitare delle reali capacità dell’ottimo Vogt. Il quale, ritornando a Pepe Sanchez, ha avuto un destino speculare in Argentina e in Italia. Infatti, eccezion fatta per i suoi western, Vogt è principalmente un disegnatore umoristico. In Italia, al contrario, si è fatto notare con Mojado, una serie estremamente realistica dai toni spesso drammatici. E probabilmente è stato con molta cautela e dopo lunghi ripensamenti che l’Eura ha voluto tentare la carta di Pepe Sanchez, come probabilmente alla Columba avranno discusso animatamente prima di decidere se affidare al disegnatore di Mi novia y yo, Lino e Billy Grant (tutti fumetti comici scritti da Wood, stando almeno al già citato numero 26 di Fumo di China - indagheremo) la realizzazione di un fumetto “serio” come Mojado. I risultati hanno però trionfalmente decretato Vogt come disegnatore tra i più versatili ed efficaci, capace di passare con disinvoltura da un contesto all’altro e da un’atmosfera alla sua opposta sempre mantenendo inalterato il proprio stile. Vogt si basa su piccoli ed eleganti tocchi, su semplificazioni anatomiche semplicemente perfette e su un uso molto ragionato degli spazi interni di ogni vignetta. E la sua capacità di dare vita ai personaggi senza ricorrere alla caricatura o al grottesco è stupefacente, tanto da esulare da semplici definizioni o da tentativi di analizzarla.



Vogt è stato molto presente su Lanciostory e Skorpio negli ultimi tempi: il primo ha ospitato 3 anni fa la lunga serie Killroy mentre sul secondo si è ammirata la pubblicazione dell’ottimo Mi novia y yo (tradotto come Lei e io). Si tratta però di opere realizzate negli anni ’70 e forse la produzione più recente del disegnatore sono gli ultimi episodi di Mojado realizzati ad hoc nei primi anni ’90; nel 1994 Wood aveva dichiarato di essere ancora impegnato nella produzione di Mi novia y yo, che forse è stata disegnata da qualcun altro dopo Vogt (il materiale presentato dall’Eura risulta essere un po’ poco per una serie durata più di vent’anni).
Carlos Enrique Vogt ha realizzato negli ultimi anni vari fumetti su testi di Viviana Centol: le serie La Cercatrice di Storie, Nebbia Rossa e una serie di storie brevi western che mettono alla berlina le convenzioni del genere.

Opere principali: Canada Joe (Collins), Mojado (Wood), Pepe Sanchez (Wood), Lei e io (Wood).

Ristampe e edizioni in volume: Doc Carson e qualche altro western si possono trovare come protagonisti o in appendice nelle pubblicazioni pocket della Cenisio come Rintintin e Sgt. Kirk pocket (non dovrebbe essere impossibile ritrovarne alcune, sono comunque edizioni rimontate utili però per rilevare l’influenza di Hugo Pratt su Vogt); Mojado ha avuto la sua edizione in inserto su Lanciostory dal n° 1 del 1998 al 9 del 2000 (due volumi) e prima della nascita de I giganti dell’avventura era stato protagonista di due grandi volumi brossurati che ne tradivano ancora di più il formato originale. Si intitolavano Mojado e Addio, Guadalupe! (entrambi usciti nel 1992) e sicuramente si possono recuperare nelle fumetterie o grazie ai “pacchi” che i distributori immettono periodicamente nelle edicole.
Dal momento della pubblicazione di questo pezzo su Fucine Mute a oggi le opere di Vogt sono state ristampate in varie occasioni: Mojado ha avuto la sua versione sui Giganti dell’Avventura nei numeri 46, 48, 50, 53, 56, 59 e 61 mentre Nebbia Rossa (ribattezzata Detective Abbeyard) è stata ospitata nella stessa collana sui numeri 74 e 77.
Lei e io e Pepe Sanchez hanno avuto invece una versione in inserto su Lanciostory a partire rispettivamente dai numeri 31 del 2004 e 26 del 2007.

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