Marco Steiner (MS):
Miraggi di Memoria rappresenta il
resoconto di una serie di veri viaggi che lungo il percorso tendevano alla ricerca
di sensazioni e spunti che provenivano dalla strada ma nello stesso tempo anche
da ricordi di libri, disegni, musica, film; nell’insieme, quello che ho cercato
è una specie di itinerario onirico fuori dai limiti precisi del tempo.
Questo libro è un omaggio allo spirito non tanto
avventuriero quanto di viaggiatore curioso e di sognatore che Corto Maltese
rappresenta.
Ho avuto la fortuna di collaborare con Hugo Pratt negli
ultimi sette anni della sua vita e di percorrere in seguito, scrivendo le prefazioni
alle storie di Corto Maltese, i luoghi delle avventure che Corto visse all’incirca
cento anni fa. Il mondo è cambiato totalmente, ovunque, ma se si viaggia
cercando lo sguardo di Corto Maltese (cioè quel misto di curiosità e rispetto
delle altre culture), si riesce a percorrere un viaggio che in qualche modo riecheggia
quel mondo.
Si trovano dettagli reali, personaggi, suoni e profumi che
portano lontano e il luogo attraversato si apre alla fantasia. Queste sei
storie sono un omaggio al modo di raccontare (non solo di disegnare) di Hugo
Pratt.
Credo che il mio incontro con Muñoz rappresenti qualcosa di
particolare, un tributo alla narrazione, alla tecnica e all’amicizia di un vero
Maestro. Muñoz mi ha dedicato una copia disegnando un bel ritratto di Corto e
ha scritto che i nostri cammini si sono incrociati guidati dalla presenza di
Hugo.
Mi sento assolutamente onorato da questa collaborazione.
In questo libro ci sono tante cose, almeno lo spero: tutto
quello che rappresenta il Racconto e il Viaggio à la Corto Maltese e in più c’è la musica dei disegni di Muñoz, con
tutto il suo stile e la reminiscenza della scuola prattiana. Ho ascoltato molta
musica scrivendo questi racconti, spero si senta nell’aria.
LL: Che tipo di
assistenza forniva a Hugo Pratt?
MS: Io ero più
che altro un amico di Hugo Pratt, non conoscevo assolutamente il fumetto, ma
conoscevo la letteratura, la musica, il cinema e la modalità di viaggiare di Hugo
Pratt, libero, senza schemi e preconcetti. L’ho conosciuto nel 1989 e ho collaborato
con lui fino al 1995. I giornalisti hanno coniato per me l’espressione “era la
Wikipedia di Hugo Pratt” ma è un’assoluta esagerazione perché Pratt non aveva
bisogno né di Wikipedia né di me per le sue storie. Io ero una specie di amico-autista-ragazzo
di bottega-collaboratore che ricercava nella sua biblioteca, ma anche il giro
per il mondo, stimoli e spunti di cui parlare con lui perché fondamentalmente
(e da qui nasce il mio modo di scrivere) Hugo Pratt ha sempre lasciato nelle
sue storie, così come nei suoi discorsi, delle porte socchiuse che solo chi è
curioso ha voglia di aprire. Pratt non apriva mai quelle porte, lasciava che
fosse il collaboratore o il lettore a spingersi in quel mondo ed è per questo
motivo che ho cercato sempre, dopo la scomparsa di Hugo Pratt, di trovare una
strada che fosse in qualche modo vicina, parallela, ma che non s’incrociasse profondamente
con quella di Corto. Cercavo la distanza, il riverbero, non il contatto. Non
volevo continuare le storie di Corto Maltese, per quello ci sono bravissimi
disegnatori, io volevo raccontare l’universo che Pratt ha aperto a tanti
giovani come me. Per questo motivo ho iniziato immaginando un Corto Maltese
giovanissimo per i miei romanzi.
LL: Certo, Pratt
aveva una grandissima cultura ma l’importante è che quello che non sapeva
inventava.
MS: In qualche
modo mi ha fatto fare la stessa cosa. Ho provato a inventare partendo dai suoi
spunti quando abbiamo iniziato a collaborare per un libro molto importante (non
è più un segreto, l’ho già detto a qualcuno: ho lavorato con lui in Avevo un appuntamento Ed. Socrates). Questo
libro è nato perché al ritorno da un suo grande viaggio nel Pacifico, Pratt mi
prese sotto braccio e mi disse: «Voglio fare un bel libro, un libro diverso, ho
intenzione di disegnare degli story-board acquerellati. Ci saranno delle
fotografie e poi ci saranno le storie che raccontano i luoghi, i personaggi, i
film e i libri dei miei sogni, i sogni che ho cercato per tutta la vita e che
sono sintetizzati in queste poche parole: i Mari del Sud. Ci sono andato, li ho
visti, ti racconterò qualcosa e poi “ti te inventi”, “ti te trovi”, “te cerchi”
e “ti va avanti da solo”».
La cosa più grande che Pratt mi ha dato è questa sua
fiducia.
Da lì non è nata soltanto la nostra prima vera collaborazione,
è nato Marco Steiner. Questo mio pseudonimo l’ha inventato lui. Dai due nomi dei
protagonisti di storie che amavo tanto: Marlowe e Corto, sono diventato Mar-Co.
E Steiner perché mi ha chiesto quale fosse il mio autore preferito e io gli ho
risposto: “Steinbeck” e lui «Allora ti sarà Steiner, che xé uno Steinbeck
mitteleuropeo come ti!», perché sono friulano di origine.
LL: Anch’io. Di
dove?
MS: Sono
originario della provincia di Pordenone, dalle parti di Sequals, il paese di Carnera,
Travesio è dove sono nati mio padre e mia madre e io sono molto legato a quei
luoghi, ci ho passato la mia gioventù girando in bicicletta. Per questo motivo,
spesso Pratt mi parlava in veneto.
Questo è quello che ha fatto Pratt, non solo con me: ha
aperto strade a persone che avevano qualcosa da dire, voglia di cercare e la
passione per insistere. Potevano essere disegnatori, scrittori, fotografi,
scultori, viaggiatori, in qualche modo lui ha fatto qualcosa di preziosissimo:
ha seminato germogli di passione e curiosità, secondo me questa è la cosa più
importante che un autore può fare nei confronti dei lettori e degli
appassionati.
È quello che servirebbe oggi, ancora di più, sempre di più,
servono bravi autori, bei libri scritti o disegnati per invogliare a leggere, a
crearsi un proprio immaginario, un universo da cercare, da scoprire, ma anche
da riscoprire dentro noi stessi, qualcosa di profondo in cui credere.
Il viaggio di Corto, secondo me, è un viaggio interiore, non
solo esteriore e Corto cambia molto dalla Ballata a Mü perché compie un vero
percorso.
Viaggiare dovrebbe servire a questo, ad aprire gli occhi e a
ragionare con la propria testa.
LL: Marco Steiner
oltre a Miraggi di Memoria: lei ha
scritto anche romanzi, tra cui la giovinezza di Corto Maltese. Come si articola
la sua produzione?
MS: La mia
produzione è cominciata con un primo libro che viene da un’idea che mi aveva
suggerito Hugo Pratt, lui mi disse «Comincia a scrivere, ma non partire da
Corto, inventati qualcosa che sia ambientato molto tempo dopo, un oriundo, un
qualcosa di diverso e leggiti bene Tango
e la storia degli irlandesi del Sinn Fein, poi inventati una storia attuale di
qualcuno che cerca lontani ricordi di famiglia...» Da queste parole è nato L’ultima pista, (Cadmo). Anche il titolo
era un suggerimento di Pratt, il vero titolo doveva essere: Ancora un’ultima pista, che sarebbe
stato molto più poetico, ma purtroppo è stato semplificato.
Dopo questo piccolo libro ho provato a raccontare qualcosa
di Corto, ma per il discorso che ho già fatto riguardo al mio rispetto nei
confronti di Pratt ho provato a “immaginare” una cosa diversa, la giovinezza di
Corto. Mi pare presuntuoso dire di avere “creato” qualcosa, in realtà ho
immaginato la gioventù di Corto Maltese attraverso una biografia possibile, dei
dati di fatto che Hugo Pratt aveva lasciato, come il nome e la provenienza
della madre, qualcosa del padre, una data precisa di nascita. Ho provato a
entrare in quella porta socchiusa che è la gioventù di un Corto ragazzino che
s’imbarca su un veliero e parte dalla Scozia per arrivare in Sicilia. Sono nati
così due romanzi: Il Corvo di pietra e Oltremare, pubblicati da un grande editore come Sellerio. Oltremare fra l’altro mi ha dato un’altra
immensa soddisfazione: vincere il Premio di Letteratura Avventurosa Emilio
Salgari. Ma questo premio oltre che uno stimolo per me è stato anche un grande
omaggio a Pratt e alla strada che mi ha aiutato a percorrere. A questo punto
andrò avanti, con Corto o senza Corto ma sempre nello spirito di Corto e di un’Avventura
mai fine a se stessa.
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