Tazane è una rockstar di
grandissimo successo che ha collezionato scandali e provocazioni, come ad
esempio dire che Hitler è uno dei suoi ispiratori, ma anche trasformare una
canzoncina pop per bambini nella sua nuova hit. La sua non è solo ostentazione
o strategia pubblicitaria, ma qualcosa lo tormenta veramente e lo spinge ad
avere anche atteggiamenti autolesionisti, oltre che a disporre del suo
entourage e dei suoi fan come meglio crede. La noia e l’apatia del successo non
bastano a spiegare i suoi atteggiamenti: c’è qualcosa nel suo passato e nella
sua vita sentimentale che lo ha portato a diventare così, ma non verrà chiarito
cosa. La situazione precipita dopo che Tazane stupra una fan: a quel punto, con
tutto lo strascico polemico e legale che ne segue, i suoi detrattori si fanno
ancora più virulenti e persino il suo gruppo lo abbandona. Fino al tragico
epilogo.
Skandalon non è esattamente una “storia” a fumetti, ma si concentra
sulle ultime fasi di una parabola discendente iniziata con modalità e motivazioni
che non conosceremo. Lo spirito con cui l’ha confezionata Julie Maroh è
nettamente più descrittivo che narrativo, con molte tavole che sviluppano le
sensazioni e gli stati d’animo del protagonista o che invece sono metafore
della sua percezione del mondo e dell’alienazione in cui è immerso. Quasi un
trattato di psicanalisi rock. Ma questa non è ancora la chiave di lettura
corretta.
Il volume si conclude infatti con
una postfazione dell’autrice stessa, in cui tracciando accademicamente una
storia della natura dei tabù (forse Levi-Strauss è citato con una certa
leggerezza, ma potrei sbagliarmi) lascia intendere che in realtà Skandalon è un pamphlet, teso a
dimostrare come anche le società più evolute abbiano bisogno di crearsi dei
capri espiatori a cui demandare la mondatura da tutte quelle pulsioni che non
dovrebbero mai venire alla luce. Il tormentato e odioso Tazane sarebbe quindi
il “buono” della storia, o perlomeno la vittima sacrificale. A livello
narrativo il fumetto può lasciare insoddisfatti, perché la linea su cui si
muove è semplice e senza sviluppi di sorta; a livello patemico offre invece
molto di più ma fondamentalmente rimane una storia a tesi. Questo è quanto,
prendere o lasciare.
La Maroh ha realizzato delle
tavole coloratissime usando dei colori pastosi (tranne le ultime che sono
acquerellate), riuscendo con efficacia a trasmettere gli stati d’animo dei
personaggi e a evocare le giuste atmosfere. Non so quando è stato realizzato Skandalon, da alcuni dettagli sembra che
risalga (o almeno sia ambientato) nel 2011, però mi sembra che il tratto
dell’autrice fosse un po’ più acerbo rispetto a Il Blu è un colore caldo. È chiaro che visto il tenore del fumetto
è più importante l’espressività del rigore accademico, ma sono rimasto un po’
interdetto nel vedere certe semplificazioni anatomiche o certe derive
marcatamente caricaturali, tutte comunque funzionali allo spirito ultimo del
fumetto.
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