domenica 31 marzo 2019

Linus 4/2019

Toh, ieri è già uscito il Linus di aprile. Quindi, come un disco rotto, eccomi anche questo mese a ripetere (più o meno) le stesse cose.
Sempre graditissimi i Classici (Peanuts, Little Ego in Slumberland, Calvin & Hobbes), oltretutto per il secondo numero di fila mi viene risparmiato Barnaby. Deliziosi come sempre Bacilieri, Perle ai Porci, Mutts (che strani colori stavolta, però), i Literary/Science Cartoons di Tom Gauld e la terza di copertina di Zattera. Eleonora Antonioni realizza un gustosissimo fumetto breve in cui stigmatizza il moralismo, secondo me la sua prova migliore vista su Linus. Toffolo e Viscogliosi perseguono le loro personali poetiche creando ciascuno due tavole assai ermetiche ma molto suggestive.
Torna finalmente l’ottimo Merendino di Lorenzo Mò, con un episodio un po’ malinconico in cui si consolida la continuity della serie. Anche Carpinteri si collega ai suoi interventi precedenti, e coi suoi supereroi così particolari lancia anche il progetto “SEMPRE Comics” con cui i lettori potranno avere un ruolo nella creazione delle prossime avventure (anche il Voglia di Cane di Cadelo si sviluppò inizialmente da un’idea del genere, oggi con l’immediatezza di internet la cosa potrebbe funzionare in maniera molto più spedita).
Torna anche Klaus e continuano I quaderni di Esther: carini entrambi, ma senza i picchi che ogni tanto avevano avuto nei numeri scorsi. Anche la Inkspinster di Deco è abbastanza piacevole ma non ha il mordente di alcune delle prove passate. Glen Baxter è piuttosto insipido e nessuna delle 16 vignette con cui è presente spicca sulle altre.
Molto buone le new entry: Stefano Tartarotti ha realizzato un divertentissimo Prima le cimici, che secondo me avrebbe funzionato perfettamente (forse anche meglio) senza il sottotesto politico che lo caratterizza. Bambi Kramer presenta una sorta di poesia a fumetti, una di quelle cose che detesto ma che nel suo caso è piuttosto suggestiva; inoltre è disegnata molto bene e mi piacerebbe vedere l’autrice all’opera su un fumetto propriamente detto. Il greco Ektor confeziona con un tratto minimalista e pupazzettistico (ma non privo di una sua eleganza) una storiellina molto simpatica.
A chiudere il numero c’è un’anticipazione del prossimo lavoro di Igort, Kokoro. È innegabile che gli acquerelli siano belli, pur se il tratto di Igort è sempre austeramente ingessato (ma il suo stile è così, prendere o lasciare), però questi esperimenti di memorialistica a fumetti, che poi fumetti non sono, mi lasciano sempre un po’ perplesso. In questo numero infatti ce n’è un altro, American West di Emiliano Ponzi, che però nel sommario è stato giustamente inserito sotto la voce «Diari» e non «Fumetti».
Da segnalare anche una parte redazionale molto interessante, anche se avrei due appunti da muovere: non mi pare che la collana Millelire fosse spillata come ricorda Paolo Interdonato nello Gnommero (dando per scontato che intendesse Cento Pagine Mille Lire, ma forse quella che ricordo io era un’altra collana e non di Stampa Alternativa) ma soprattutto a pagina 91 viene ripetuto il testo delle pagine precedenti, eliminando parte del bell’articolo di Adriano Ercolani su Alan Moore! Credo che visto l’argomento, il potere dell’immaginazione, il blocco saltato citasse Providence, in cui Moore ha mostrato come alla fine il Necronomicon è finito per esistere veramente.
Pur con la frammentarietà che costituisce il marchio di fabbrica della rivista, ho trovato questo numero primaverile molto piacevole.

giovedì 28 marzo 2019

Fumettisti d'invenzione! - 139

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

[TELEVISIONE] CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE (pag. 119)

SCHOOL OF ROCK (idem, Nickelodeon)
(USA 2016/2018, 3 stagioni, 45 episodi)
Commedia musicale, Nickelodeon, creato da Jim e Steve Armogida (basato sul film omonimo). Con Tony [Anthony] Cavalero, Breanna Yde, Jama Williamson

Ispirata al film omonimo del 2003, questa serie segue la crescita di cinque ragazzi che formano una band segreta nell’esclusiva scuola media che frequentano, spinti dall’anticonformista insegnante Dewey Finn.

Episodio Heroes and Villains (2017)
Scritto da Harry Hannigan

Un’accorata discussione su quali siano i migliori supereroi finisce in una lotta a colpi di cibo, per cui sia i fumetti che il giovedì delle polpette vengono banditi dalla scuola. Tomika, bassista e cantante della band, crea allora un fumetto tutto suo con protagonisti i suoi amici e il professor Dewey, ma non tutti apprezzano il ruolo e i superpoteri che hanno le loro versioni di carta.
Pseudofumetti: vengono citati Fireface e Mr. Frosty.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)
LA VEDOVA BIANCA
(Italia 2017, webcomic, © Fran De Martino, satira)
Fran [Fran De Martino]

Canale Channel decide di varare Comic Master, un reality show con protagonisti aspiranti fumettisti. Si tratta di un semplice riempitivo in attesa di materiale più appetibile per un pubblico generalista, ma la (s)fortunata coincidenza della morte di uno degli anonimi concorrenti, ideatore di una fatina di cui fa anche il cosplayer, rilancia il progetto.
La prima parte del webcomic è stata raccolta in un volume cartaceo nel 2018, la seconda uscirà nel corso del 2019 direttamente in volume.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

“SUCCEDE”… UN INCONTRO A FUMETTI DI LELE CORVI
(Italia 2013, in Fumo di China, © Lele Corvi, reportage)
Lele [Gabriele] Corvi

Resoconto di un seminario sul fumetto del vignettista Lele Corvi, dopo che le sue opere furono selezionate per una mostra a San Donato Milanese in occasione del Premio Giuseppe Novello (rassegna internazionale di umorismo e satira di costume) che si tiene a Codogno.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

SPIROU (IDEM)
(Belgio 1938, in Le Journal de Spirou, © Dupuis, commedia, avventura)
Rob-vel [Robert Velter]

Spirou (“scoiattolo” in fiammingo), un fattorino di hotel con la caratteristica divisa e il suo amico reporter Fantasio sono i protagonisti di avventure ricche di azione e di humor. Uno dei grandi eroi del fumetto belga, noto soprattutto nella versione realizzata da André Franquin.
Alfredo Castelli lo cita alla voce CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI in riferimento al volume Vilain Faussaire! uscito nel 1983 a opera di Tome e Janry, ma Spirou ha a che fare con la metanarrazione sin dal suo esordio, quando già dalla copertina del primo numero di Le Journal de Spirou vediamo il suo creatore che gli dona la vita.

lunedì 25 marzo 2019

Le ragazze nello studio di Munari

Grazie alla campagna sconti della Bao anch’io sono riuscito finalmente a leggere questo volume tanto acclamato di Alessandro Baronciani (mi pare che abbia vinto anche qualche premio).
Mah.
È un’opera abbastanza gradevole che presenta anche qualche spunto interessante, ma che a stento si può definire un fumetto. Il protagonista è un libraio bibliofilo che vive tre relazioni sentimentali in contemporanea, non per ingordigia sessuale ma per verificare quanto il metodo dell’adorato Bruno Munari sia applicabile alle relazioni umane. La narrazione è pesantemente descrittiva, con frequenti divagazioni di cui l’autore/narratore è il primo a scusarsi. I testi si potrebbero benissimo estrapolare per farne un libro solo in prosa e non si sentirebbe affatto la mancanza della parte grafica: anche le poche sequenze di dialoghi con le nuvolette e senza le onnipresenti didascalie potrebbero venire riportate pari pari. È anche vero che Baronciani, oltre a sfoggiare uno stile minimal incredibilmente caldo e gradevole seppur scarno, ha costruito ogni tanto delle tavole molto ben architettate con cui ha saputo imporre del movimento o un ritmo di lettura, ma si tratta di elementi isolati nel corpus del volume.
Il ricorso a virtuosismi cartotecnici come elementi tattili o inserti apribili (ennesimo omaggio a Munari) è troppo episodico per non dare l’impressione che nel complesso l’opera sia solo una versione un po’ più riuscita del tremendo Poema a Fumetti di Buzzati – autore citato nel fumetto, forse non a caso.
In appendice viene riportato uno scambio di mail tra Baronciani e tal Fabio, che gli avrebbe fornito il materiale di partenza con il suo romanzo Tre ragazze sole. Evidentemente è un artificio metanarrativo, perché l’unico autore risulta essere lui, ma questa postilla assume quasi i contorni di una giustificazione (Baronciani segnala a Fabio le difficoltà nel trarre un fumetto dal suo romanzo) se non addirittura di presa di distanza dal suo stesso lavoro.
Nel complesso Le ragazze nello studio di Munari è stato una lettura piacevole, per quanto programmaticamente priva di una direzione precisa, in cui ho apprezzato particolarmente le non infrequenti pennellate umoristiche. Detto questo, sono molto contento di averlo comprato scontato.

venerdì 22 marzo 2019

Post Pink

Come intuibile dal sottotitolo, Antologia di fumetto femminista, questa raccolta usa il fumetto non tanto per raccontare storie quanto per esporre delle posizioni o per testimoniare delle esperienze. Sarebbe quindi improprio sottolineare il frequente ricorso a un’esposizione che si basa molto sulle didascalie o su artifici grafici più illustrativi (e a volte caleidoscopici) che narrativi: l’urgenza delle autrici è un’altra. Tutti i fumetti ruotano ovviamente attorno all’universo femminile, alle difficoltà che incontrano le donne in una società maschilista e ai pregiudizi di genere.
Sara Menetti cuce insieme frammenti di situazioni che illustrano come le misurazioni del corpo femminile siano una costante della vita di una donna. Molto belli i disegni e in generale tutta l’organizzazione grafica delle tavole.
Alice Socal si espone raccontando i suoi sogni fallici irridendo la psicanalisi (il suo contributo si intitola appunto La mente e il sogno) e al contempo satirizzando l’ambiente dei social, ma inserendo nel flusso dei suoi pensieri anche episodi sin troppo drammatici: visto che la storia è fortemente metanarrativa forse è un esperimento per mettere alla prova il lettore. I disegni molto personali sono perfetti per questo tipo di storia.
Margherita Morotti ricorre a una vicenda esemplare per parlare dei ruoli preconfezionati che la famiglia e la società cuciono addosso a maschi e femmine. L’uso delle convenzioni del fumetto è ben padroneggiato e spinto oltre i suoi limiti canonici (esempio degli artifici “caleidoscopici” di cui dicevo sopra) e la risoluzione finale, visto che qui una storia c’è, è molto simpatica.
Sara Pavan realizza forse il contributo migliore, con una storia realmente narrativa (c’è persino un accenno di mistero da risolvere) raccontandola da una prospettiva originale e spregiudicata dato il contesto, ovvero da parte di donne che giudicano dall’aspetto altre donne. Peccato però che l’aspetto grafico non sia proprio alla stesso livello di quello testuale, con sfondi riempiti in maniera frettolosa e invasiva da effetti digitali.
Alice Milani riporta un fattaccio di cui è stata forse testimone, e le conseguenze anche a lungo termine che uno stupro hanno su tutta la vita di una donna. L’intento sarà pure lodevole, ma il resoconto finisce per essere freddo e i disegni non sono molto adatti: con la loro matrice sketchy  volutamente infantile sembrano più intenzionati a normalizzare il fenomeno piuttosto che a denunciarlo nella sua brutalità.
“La Tram” realizza un dramma da camera in cui due generazioni si scontrano sulla necessità (inevitabilità?) di avere un uomo accanto. Un lavoro molto coinvolgente e disegnato molto bene.
Destino anatomico è un viaggio (metaforico ma anche fisico e nella memoria) negli stereotipi e nelle credenze che sin dalla Bibbia hanno riguardato il corpo della donna. I disegni di Silvia Rocchi sono rapidi e sporchi, inadatti anche per uno storyboard o per gli sketch di un visualizer, ma i testi sono molti arguti e coinvolgenti, e soprattutto non girano a vuoto ma delineano una storia con un finale preciso e in cui tutte le parti sono collegate.
Cristina Portolano illustra l’estasi mistica dell’orgasmo basandosi sulla testimonianza della monaca Ildegarda di Bingen e dedicando al disegno più cura che non in Quasi signorina.
Per finire, Fumettibrutti confeziona una storiellina evanescente e disegnata col suo stile abituale, ostentatamente poco curato e approssimativo. Oltretutto non è nemmeno chiaro lo spunto di partenza. Di cosa ha voluto parlare? Della responsabilità che si sente addosso una donna dopo il primo rapporto? Della pressione che si può provare quando si passa per “una facile”? Della necessità di usare il sesso come strumento per ritagliarsi un proprio spazio? Oppure di un vero e proprio trans? Mistero, la foto che chiude la storia confonde le idee più che chiarirle.
Ogni storia consta di 10 tavole ed è introdotta da un frontespizio nel cui verso ci sono una biografia dell’autrice e un’introduzione alla sua storia, cosa quest’ultima che si sarebbe potuta evitare visto che nella maggior parte dei casi è un po’ troppo anticipatrice.
Il progetto è stato curato da Elisabetta Sedda ed è introdotto da una prefazione di Michela Murgia.
Considerate la foliazione, le caratteristiche cartotecniche molto buone e la fisiologica settorialità del prodotto, solo una realtà solida come Feltrinelli Comics poteva proporlo a 16 euro.

mercoledì 20 marzo 2019

Siamo già il 20...

...ma il nuovo numero di Volt non è ancora uscito.
O l'hanno già esaurito nei posti dove lo vedo di solito?

lunedì 18 marzo 2019

Una valle

Si è fatto aspettare a lungo (persino Fumo di China ne ha parlato prima che arrivasse alla fumetteria dove l’ho ordinato) ma l’attesa è valsa la pena.
Una valle in origine avrebbe dovuto uscire in un’altra forma: il classico volume alla francese di 46 tavole realizzato da uno sceneggiatore (Gabriele Bernabei) e un disegnatore (Giovanni Degli Esposti Venturi). La scomparsa prematura del secondo ha portato a un ripensamento del progetto che è diventato un’occasione per omaggiarlo ampliando notevolmente la foliazione del volume finale, anche se le parti a fumetti occupano sempre 46 pagine.
La storia è a sua volta l’intreccio di due omaggi: viene rievocata la figura di Romolo Liverani, qui ribattezzato Remo, ma il protagonista ha le fattezze di Magnus, che come il Liverani visse i suoi ultimi giorni a Castel del Rio, nella valle del Santerno. L’artista viene incaricato da un editore milanese di realizzare delle illustrazioni che raffigurino la valle. Qui, nell’arco di 8 capitoli (più prologo ed epilogo), viene a contatto con la fauna umana locale, spesso pittoresca, e si innamora di quei luoghi tanto da farne la sua ultima dimora.
Per sua stessa natura, Una valle è un’opera frammentaria e sincopata, in cui perdiamo le tracce del protagonista anche per alcuni mesi per poi ritrovarlo nel capitolo successivo che si concentra nuovamente su un episodio tratto dal folklore o dalle tradizioni locali – in un’occasione viene anche “fumettata” una poesia. Il risultato è affascinante, ma in alcuni casi rimane l’impressione che alcune vicende avrebbero meritato un approfondimento, in particolare quella del fantasma della Pellegrina con cui si conclude frettolosamente, giusto il tempo di una comparsata, il secondo capitolo. La particolare struttura degli episodi contribuisce a ingenerare un senso di sospensione: essendo dispari (cinque tavole l’uno) e introdotti ognuno da un proprio frontespizio, l’ultima tavola finisce sempre sulla pagina destra; il lettore volta pagina credendo che la storia continui e invece dall’altro lato c’è solo una pagina bianca.
La parte grafica è eccezionale. Degli Esposti Venturi ha avuto il tempo di finire solo 3 degli 8 capitoli e di disegnare 2 tavole su 3 del prologo. Le sue tavole sono stupende e, forse perché era esterno al mondo del fumetto, realizzate con un lavoro certosino e dettagliatissimo, che però non pesa sulla leggibilità e sulla recitazione dei personaggi. Il resto è stato affidato a disegnatori diversi che, seppure con stili anche radicalmente differenti, sono riusciti a rendere uniforme l’opera grazie all’alta qualità del lavoro e a una mezzatinta seppiata comune a tutti. Solo Beniamino Delvecchio ha avuto qualche incertezza, ma le figure a volte un po’ rigide del suo capitolo sono forse il risultato della scelta di omaggiare Magnus con uno stile tendente al grottesco.
La prova che ho gradito di più è quella di Massimo Bonfatti mentre il milazziano Simone Cortesi è stato uno piacevole sorpresa. Curiosamente lo stile espressionista e caricaturale di Marco Fontana si è adattato alla perfezione all’atmosfera del fumetto, mentre Piero Ruggeri ha confezionato quattro belle tavole (l’epilogo e la terza del prologo) senza far rimpiangere il lavoro di Degli Esposti Venturi.
La copertina è stata realizzata da Sergio Tisselli e Una valle vanta anche un’introduzione di Vittorio Giardino, che a quanto pare conosce a sua volta molto bene i luoghi rappresentati. Non mancano altri extra: la postfazione di Gabriele Bernabei spiega la genesi dell’opera, mentre nel resto del volume sono sparsi contributi grafici di molti dei disegnatori coinvolti e degli “ospiti” Alessandro Poli, Marcello Mangiantini e Antonio Montanaro.
Fosse arrivato per tempo, chissà: forse lo avrei messo nel Meglio del 2018.

venerdì 15 marzo 2019

Historica Biografie 23: Cixi la Dama Dragone (prima parte)

Un’altra “Regina di Sangue” viene a rimpinguare la collana Historica Biografie. In realtà la protagonista eponima (che nella versione originale si chiama Tseu Hi e non Cixi!) non è sotto i riflettori come nel caso di Fredegonda o Cleopatra, ma divide la scena con il suo complice eunuco Li Lianying e più in generale con le vicende della Cina di metà ’800.
La storia inizia nel 1848, quando i due si incontrano per caso: lui è un ragazzino mendicante, lei una adolescente manciù disinibita che con la sua condotta fa dannare il padre benestante. Entrambi sono molto ambiziosi e, assecondando i capricci del destino che li fanno incontrare, decidono di aiutarsi a vicenda e tentare l’impossibile: la scalata al potere nell’impero cinese. Cixi, che ancora si chiama Xhingsheng, verrà fatta partecipare a forza alle selezioni per le nuove concubine dell’imperatore, mentre Li Lianying si farà addirittura evirare per diventare eunuco ed entrare così a sua volta nel palazzo imperiale. Il rapporto tra i due non si basa sul rispetto o sull’affetto ma sulla consapevolezza che l’uno è utile all’altra e viceversa, e quest’ottica di freddo cinismo non preclude i rapporti sessuali tra i due affinché Xhingsheng impari a sfruttare a suo vantaggio le gioie del talamo – il giovane eunuco è effettivamente tale, ma all’inizio del fumetto vengono rapidamente riassunti i vari livelli di evirazione a cui un uomo poteva essere sottoposto.
Entrare nelle grazie dell’imperatore sembra difficilissimo per la giovane Xhingsheng, perché un’antica profezia vuole che l’impero cadrà in rovina a causa di una manciù di stirpe Yehe Nara, proprio quella a cui appartiene lei (che per questo viene ribattezzata Dama Yehenara). Ma per sua fortuna l’imperatore è troppo rincoglionito dall’oppio e dagli stravizi per prestare fede a questa leggenda, o anche solo per accorgersi di quello che gli succede attorno, e grazie agli interventi occulti e ai consigli di Li Lianying l’ambiziosa ragazza ne fa il suo burattino.
In effetti in alcune sequenze c’è un bel po’ di sesso, e gli autori si sarebbero potuti spingere un pochino più in là nella rappresentazione degli amplessi visto che la trama lo richiede e che le coperte che spuntano dal nulla sono un po’ ridicole.
La storia è scritta molto bene, coinvolgente e per nulla didascalica. La ricostruzione sembra essere estremamente scrupolosa e le varie informazioni e curiosità sulla Cina imperiale vengono veicolate con naturalezza attraverso i dialoghi o alcune sequenze secondarie. A metà del volume c’è un’ellissi piuttosto ardita che fa fare un salto di 8 anni alla storia, mentre i protagonisti sembrano quasi sparire in favore della rappresentazione degli altri avvenimenti che coinvolsero la Cina e il palazzo imperiale. È una scelta obbligata per poter dare il giusto quadro della situazione, ed è lodevole come Philippe Nihoul abbia mostrato la crudeltà non solo degli invasori britannici ma anche di quelli francesi.
Anche i disegni di Fabio Mantovani sono molto buoni: puliti, dinamici ed estremamente espressivi. I personaggi “parlano” con le loro posture e le loro espressioni e infatti Nihoul non ha ritenuto necessario aggiungere nulla al gioco di sguardi con cui a pagina 37 viene svelata al lettore la macchinazione di Cixi. Anche i colori sono opera del disegnatore, che forse si è lasciato prendere un po’ la mano dagli effetti digitali che ogni tanto distraggono dall’ottimo lavoro sottostante.
Che sia lo stesso Mantovani che anni fa venne beccato a ricalcare Risso, facendo naufragare un progetto di Palumbo? Non mi stupirebbe, visto che recentemente perfino Gamberi è stato riabilitato (con tanto di intervista su uno degli ultimi Fumo di China), a dimostrazione che un errore di gioventù non deve necessariamente stroncare una carriera.
Visto che non fa parte della collana Ils on fait l’Histoire, Cixi consta di 54 pagine di fumetto invece delle solite 46, ma non propone nessun approfondimento storico che mai come in questo caso per me sarebbe stato utile: che differenza c’è, ad esempio, tra i cinesi Manciù e quelli Han? Pazienza, il fumetto è comunque di qualità elevata.

giovedì 14 marzo 2019

Ricevo e diffondo


MATTEO SCALERA VINCE IL PREMIO GIACOMO PUERONI 2019 PER IL MIGLIOR DISEGNATORE DI FANTASCIENZA

La terza edizione del “Premio Giacomo Pueroni” è stata vinta dal disegnatore Matteo Scalera.

Matteo Scalera (Parma, 1982). È disegnatore, copertinista e autore completo per alcune delle più famose case editrici nazionali e internazionali. Dopo aver frequentato la Scuola del Fumetto di Milano, esordisce nel 2007 con Hyperkinetic, miniserie della Image Comics. Nel 2010 inizia la sua collaborazione con la Marvel, per diverse testate del personaggio di Deadpool. Dopo aver realizzato le copertine per numerose miniserie della BOOM! Studios, lavora sulla testata Secret Avengers (Marvel) su testi di Rick Remender. È sempre insieme a lui che pubblica, per la Image, Black Science, edita in Italia da BAO Publishing.

Il Premio viene assegnato annualmente, promosso dall’Associazione culturale ETRA di Monfalcone (GO) in collaborazione con l’Associazione culturale Novaludica di Palmanova.
Il riconoscimento è destinato  al “Miglior disegnatore di fantascienza” ed è intitolato al fumettista italiano Giacomo Pueroni,  scomparso nel febbraio 2017 all’età di 53 anni, disegnatore di molte storie sci-fi per Sergio Bonelli Editore (Jonathan Steele, Zona X, Nathan Never).

Il vincitore  viene individuato all’interno di una selezione di candidati, segnalati da un comitato scientifico  e quindi votati dallo stesso, oltre che da un gruppo di amici e collaboratori del disegnatore scomparso.
Il comitato scientifico è costituito da: Federico Memola, Giuseppe Palumbo, Sergio Ponchione, Matteo Stefanelli, Bepi Vigna, Luca Lorenzon, Roberto Franco.

Il Premio ha l'obiettivo di evidenziare il lavoro di un autore in attività, italiano o straniero, riconosciuto dalla comunità professionale internazionale e dai lettori, tramite il ricordo del fumettista scomparso.
In precedenza  è stato assegnato a Mario Alberti (2017) e Massimo Dall'Oglio (2018).

La premiazione ufficiale si svolgerà a Palmanova all’interno delle iniziative correlate al festival The Game Fortress (15-16 giugno).

Per informazioni: Roberto Franco |Associazione culturale ETRA | info@culturaeticaetra.com


Link utili


lunedì 11 marzo 2019

Cortocircuiti inaspettati

La copertina del numero 14 di (The) Dragon, la rivista di giochi di ruolo della TSR, era stata realizzata dall'allora sconosciuto Steve Oliff, che proprio quell'anno, il 1978, avrebbe mosso i primi passi come colorista nel mondo dei comic book, in cui avrebbe poi eccelso negli anni successivi.
Non sarebbe stato un caso isolato, qui mi pare che ci diede dentro con l'aerografo.

venerdì 8 marzo 2019

Linus 3/2019

E rieccomi a lamentarmi della formula del nuovo Linus e a comprarlo regolarmente mese dopo mese. Mah, finché dura. L’argomento di questo mese è il “nemico”, nel senso della paura verso il diverso generata ad arte da politici e finanzieri per distogliere l’attenzione della popolazione occidentale dai problemi reali. Argomento meritevole e condivisibile, che avrebbe meritato maggior approfondimento nella parte scritta, tanto più che la stretta vicinanza con il concetto di reportage offre il destro per la pubblicazione di quelle cose che evidentemente a Igort piacciono molto, cioè quelli che in realtà sono dei racconti illustrati; ma visto che sono “fumetti” non viene richiesto che il testo sia troppo profondo, men che meno che i disegni siano belli.
Il lavoro di Joe Dog, al secolo Anton Kannemeyer, è interessante anche se le due brevi storie pubblicate non bastano a farsi un’idea complessiva della sua qualità. Una è una parodia di Tintin, l’altra è un tranche de vie (con Hergé sempre presente) con allegato dizionario Afrikaans che rivela il razzismo alla base della mentalità sudafricana.
Maya Mihindou segue il flusso dei suoi pensieri in Respira, apprezzabile perché pur con elementi di base molto definiti ognuno può interpretarlo a suo piacimento; Ahmed Ben Nessid accompagna i testi del suo resoconto di vita con due vignettone (anche apprezzabili) per pagina; Migo con Rifugiati per sempre non mantiene fino in fondo le promesse né a livello grafico né testuale, ma è comunque una testimonianza di fumetto nordafricano, scena che viene descritta come piuttosto vivace; Campanella ricostruisce con Leone una storia vera del ventennio fascista, affidata però ai disegni poco adatti (validi ma più indicati per un pubblico infantile) di Mazza; Pierre Van Hove fa parlare fino alla nausea i protagonisti di Flash-ball, tutti dediti al loro impegno ma ignari di quello che succede loro attorno, tanto che non si riesce a capire se parteggi effettivamente per loro.
Sul tema del mese hanno detto la loro (più o meno) anche alcuni degli autori fissi della testata: Davide Toffolo offre un suggestivo, ma ben poco decifrabile, Bellosguardo in Senegal. Paolo Bacilieri fa danzare il suo Capitan Biscotto con dei mascheroni africani in testa: un’occasione per rievocare un aneddoto prattiano e ricordare l’amico Franco Mescola de Il Tesoro degli Imbala.
I Grandi Classici (Peanuts, Calvin & Hobbes, Little Nemo) confermano ovviamente la loro qualità e stavolta ho apprezzato McKay più del solito.
La roulette delle serie fisse a rotazione stavolta ci riserva Il mondo di Niger (gradevole nonostante i disegni, anche se la Giandelli ha un po’ trascinato queste sei pagine di strisce perdendo la freschezza originaria), il sempre piacevole Tom Gauld, i deliziosi Mutts, Perle ai Porci (il mio preferito, è la prima cosa che leggo della rivista) e I quaderni di Esther.
Esulano dal contesto, cioè non sono né legati al tema del mese né sono ospiti più o meno fissi di Linus, una bellissima storia breve di Sergio Ponchione, Have a Segar, e due pagine di vignette di Glen Baxter: le prime non sono granché ma poi l’autore decolla.
Nella parte redazionale risaltano i contributi di Graziano Origa (un po’ spoilerosi, però…) e il simpatico e piuttosto difficile “fumoku” (sudoku a fumetti) di Ennio Peres.
Tirando le somme, questo numero marzolino è senz’altro un buon acquisto, ma persiste una sensazione di frammentarietà (di Perle ai Porci vengono oltretutto regolarmente saltate delle strisce) e più in generale dell’assenza di un unico filo conduttore identitario nei singoli numeri. Che poi è proprio la linea adottata da Igort, ma anche consapevole di questo io apprezzerei molto una maggiore coesione. Certo, finché continuerà a fornirmi materiale per i Fumettisti d’Invenzione lascio correre volentieri.

martedì 5 marzo 2019

Tex Stella d'Oro 29: L'Uomo dalle Pistole d'Oro

Un gruppo di criminali sta eliminando uno dopo l’altro (e con grande profusione di violenza) degli uomini maturi che dopo aver militato nei Texas ranger si sono rifatti una vita intraprendendo altre attività. Tex e Kit Carson arrivano tardi per salvare uno di loro, Leo McKiney, ma uno dei superstiti all’ultimo massacro rivela chi c’è dietro questa serie di carneficine: si tratta di Juan Gonzales, che vent’anni prima combatteva contro l’esercito nordamericano e già era noto come “Golden Guns” per la particolarità di usare due pistole d’oro. Uno dei Texas ranger che all’epoca riuscirono a catturare Gonzales era proprio un giovane Kit Carson.
Fatta la conta dei sopravvissuti del vecchio nucleo di Texas ranger, dopo una sommaria indagine Tex e Kit riescono ad anticipare le mosse di Gonzales che però non si fa prendere facilmente – per quanto sia a sua volta ansioso di poter finalmente regolare i conti anche con Kit Carson. Ma alla fine anche lui andrà incontro al suo destino, nonostante la trappola che ha architettato.
L’Uomo dalle Pistole d’Oro promette in quarta di copertina «agguati, galoppate e sparatorie», ma non si riduce a questo. Gli accenni storici, per quanto poco più che accennati, contribuiscono a dipingere uno scenario realistico ed evocativo, mentre quei pochi elementi di detection (che si limitano quasi solo a un bambino che per caso ha colto un dettaglio) sono sufficienti a intrigare il lettore. Inoltre il confronto tra la spietatezza degli uomini di Gonzales e i non meno spietati Texas ranger che in un flashback gli impiccano i fratelli davanti agli occhi è decisamente suggestivo, e pur nella sussidiarietà della sequenza, potrebbe costituire un commento di Ruju sul fatto che una guerra corrompe chiunque vi partecipi, e che a volerle cercare chiunque può trovare delle motivazioni per le sue azioni.
I disegni di Guéra sono ottimi, la sua ligne lourde (forse un po’ memore del lavoro di Victor de la Fuente?) è sia molto bella che espressiva e dinamica, estremamente funzionale al racconto. Non a caso le sequenze chiave della storia sono interamente mute, cosa che credo sia rara in Bonelli e su Tex in particolare. I protagonisti possono leggermente cambiare fisionomia di vignetta in vignetta, ma a me va benissimo così visto che la cosa è giustificata da esigenze espressive (agli integralisti texiani non so quanto piacerà). Come nel caso di De Vita, anche a Guéra sono stati affidati molti paesaggi, ma a differenza di quell’occasione stavolta il racconto non ne è venuto fuori più asciutto di quello che avrebbe potuto essere, anche se un paio di snodi della trama sono stati riassunti rapidamente nei dialoghi. La dimensione del cartonato alla francese non è forse ancora sfruttata al massimo delle sue possibilità, ma qui ci andiamo abbastanza vicino.
Unica nota un po’ stonata di questo albo (oltre alla sillabazione «gentil-uomo» invece del corretto «genti-luomo» a pagina 20) sono i colori di Giulia Brusco, lividi e piuttosto coprenti oltre che basati su grandi campiture non sfumate, forse per assecondare lo stile di moda negli Stati Uniti.

sabato 2 marzo 2019

Dark Sun 1-5: Ianto's Tomb

Ah, le cose che si trovano su internet! Non avevo idea che esistesse un fumetto edito dalla IDW basato su Dark Sun, uno dei migliori mondi di campagna di Advanced Dungeons & Dragons, anche se l’anno di pubblicazione (2011) lascia intendere che sia stato realizzato per la quarta (o quinta?) edizione.
Considerato che probabilmente si tratta di poco meno che un enorme spot pubblicitario per il gioco di ruolo, questa miniserie in cinque numeri non è malaccio. Grudvik è un mul gladiatore (io ricordavo che nella prima versione i mul fossero glabri e più bassi degli umani, però) che fugge dalla schiavitù e incappa nel bardo Aki. Siccome Grudvik porta al collo un talismano che potrebbe essere la chiave delle ricchezze sotterranee della città-stato di Tyr i due decidono di dirigersi proprio là, dove il gladiatore spera di ritrovare la sua fiamma Rubi che gli ha dato il medaglione. Molto simpatica l’idea di un riassunto delle puntate precedenti prima dell’inizio del numero 1, in cui vengono fornite informazioni aggiuntive – o forse si tratta di un vero riassunto che copre quanto successo nel fascicolo Dungeons & Dragons 0?
Una volta arrivati a Tyr si ricongiungeranno con Rubi, una maga della Veiled Alliance, e insieme a lei e al suo nuovo compagno (anche lui mago in incognito) andranno a esplorare l’Under-Tyr, un sistema di rovine sotterranee su cui è stata eretta l’attuale città-stato. Il loro obiettivo è la tomba di Ianto, il patriarca della casa mercantile omonima; il malvivente elfo Mudrada il loro antagonista.
Alex Irvine rispolvera con professionalità un bel po’ di stereotipi del genere sword & sorcery, sempre tenendo d’occhio il mondo in cui è ambientata la storia (un deserto reso arido dall’uso della magia, con mostri molto potenti e alieni rispetto al fantasy canonico). Magia e poteri psionici vengono trattati sommariamente per ragioni di ritmo narrativo. Privo di colpi di scena non prevedibili o di sequenze liriche, il lavoro di Irvine è comunque dignitoso. Meno efficace la parte grafica, affidata allo svedese Peter Bergting: il suo stile è scarno e poco dettagliato, a volte grottesco e ogni tanto anche tirato via, un po’ nel solco di Declan Shalvey. In alcuni numeri si vede chiaramente che ha dovuto correre per rispettare le scadenze, buttando giù in tutta fretta le ultime tavole di quegli episodi. È poi raro che i personaggi mantengano le stesse fattezze e corporature anche solo da una vignetta a quella successiva. Inoltre, mentre Irvine si è dato da fare per ricostruire l’universo di Dark Sun (i primi numeri sono anche una sorta di catalogo dei mostri che si possono incontrare), Bergting ha usato per gli abiti e le architetture uno stile vagamente mediorientale che mal si sposa con quanto avevano prodotto a suo tempo Brom e Baxa. Piuttosto buoni i colori di Ronda Pattison, che pure in qualche rara occasione si lascia prendere la mano dagli effettacci che si possono ottenere col computer.
In appendice a ognuno dei cinque comic book ci sono le statistiche di gioco dei mostri e/o dei personaggi presentati nel corso della storia.