Toh, ieri è già uscito il Linus di aprile. Quindi, come un disco
rotto, eccomi anche questo mese a ripetere (più o meno) le stesse cose.
Sempre graditissimi i Classici (Peanuts, Little Ego in Slumberland, Calvin
& Hobbes), oltretutto per il secondo numero di fila mi viene risparmiato
Barnaby. Deliziosi come sempre
Bacilieri, Perle ai Porci, Mutts (che strani colori stavolta,
però), i Literary/Science Cartoons di Tom Gauld e la terza
di copertina di Zattera. Eleonora Antonioni realizza un gustosissimo fumetto
breve in cui stigmatizza il moralismo, secondo me la sua prova migliore vista
su Linus. Toffolo e Viscogliosi
perseguono le loro personali poetiche creando ciascuno due tavole assai
ermetiche ma molto suggestive.
Torna finalmente l’ottimo Merendino di Lorenzo Mò, con un episodio
un po’ malinconico in cui si consolida la continuity
della serie. Anche Carpinteri si collega ai suoi interventi precedenti, e
coi suoi supereroi così particolari lancia anche il progetto “SEMPRE Comics”
con cui i lettori potranno avere un ruolo nella creazione delle prossime
avventure (anche il Voglia di Cane di
Cadelo si sviluppò inizialmente da un’idea del genere, oggi con l’immediatezza
di internet la cosa potrebbe funzionare in maniera molto più spedita).
Torna anche Klaus e continuano I quaderni
di Esther: carini entrambi, ma senza i picchi che ogni tanto avevano avuto
nei numeri scorsi. Anche la Inkspinster
di Deco è abbastanza piacevole ma non ha il mordente di alcune delle prove
passate. Glen Baxter è piuttosto insipido e nessuna delle 16 vignette con cui è
presente spicca sulle altre.
Molto buone le new entry: Stefano
Tartarotti ha realizzato un divertentissimo Prima
le cimici, che secondo me avrebbe funzionato perfettamente (forse anche
meglio) senza il sottotesto politico che lo caratterizza. Bambi Kramer presenta
una sorta di poesia a fumetti, una di quelle cose che detesto ma che nel suo
caso è piuttosto suggestiva; inoltre è disegnata molto bene e mi piacerebbe
vedere l’autrice all’opera su un fumetto propriamente detto. Il greco Ektor confeziona
con un tratto minimalista e pupazzettistico (ma non privo di una sua eleganza)
una storiellina molto simpatica.
A chiudere il numero c’è
un’anticipazione del prossimo lavoro di Igort, Kokoro. È innegabile che gli acquerelli siano belli, pur se il
tratto di Igort è sempre austeramente ingessato (ma il suo stile è così,
prendere o lasciare), però questi esperimenti di memorialistica a fumetti, che
poi fumetti non sono, mi lasciano sempre un po’ perplesso. In questo numero infatti
ce n’è un altro, American West di
Emiliano Ponzi, che però nel sommario è stato giustamente inserito sotto la
voce «Diari» e non «Fumetti».
Da segnalare anche una parte
redazionale molto interessante, anche se avrei due appunti da muovere: non mi
pare che la collana Millelire fosse
spillata come ricorda Paolo Interdonato nello Gnommero (dando per scontato che
intendesse Cento Pagine Mille Lire,
ma forse quella che ricordo io era un’altra collana e non di Stampa Alternativa)
ma soprattutto a pagina 91 viene ripetuto il testo delle pagine precedenti, eliminando
parte del bell’articolo di Adriano Ercolani su Alan Moore! Credo che visto
l’argomento, il potere dell’immaginazione, il blocco saltato citasse Providence, in cui Moore ha mostrato
come alla fine il Necronomicon è finito per esistere veramente.
Pur con la frammentarietà che
costituisce il marchio di fabbrica della rivista, ho trovato questo numero
primaverile molto piacevole.