Dell’Onofrio Catacchio citato
nell’annuncio sull’Anteprima c’è solo
la copertina, ma ben venga se serve da viatico per diffondere la conoscenza di
un prodotto molto interessante. The
Doomsday Machine è una rivista antologica che tratta di «Atompunk» che, come
citato in quarta di copertina, è un sottogenere della fantascienza ispirato
alle atmosfere della Guerra Fredda (la gara tra russi e americani per la
conquista dello spazio, la paura della bomba nucleare, ecc.). In realtà solo la
seconda delle tre storie qui raccolte corrisponde strettamente a questo schema
mentre le altre potrebbero essere scambiate per due generici fumetti post-apocalittici.
La prima storia, Rad Romance, è un bell’esempio di quei
fumetti fulminanti col finale a sorpresa che non si vedono più, che
costringevano gli sceneggiatori a spremersi le meningi per trovare qualcosa di
originale in poco spazio. Alessio Landi riesce nell’intento mettendo in scena
una ragazza in fuga, tre mutanti che la inseguono e un misterioso cavaliere
motorizzato che la salva. La trama non è nulla di rivoluzionario (una svolta
vagamente simile ce l’aveva anche una storiella medievale sui primi numeri del Pilot Nuova Frontiera, mi pare) ma il
risultato è comunque piacevole anche perché con pochi e intelligenti dialoghi Landi
riesce a evocare tutto il mondo che sta dietro a questa breve storia.
I disegni di Pierpaolo Putignano
sono ottimi. A me questo stile virato sull’umoristico non piace, ma è
innegabile che sappia rendere espressivi e dinamici i suoi personaggi, e
soprattutto fa sfoggio di un’inchiostrazione veramente magistrale.
Irretito da questo bell’esordio
sono rimasto un po’ deluso dal successivo F.E.D.O.R.
di Massimo Rosi e Alessandro Cosentino. La vicenda vede un robot russo
(allevato come un figlio da uno scienziato) che viene spedito nello spazio a
seguito della proverbiale apocalisse atomica, con lo scopo di trovare un
ambiente idoneo per piantare semi terrestri e creare le condizioni per far
rinascere l’umanità. Ahinoi, la priorità di Rosi non è sviluppare questa interessante
situazione di partenza, ma concentrarsi su quanto di poetico può esserci in essa.
Il risultato è suggestivo, certo, ma non ai livelli di Rad Romance. Promosso anche Cosentino ai disegni, forse un po’
troppo dipendente dal computer per alcuni dettagli.
L’ultima storia, The Fortress, minacciava di essere il
classico racconto illustrato spacciato per fumetto visto il metodo di lavoro di
Officina Infernale: collage di fotocopie ritoccate con inserimento di
didascalie. In effetti un po’ è così ma per fortuna la vicenda si lascia
seguire con interesse anche grazie alla putrida cupezza dell’ambientazione,
dichiaratamente mutuata da una serie di romanzi di Alan D. Altieri. E la parte
finale ha un ottimo ritmo pur con i limiti compositivi che l’autore (o il
gruppo di autori) si è autoimposto.
Nel complesso una produzione
veramente piacevole, tanto più che costa solo 2,99 euro. Ad impreziosire la
rivista (e a fare un po’ dimenticare che nelle pagine vuote ci sarebbe stato
spazio per un’altra storia breve) contribuisce la grafica molto curata di Tobias
Meier che riesce a restituire il sapore dell’Atompunk quanto e più dei fumetti.
Dal copyright delle storie (ma
anche dalla pecetta sul prezzo in quarta di copertina e dall’usura della mia
copia) evinco che questo primo numero risale a due anni fa, e noto con piacere
che non è stato un caso isolato ma ce ne sono altri in attesa di essere ridistribuiti.
Unico difetto del fascicolo, la
qualità di stampa: dimostrazione di come tra il 1945 e il 1965 ci sarà pure
stata la paura delle bombe, ma quanto si stava bene senza computer.
Ho i primi quattro numeri e presentano tutti autori diversi. Non capolavori, ma buoni fumetti https://poplitefumetti.blogspot.com/2020/05/ultime-letture-doomsday-machine-numeri.html
RispondiEliminaAnche i prossimi sembrano quantomeno interessanti: molto bene.
Elimina