martedì 11 agosto 2020

The Doomsday Machine #1

Dell’Onofrio Catacchio citato nell’annuncio sull’Anteprima c’è solo la copertina, ma ben venga se serve da viatico per diffondere la conoscenza di un prodotto molto interessante. The Doomsday Machine è una rivista antologica che tratta di «Atompunk» che, come citato in quarta di copertina, è un sottogenere della fantascienza ispirato alle atmosfere della Guerra Fredda (la gara tra russi e americani per la conquista dello spazio, la paura della bomba nucleare, ecc.). In realtà solo la seconda delle tre storie qui raccolte corrisponde strettamente a questo schema mentre le altre potrebbero essere scambiate per due generici fumetti post-apocalittici.
La prima storia, Rad Romance, è un bell’esempio di quei fumetti fulminanti col finale a sorpresa che non si vedono più, che costringevano gli sceneggiatori a spremersi le meningi per trovare qualcosa di originale in poco spazio. Alessio Landi riesce nell’intento mettendo in scena una ragazza in fuga, tre mutanti che la inseguono e un misterioso cavaliere motorizzato che la salva. La trama non è nulla di rivoluzionario (una svolta vagamente simile ce l’aveva anche una storiella medievale sui primi numeri del Pilot Nuova Frontiera, mi pare) ma il risultato è comunque piacevole anche perché con pochi e intelligenti dialoghi Landi riesce a evocare tutto il mondo che sta dietro a questa breve storia.
I disegni di Pierpaolo Putignano sono ottimi. A me questo stile virato sull’umoristico non piace, ma è innegabile che sappia rendere espressivi e dinamici i suoi personaggi, e soprattutto fa sfoggio di un’inchiostrazione veramente magistrale.
Irretito da questo bell’esordio sono rimasto un po’ deluso dal successivo F.E.D.O.R. di Massimo Rosi e Alessandro Cosentino. La vicenda vede un robot russo (allevato come un figlio da uno scienziato) che viene spedito nello spazio a seguito della proverbiale apocalisse atomica, con lo scopo di trovare un ambiente idoneo per piantare semi terrestri e creare le condizioni per far rinascere l’umanità. Ahinoi, la priorità di Rosi non è sviluppare questa interessante situazione di partenza, ma concentrarsi su quanto di poetico può esserci in essa. Il risultato è suggestivo, certo, ma non ai livelli di Rad Romance. Promosso anche Cosentino ai disegni, forse un po’ troppo dipendente dal computer per alcuni dettagli.
L’ultima storia, The Fortress, minacciava di essere il classico racconto illustrato spacciato per fumetto visto il metodo di lavoro di Officina Infernale: collage di fotocopie ritoccate con inserimento di didascalie. In effetti un po’ è così ma per fortuna la vicenda si lascia seguire con interesse anche grazie alla putrida cupezza dell’ambientazione, dichiaratamente mutuata da una serie di romanzi di Alan D. Altieri. E la parte finale ha un ottimo ritmo pur con i limiti compositivi che l’autore (o il gruppo di autori) si è autoimposto.
Nel complesso una produzione veramente piacevole, tanto più che costa solo 2,99 euro. Ad impreziosire la rivista (e a fare un po’ dimenticare che nelle pagine vuote ci sarebbe stato spazio per un’altra storia breve) contribuisce la grafica molto curata di Tobias Meier che riesce a restituire il sapore dell’Atompunk quanto e più dei fumetti.
Dal copyright delle storie (ma anche dalla pecetta sul prezzo in quarta di copertina e dall’usura della mia copia) evinco che questo primo numero risale a due anni fa, e noto con piacere che non è stato un caso isolato ma ce ne sono altri in attesa di essere ridistribuiti.
Unico difetto del fascicolo, la qualità di stampa: dimostrazione di come tra il 1945 e il 1965 ci sarà pure stata la paura delle bombe, ma quanto si stava bene senza computer.

2 commenti:

  1. Ho i primi quattro numeri e presentano tutti autori diversi. Non capolavori, ma buoni fumetti https://poplitefumetti.blogspot.com/2020/05/ultime-letture-doomsday-machine-numeri.html

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    1. Anche i prossimi sembrano quantomeno interessanti: molto bene.

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