Storia non molto originale ma ben
condotta che racconta della guerra segreta tra “maghi” che si combatté a fianco
di quella ben reale della Seconda Guerra Mondiale. La vicenda inizia nel 1995
quando un giovane grafico o webmaster o quello che è assiste a un fenomeno
curioso: un logo non vuole saperne di rimanere fermo dov’è e si sposta
autonomamente sul monitor. Nonostante la scadenza per la consegna del lavoro
sia vicinissima, vuole risolvere il mistero e si rivolge a un bizzarro archivista
che lo rimanda al fondatore della ditta a cui appartiene quel logo, in fin di
vita e ancora più bizzarro, il signor Roberts, che gli rivela una storia
incredibile.
Durante la Seconda Guerra
Mondiale il generale Patton, ossessionato dalla simbologia della spada,
organizza insieme a Ian Fleming, creatore di 007, il reclutamento di Aleister
Crowley in modo di far fronte ai crescenti deliri esoterici di Adolf Hitler.
Che le loro teorie mistiche abbiano o no dei fondamenti, Crowley potrà comunque
fornire al Führer dei dati astrologici sbagliati con cui condizionarne i
movimenti in favore degli Alleati. Roberts viene appunto incaricato di
infiltrarsi nella loggia di Crowley spacciandosi per un semplice fotografo
(ruolo che effettivamente ricopre nell’esercito) mentre una volta che avrà
subito l’iniziazione lo spingerà a lavorare a sua insaputa per l’esercito
britannico. Non è un caso se è stato scelto proprio lui: benché dichiari di non
credere a nessuna di quelle sciocchezze, è cresciuto in una famiglia dallo
spiccato misticismo (o forse solo molto superstiziosa) che proprio per questo
lo ha portato a “non credere” più dopo le tragiche scelte di sua madre. Ma una
volta coinvolto nella vicenda e affascinato dall’assistente di Crowley (stavo
per scrivere “bella assistente di Crowley”, ma con Avon Oeming ai disegni come
si fa a dirlo?) si fa prendere la mano e anche lui, contro il parere di Crowley,
si concentra sulla sottrazione della Lancia Sacra a Hitler, che per il mago è
solo un falso privo di valore.
La sceneggiatura di Rushkoff
spiega la creazione dei “sigilli” a cui la fede degli uomini dona potere: da
una parte la svastica di Hitler basata sulla morte, dall’altra il “V for
Victory” che sarebbe stata ideata da Crowley e che si oppone al Thanatos della
svastica con l’Eros della simbologia che sottende (ma oltre alla vagina rimanda
anche alla tradizione degli arcieri inglesi, sulla cui nascita fornisce una
versione differente rispetto a quella data da Warren Ellis in Crecy).
C’è anche spazio per un altro simbolo, il pollice alzato, che Crowley vorrebbe
potenziare come sigillo, suggestione che verrà sviluppata in maniera più
ragionata e intelligente nell’Apocalisse
di Castelli e Roi.
La vicenda si sviluppa poi ben
oltre la fine della guerra, rivelando cosa successe realmente nel corso
dell’iniziazione di Roberts (niente che non fosse già evidente) e parlando di
un omicidio alla cui base c’è la creazione della Viceroy e del suo logo
birichino, chiudendo così il cerchio. Effettivamente la conclusione non è delle
più entusiasmanti, dopo una storia che nonostante il misticismo soffuso si è
fatta leggere con piacere e a maggior ragione dopo un inizio molto promettente.
Ma comunque il testo è piacevole, anche perché in fondo è anche un racconto
spionistico con colpi di scena e cambi di campo.
Per quel che riguarda i disegni,
invece, la scelta di Avon Oeming è stata pessima. I suoi pupazzetti storti
rendono ridicole anche le parti più drammatiche ma chissà, forse è stato scelto
proprio per smussare certi angoli e non rendere troppo disturbanti certe
immagini. In Aleister & Adolf ci
sono infatti incredibilmente parecchi nudi (oltre a più rare testimonianze di “esperimenti”
nazisti), ma resi come fa Avon Oeming sono ridicoli, pupazzettistici.