Nessuna novità in fumetteria, quindi ho ripiegato su questo volume che sembrava interessante (ho un debole per le tradizioni popolari) e disegnato bene. E infatti è entrambe le cose. La Sartiglia del titolo è una giostra che si tiene a Oristano in occasione del Carnevale, retaggio della dominazione spagnola. In realtà la cosa è più complessa di come l’ho riassunta, chi vuole approfondire può farlo anche grazie all’appendice scritta di questo stesso volume.
Il fumetto è ambientato nel 1960 e si apre con la preparazione di un misterioso cavaliere che nel corso di una cavalcata notturna si imbatte in un’entità simile a un fauno gigantesco. Dopo un intermezzo in cui si cita Eraclito (gli eserghi e le citazioni sono sovrabbondanti, anzi decisamente troppi) la scena si sposta in paese dove fervono i preparativi per la kermesse e dei malintenzionati attentano alla vita del Componidori, cioè il capocorsa che ha il ruolo principale nella Sartiglia. Non riescono nel loro intento e la tradizione può quindi rinnovarsi con il solito successo – anzi più del solito, visto che la giostra prevede di “catturare” più volte una stella di metallo e quell’anno ci si riesce alla grande per la gioia dei paesani che ci vedono un pronostico di buon augurio. Alla fine, in cui nuovamente reale e fantastico si mischiano, scopriremo chi è il misterioso Componidori: che fosse una donna era stato lasciato artatamente trapelare, ma cosa fosse in realtà lo si scopre alla fine.
In appendice ci sono degli articoli illustrati che approfondiscono la storia e la rilevanza culturale della Sartiglia.
Come detto sopra, il fumetto mi pare un po’ troppo impastoiato da citazioni, forse nel tentativo di nobilitarlo: non ce n’era bisogno perché si legge che è un piacere e la necessaria trasmissione di informazioni non è affatto invasiva e passa in secondo piano rispetto al coinvolgimento e alla suggestione della vicenda.
I disegni di Matteo Calabrò sono decisamente validi, rende al meglio soprattutto nelle anatomie fantastiche e nella resa dei numerosi animali (soggetti per nulla facili da disegnare). Forse le sue figure umane in alcuni frangenti sono ancora un po’ legnose, ma come esordio è sicuramente buono.
I colori sono opera dello stesso sceneggiatore Stefano Obino e contribuiscono notevolmente con le loro caratteristiche (virati sul seppia per le parti realistiche, psichedelici per quelle fantastiche) ad aggiungere fascino alla storia, pur se il volume non è stampato su carta patinata.
Non c'entra nulla ma devo scriverlo: torno a casa dal lavoro e armeggiando sul computer vedo questa notizia ed è subito una giornata di merda. Alfredo Castelli.
RispondiEliminaGiornata un po' campale, oggi: ne scrivo stasera.
Elimina...e comunque non dovrebbe essere proprio una sorpresa, ti ricordi le ultime due Lucca?
EliminaSì, infatti.
Elimina