mercoledì 16 dicembre 2015

Rim City

Rim City è il primo prodotto dell’etichetta Atomico, oggi divenuta Radium, che propone fumetti indipendenti tramite il sistema del crowdfunding. Vista la popolarità di alcuni autori coinvolti nei singoli progetti, alla versione digitale o cartacea riservata ai sostenitori fanno seguito altre edizioni pubblicate da SaldaPress, ovviamente differenti dalle prime per non privare i sostenitori delle loro primizie esclusive.
la copertina della mia versione
Nell’universo distopico di Rim City l’umanità è stata costretta da un cataclisma di proporzioni universali a vivere nelle profondità oceaniche. La città del titolo deve il suo nome appunto al “Rim”, l’anomalia nei cui pressi è sorta, una specie di condotto misterioso che dovrebbe portare da qualche altra parte e quindi a una speranza di salvezza per il genere umano che potrebbe trovare pascoli più fertili altrove.
La riproduzione della specie viene demandata alla Culla Genetica e tutti gli abitanti sono prodotti dell’eugenetica che vivono in una realtà controllata con rigore scientifico che assegna loro anche partner e figli adatti e ne decide la “data di scadenza”. La protagonista Kendra è un soldato che tra le altre cose guida un equipaggio addetto alla caccia di mostri marini colossali visto che di minacce alla sicurezza di Rim City non ce ne sono molte, anche se la storia inizia quasi subito con una sparatoria causata da fanatici religiosi. Come spiega lei stessa, il loro ruolo è principalmente quello di indirizzare le tensioni della popolazione e sviarla quindi dal pensiero della prossima estinzione.
Dopo l’ennesimo fallimento di una missione per attraversare il Rim, Kendra viene incaricata di indagare sulla Città Rossa, un avamposto dimenticato di quella che secoli prima era la Russia, da cui sembrerebbe giungere qualche segnale di vita e quindi una speranza più concreta di salvare la razza umana. Da qui in poi la storia sarà un susseguirsi di azione frenetica, colpi di scena e trovate originali, tanto che non credo sia il caso di dire di più visto che il rischio spoiler è piuttosto alto.
Contrariamente a quanto avviene nel mercato statunitense contemporaneo la storia è quindi molto compressa (il che d’altra parte è coerente con l’ambientazione oceanica) e di certo mantiene vivo l’interesse del lettore inanellando una dopo l’altra rivelazioni e situazioni sempre nuove. Ma quello che altrove sarebbe un pregio secondo me in questo caso diventa il limite del fumetto. Nelle intenzioni e nelle premesse Rim City è una vicenda dalla portata epica e solo 80 pagine, per quanto molto dense e ricche di contenuti, non bastano a rendere la grandeur di quello che viene raccontato (si parla del tentativo estremo di salvezza dell’ultimo avamposto dell’umanità, che diamine!), e tutto sommato nemmeno a far affezionare il lettore ai personaggi, che oltretutto non sono pochi. Io poi confesso di non aver capito perché Blackie-4 viene considerata un errore genetico. È probabile però che quanti sostennero la campagna IndieGoGo a suo tempo e si sono letti la storia a blocchi di 20 tavole al mese ne abbiano avuto una percezione diversa, e per loro la tensione sia salita come avrebbe dovuto.
Peccato anche che, sempre cercando di spoilerare il meno possibile, il finale (o meglio il secondo finale) ricorra a un mezzo già visto altrove, in particolare su un famoso Elseworld di Superman a opera di Mark Millar.
Tirando le somme, mi è dispiaciuto che in definitiva tutto l’universo alla base della storia si sia esaurito con eccessiva rapidità e si sia visto poco rispetto alle potenzialità che aveva, tanto più che si percepisce il grosso lavoro che c’è dietro. Ma d’altra parte credo che non sarebbe stato proponibile per il crowdfunding presentare Rim City come serie di 10 o 12 episodi come avrebbe meritato. Da alcuni commenti in appendice al volume parrebbe comunque che ci sia una speranza di ripresa o approfondimento, staremo a vedere.
Del DocManhattan Alessandro Apreda io ho colto non solo la proverbiale ironia ma anche una certa gestione dei ritmi e delle pause nei dialoghi. E c’è anche una vena citazionista, ad esempio con quel “Piovrami” che con ogni probabilità rimanda allo “shock you!”/”razzo!” della Marvel 2099 (non pensate male: quelle porcate me le faceva leggere un mio amico che rideva della stupidità dei fumetti di supereroi – e poi leggeva manga).
Molto buoni i disegni di Daniele Orlandini. A volerlo per forza fare, si potrebbe trovare qualche difetto anche nelle sue inquadrature e nelle sue anatomie ma sarebbe ingiusto nei confronti di un disegnatore che ha poco più di vent’anni e che non ha potuto beneficiare delle “palestre” che avevano a disposizione i suoi coetanei trent’anni fa. Nonostante l’eleganza e la sintesi del tratto, dovuti probabilmente alla frequentazione della “bottega” nientemeno che di Roberto Baldazzini, ha saputo rendere bene questo mondo tecnologico, apparentemente pulito ma pieno di sporchi segreti.
En passant, ho preso e letto il volume a Lucca e sono riuscito a recensirlo solo ora. Non sono più quello di una volta.

2 commenti:

  1. Purtroppo ancora non l'ho letto.
    Ho partecipato alla campagna, ma ho dato una cifra simbolica. Quindi non ho potuto prendere parte ai bonus minimi.
    Quando avrò l'occasione lo recupererò come si deve.

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    1. Io non sono stato tra i sostenitori, l'ho comprato a Lucca.

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