lunedì 16 settembre 2019

Il Morto 39: Arte a due facce

Spiando Villa Ghelardini Peg incappa in Mirna Milani in arte Mirmi, una pittrice che si trova in loco per dipingere dei quadri. Vengono infastiditi da due vigilantes, ma la vera minaccia è più pericolosa e articolata: in paese c’è un fiorente commercio di opere d’arte trafugate e il gallerista Otto Otti con un complice corniciaio usa proprio le croste di Mirmi per nascondere i preziosissimi quadri rubati. Il sopralluogo dell’organizzazione in una chiesa porta però a una situazione inaspettata: oltre a uno Zuccarelli c’è un altro quadro molto meno pregiato, e la manovalanza preposta al furto (nuovo omaggio a Franco e Ciccio da parte degli autori de Il Morto?) li ruba entrambi. Caso vuole che proprio in quel frangente Mirmi riceva una commissione da un cliente (tal Rob Recchio!) per un ritratto, e così avviene il più classico degli scambi facendo recapitare al giudice che un mafioso voleva ingraziarsi l’opera di minor valore. In un frenetico finale in cui uno dei vigilantes viene redento sotto la minaccia delle armi, e in cui ovviamente fa capolino il Morto, Peg risolve la situazione da par suo.
Arte a due facce si fa apprezzare non solo per l’originalità della trama ma anche per l’ironia che la pervade e per la capacità di Ruvo Giovacca di rendere affascinante e suggestiva la provincia italiana. Doti che non gli scopriamo oggi, comunque.
Ottimi i disegni di Conforti inchiostrati da Christian Urgese: espressivi, eleganti e dinamici. L’uso del digitale è più massiccio che in altri episodi, ma è impiegato con attenzione e intelligenza e gli sfondi paesaggistici, così come gli interni degli edifici, si sposano alla perfezione con i disegni, aggiungendo anzi un po’ di atmosfera in più nelle pagine iniziali.
Unico difetto di questo episodio, qualche refuso sparso qua e là. Niente di grave, ma mi pare che negli ultimi numeri non ce ne fossero proprio.
In appendice la storia breve Remo Virgulti Botanico: il soggetto di Ruvo Giovacca è simpatico anche se prevedibile (ma in dodici tavole in formato pocket non si possono fare miracoli), a colpire sono gli splendidi disegni di David Emanueli, che non sarà il top nel disegnare le automobili ma sfoggia un bellissimo stile molto contrastato forse ispirato ad Adam Hughes.
Da questo numero Il Morto costa 20 centesimi in più, cosa per cui l’editore si giustifica senza che ce ne sia purtroppo alcuna esigenza: al di là dell’esiguità dell’aumento, con il ritmo di pubblicazione della testata (ma questo numero 39 viene indicato proprio come settembrino) in un anno non ci rimetto nemmeno un caffè…

Nessun commento:

Posta un commento