giovedì 26 novembre 2020

Shade la ragazza cangiante: In fuga verso il grande Blu

Un quarto di secolo fa la Comic Art aveva mandato in edicola un poker di comic book della linea Vertigo come tentativo estremo di far fruttare i personaggi dopo che il loro passaggio su antologici non aveva riscontrato il successo sperato (ricordo che la testata che li ospitò per ultima passò di colpo da 5.000 a 7.000 lire prima di chiudere, e per l’epoca non erano pochi soldi). In pratica venivano venduti dei comic book molto simili agli originali, almeno come struttura: un unico episodio inframmezzato da pubblicità. Per il resto l’editore mise in atto delle scelte discutibili: per raccattare qualche lettore in più Sandman portava il contestato sopratitolo «fumetto dark» mentre per non spaventare troppo qualche altro potenziale lettore il povero Shade non aveva quasi mai le copertine originali ma ingrandimenti di vignette interne. C’era però di buono il prezzo, 1.200 lire, talmente stracciato che non permise alle collane di durare a lungo con quella formula portandole a trasformarsi in antologici monotematici con due episodi e mezzo per numero. E infatti, se non ricordo male, gli ultimi numeri (a parte quello di Swamp Thing che aveva anche un episodio celebrativo più lungo) finivano con un episodio lasciato a metà… Shade era il mio preferito ed ebbi la fortuna di trovare parecchi comic book originali americani proprio da quel numero in poi, o subito dopo. Bachalo era ancora un po’ scarno ma leggibile, non si era ancora dato agli sgorbi che disegna adesso, Peter Milligan era stato veramente uno scoperta. E poi come mi sentivo intelligente nel leggere i commenti dei lettori che dicevano di non capire Shade! Insomma, il personaggio ha sempre avuto un certo ascendente su di me e così ho voluto concedere una possibilità a questo reboot.

Shade la ragazza cangiante è un’aliena di nome Loma che ha sempre avuto una passione per Rac Shade e tramite una tresca col custode del museo delle bizzarrie aliene è riuscita a prendere la sua Veste della Follia e a impossessarsi di un corpo terrestre, quello di Megan Boyer: una ragazza ormai morta cerebralmente dopo un “incidente” di qualche mese prima.

A quanto pare la ragazza di cui si è impossessata era una grande stronza, oltretutto dedita a festini a base di alcol, droga e sesso (essendo questo un fumetto statunitense, solo i primi due vengono mostrati). Da qui l’“incidente” per cui è entrata in coma. Il primo ciclo di sei è una specie di teen drama che vede tornare Megan/Shade al liceo e cercare di adattarsi alla nuova realtà, con la scuola e in generale tutto il pianeta Terra visti come una prigione. Frattanto su Meta, il pianeta di Shade, hanno inizio delle indagini per trovare la Veste della Follia (e i creatori del progetto originario non sono così innocenti come vorrebbero sembrare) mentre lo spirito di Megan cerca a sua volta di rimpossessarsi del suo corpo. La risoluzione di questo primo ciclo mi è sembrata un pochino affrettata.

Il secondo arco narrativo, sempre di sei capitoli, si concentra inizialmente sulla Loma “aliena” e sulla sua difficile vita su Meta, dove i bambini vengono assegnati non ai genitori biologici ma alle coppie che superano il test di genitorialità, come ci spiegò a suo tempo Peter Milligan (se già Ditko vi avesse accennato non lo so). Essendo un essere simil-uccello e tendente quindi alla libertà e al vagabondaggio, oltre che a impossessarsi degli oggetti luccicanti senza preoccuparsi di chi sono i proprietari, la sua infanzia e la sua adolescenza non furono felici nell’irreggimentato pianeta Meta. Anche qui ci sono però parecchi riferimenti da teen drama (o comedy, o quello che è), per poi virare dopo una sequenza forse memore di Carrie lo Sguardo di Satana in una trasferta a Gotham City! Nessuna apparizione di Batman, ma in compenso la nascita del desiderio di andare a “salvare” l’attrice di una sit-com degli anni ’50 che piace tanto a Shade. Questo porterà a un finale da commedia degli equivoci in salsa aliena (con qualche tragedia e una comparsata dello Shade originale), ma a quanto pare la serie continua.

Non che Shade la ragazza cangiante sia proprio un brutto fumetto. Cecil Castellucci ce la mette tutta per scrivere qualcosa di originale e di brillante ma la mancanza di un percorso chiaro e la necessità di inserire per forza sequenze psichedeliche poco convinte si fanno sentire: in definitiva la serie è piuttosto insipida.

I disegni di Marley Zarcone non sono malaccio, anche se sono molto scarni e la necessità di nascondere i capezzoli l’ha costretta ad alcune contorsioni nelle anatomie. Ogni tanto risulta un po’ più incisiva e modulata, quindi più efficace: immagino dipenda dall’occasionale inchiostrazione di Ande Parks.

Meglio comunque il lavoro di Marguerite Sauvage nell’unico episodio che ha disegnato e che ha funto da raccordo tra primo e secondo ciclo.

PS: «Sadie Hawkins» è una citazione da Li’l Abner o esiste davvero negli Stati Uniti?

8 commenti:

  1. Entrambe la cose

    http://www.holidayscalendar.com/event/sadie-hawkins-day/

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  2. Piaceva molto anche a me la Vertigo-Prima-Della Vertigo: Karen Berger crea l'etichetta nel 1993 per dare un nome ed un cappello ai fumetti di Moore ed epigoni dal 1984 in poi. Banalizzando, la VPDV contava su Moore ed i suoi discepoli Delano e Gaiman e sul dinamico duo Morrison e Milligan.
    Milligan in una intervista tv era accostato, se non ricordo male allo scrittore del Pasto Nudo ( anche se è Morrison che fa + esperimenti di scrittura automatica). VPDV non era tanto una questione di personaggi quanto di temi e modi: l'Urlo Americano è nello Spettro di Ostrander/Mandrake che non è una serie Vertigo nemmeno dopo il '93 ed il Wesley Dodds del Sandman MYstery Theatre di Wagner/Seagle/Davis è co-protagonista di un team up con il Jack Knight/Starman di Robinson/Harris. Milligan porta in giro per gli Stati Mentali d'America il suo Shade come aveva fatto Moore con il suo Swamp Thing nell'anno della Crisis ed uno zinzino anche Gaiman con cose come la convention di serial killer in Sandman, ma quella di Milligan sembra l'idea di un fumetto che potrebbe aver avuto lo Hunter Thompson del giornalismo gonzo. Peccato che Mamma Dc non gli abbia autorizzato la storia su Elvis - in fondo Rac Shade si imbatte nel caso JFK - e peccato che McCarthy abbia disegnato un solo episodio ( belle le sue covers e belle anche quelle di Hewlett). Ho ritrovato Milligan e Shade nel primo volume di Justice League Dark, serie che non mi ha preso nemmeno per la collottola mentre cercavo di ricordare dove avevo cambusato la X-Force/ X-Statix di Milligan. Pazienza. Ciao ciao

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  3. Bachalo lasciò Shade e la DC per la Marvel dei primi numeri di Ghost Rider 2099 e la co-creazione della Generazione X di Lobdell. Ricordo la posta di uno Shade originale in cui un lettore ipotizzava che Bachalo si fosse fatto sedurre dalle vendite allora molto alte delle testate mutanti. Il suo posto, se non ricordo male, fu preso dal Richard Case di Doom Patrol.

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  4. Shade mi piaceva davvero un frappo, ma sempre nel formato spillatini Comic Art tradusse anche lo Enigma di Milligan/Fegredo ed il Gerontotion in cui si tentava di raccontare il passato dello Straniero Fantasma ( disegni di Guy Davis ) e la storia + alternativa della Vertigo di allora tra quelle proposte e cioè uno speciale Vertigo Visions con Doctor Occult ( cover di Kent Williams ) che indagava il tema della identità sessuale ( Louapre/Sweetman se non mi sbaglio).

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    1. Eh, ricordo anch'io l'ubriacatura per la Vertigo, che mi fece recuperare anche qualche comic book originale dove potevo. Dr. Occult lo presi in un'edicola di chissà dove in gita con la scuola (non erano distribuiti benissimo quei prodotti).
      All'epoca sembravano fighi a prescindere, anche i colori erano meglio dei classici comic book, ma non so quanti reggerebbero alla prova del tempo. Di sicuro c'era una netta discrasia tra copertine (raffinatissime) e disegni interni (di solito così così).

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  5. De gustibus of course. Le covers di McKean per Sandman ed Hellblazer hanno fatto scuola. Ricordo che il Ridgeway di Hellblazer nei primi numeri di Horror della Comic Art era avvicinato a certi disegnatori SBE. Bissette e Totleben avevano una sensibilità underground. Il Chas Truog di Animal Man piaceva solo a me in tutto il pianeta. Il Richard Case spigoloso di Doom Patrol mi piaceva + di quello in modalità Mike Wieringo di Spiderman. Belle le covers di Bisley. I primi numeri di Sandman di Kieth mi piacciono ancora oggi, ma quello iconico è quello di Mike Dringeberg ( il mio preferito è quello delle Eumenidi di Marc Hempel di parecchi anni dopo ). Credo ci fosse in quegli anni un tentativo di marcare la distanza con altri segni - è il momento della esplosione Image per esempio - e non tutto, come dice qui sopra, ha retto nel tempo. Ricofdo comunque qualche Hellblazer di McKean e di Lloyd ed un Doom Patrol di Kelley Jones ( esordio di Danny the Street ). A me non spiaceva nemmeno il "fotografico" Pyers Rayner diventato famoso poi per Era mio padre.

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    1. Case inguardabile, mille volte meglio quello di Animal Man.

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