giovedì 25 febbraio 2021

Tex Stella d'Oro 32: L'ultima missione

Il protagonista di questo volume è Joe Beauregard (omaggio a Il mio nome è Nessuno?), un ranger del Texas che in gioventù aveva salvato insieme a Tex e Kit Carson un gruppo di prigionieri dagli indiani Comanche, trovando tra di loro la sua consorte.

L’impostazione de L’ultima missione, chiara sin dal titolo, è quella del western crepuscolare, con un eroe vedovo e stanco che azzarda un ultimo gesto con cui porre fine alla sua carriera e forse alla sua esistenza. In questo caso si tratta di oltrepassare il Rio Grande insieme a Tex e Kit per sgominare la banda di El Morado, o almeno riportare sulla retta via Jonah, fratello dell’amata moglie che è diventato anch’egli bandito. Mentre Tex e Kit cercheranno di cogliere di sorpresa i malviventi, Joe approfitterà della sua precedente militanza sotto copertura nella banda di El Morado per infiltrarvisi e salvare il cognato, ma Giorgio Giusfredi mette sul piatto anche il dubbio che Joe non sia poi così sincero e voglia in realtà fregare i suoi due commilitoni.

Prima di arrivare a questo punto, però, ci sono vari flashback per delineare meglio il protagonista o per magnificare ancora una volta le doti sovrumane di Tex, come in una lunga sequenza in cui insieme a Kit sgominò da assediato un’intera banda di indiani.

Finalmente il maggior formato viene sfruttato a dovere, né ci sono didascalie a spiegare l’ovvio. Però l’ampio spazio dedicato a sparatorie, agguati et similia si mangia quello dedicato alla narrazione, e forse il destino di Jonah tradisce una certa artificiosità da cui un fumetto di Tex non può sfuggire, dovendo concludersi senza lasciare elementi (anche morali) aperti.

I disegni di Alfonso Font, motivo principale del mio interesse per questo volume, dimostrano una grandissima qualità anche oggi che l’autore si avvicina agli 80 anni. Mi stupisce che, da quanto leggo nell’introduzione e nella biografia finale, sia un disegnatore molto presente su Tex, visto che la maniera con cui lo disegna non mi sembra molto canonica. Una nota di merito al colorista Matteo Vattani che, pur con “effetti speciali” a volte esornativi, ha proposto uno stile abbastanza simile a quello che usava Font stesso quando si colorava da solo. Certo, queste tavole si gustano un po’ a denti stretti ripensando che la conclusione de Il Prigioniero delle Stelle non la vedremo mai.

4 commenti:

  1. Gli albi di Tex disegnati da Font li ho presi tutti. E sono parecchi. Compresi anche il Texone e uno dei Maxi più belli mai realizzati ("Nei territori del Nord Ovest", che hanno appena ristampando in un volume cartonato, purtroppo colorato in modo piatto).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembra strano che a un pubblico così tradizionalista come immagino sia quello di Tex possa piacere il personalissimo Font!

      Elimina
  2. Avevo il texone, ma se non sbaglio era la metà degli anni 90 e mi sembra che lì si rifacesse un po' a Ticci soprattutto nei volti, poi si è impadronito del personaggio. Comunque ha sempre avuto un approccio personale. Il Dracula che faceva su Dracula Lives sì che era "non canonico".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mai coperto il suo Dracula. Chissà, forse era Font che si rifaceva a Ticci o forse era Ticci che rifaceva i volti di Font ;)

      Elimina