giovedì 26 settembre 2013

Verso i limiti del(la) Cosmo



La programmazione della Cosmo delle collane più importanti è stata finora molto disinvolta (la Serie Blu non doveva presentare storie di fantascienza?), non ci si poteva quindi aspettare omogeneità per quella che programmaticamente era una collana-ombrello in cui inserire fumetti che avessero in comune solo la possibilità di essere raccolti in un un’unica soluzione da meno di 200 pagine.
Al momento sono sfilate sulle pagine della Serie Nera una delusione (Il Vampiro di Benares comincia benissimo per poi crollare, e la riduzione di formato e l’assenza di colore si fanno sentire pesantemente), una simpatica scoperta (Eloisa di Montfort è disegnata superbamente da Font, qui riprodotto alla perfezione, poco importa che i testi siano semplici e sembrino indirizzati a un pubblico molto giovane) e una grande conferma (eccellente Colby, non solo per i disegni divini di Blanc-Dumont).
Al di là del gradimento, dei generi e delle impostazioni dei precedenti fumetti, una cosa in comune ce l’avevano: ero riuscito a capire cosa succedeva. Invece, di Catacombe non ho capito il finale a causa dell’assenza del colore (e forse anche della stampa scadente dell’ultimo episodio).
Non che la storia sia poi così chiara sin dall’inizio. Anzi, pare che Manini si diverta a mettere insieme pezzi di storie diverse, anche con bruschi cambiamenti di genere e atmosfere, per imbastire la sua opera. E nel farlo, guarda caso, infila dentro quei 3 o 4 argomenti e quelle suggestioni visive condivise che coi Francesi funzionano sempre.
Nonostante il ritmo sincopato, la storia mi è piaciuta anche se in sè non è proprio originalissima e mi è dispiaciuto constatare che in fondo gli scenari storici introdotti erano solo uno specchietto per le allodole, anzi per le alouettes des champs, per parlare di tutt’altro. A differenza di Eloisa di Montfort e di Colby, Catacombe non è strutturato a volumi indipendenti, ma racconta un’unica storia che si conclude con l’ultimo episodio. Ecco, visto che manca il colore, io la fine non l’ho capita fino in fondo ma posso solo provare a interpretarla. Ho cercato di trovare altri elementi distintivi tra i personaggi che non fossero il colore, ma non li ho trovati. È vero che durante lo scontro finale brandiscono oggetti diversi, ma l’ultima tavola azzera tutto ed è un’incognita. Ignoro se questo effetto di dubbio fosse previsto sin dal principio, ma chiedo a chi ha visionato i volumi francesi: vince il genello buono oppure vince il gemello cattivo? O, come immagino, viene lasciato il dubbio anche in origine su quale gemello esca dall’acqua?
Un’ultima considerazione: i disegni di Michel Chevereau sono eccellenti.

1 commento:

  1. Ho un po' perso di vista la Cosmo. Un po' non si trova più così facilmente in edicola (avranno tirato una quadra sulle tirature?), un po' le ultime serie non avevano trovato il mio interesse. Pregevoli gli speciali come quelli che citi, Elisa di Monfort e Colby, ma del resto non so nulla.
    L'unica che mi è spiaciuto non continuare e di cui ho letto solo i prime tre albi è Voyager. Però anche lì, come in diverse serie francesi un po' datate, c'è quasi la sensazione di non volersi preoccupare troppo di farsi capire.

    Catacombe non l'ho visto, in edicola, ma le tavole di Michel Cheverau a colori visti sul web, sono davvero carine.

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