domenica 9 dicembre 2018

Brindille volume 1: I cacciatori di ombre

Una ragazzina fugge da un incendio e si ritrova in un villaggio di pacifiche creature silvane. Non ricorda chi è né da dove viene, ma sulla sua testa danzano delle scintille colorate. Quando una strega annuncia al popolo fatato che la ragazza senza nome scatenerà l’interesse dei Cacciatori di Ombre, i folletti abbandonano il villaggio lasciandola sola. Costretta ad affrontare i pericoli del bosco circostante, incontra un lupo (che però a me ricorda più una volpe) che le farà da cicerone e da scorta. Nel frattempo tre streghe attivano un’orda di creature demoniache al suo inseguimento, facendo anche eruttare lava sul mondo, e nemmeno un improvvisato aiuto ne rallenta l’avanzata. Qualche immagine si fa spazio nella mente della giovane Brindille (leggera come la brina e con la testa che fa scintille: Brindille, quindi, la battezza il Lupo) ma ovviamente tutti i nodi della trama verranno al pettine solo nel prossimo conclusivo volume.
Ci troviamo insomma tra i luoghi più comuni del genere fantasy, come si conviene a una storia indirizzata (immagino) a un pubblico jeunesse e come sempre in questi casi il primo capitolo, per quanto molto lungo, funge più che altro da introduzione alla vicenda sollevando solo parzialmente il velo sui retroscena della storia. D’altra parte il punto forte di Brindille è la parte grafica, l’atmosfera che Bertolucci ha saputo evocare. I suoi disegni sono effettivamente bellissimi, molto dinamici ed espressivi, tanto che alcune sequenze non hanno bisogno di testo anche se mostrano delle creature inumane all’opera. Le caricature di cui si serve spesse volte sono sempre funzionali a far recitare e muovere i personaggi nella maniera migliore. Il lavoro sul colore è anch’esso molto ragionato e funzionale alla narrazione, oltre che ovviamente affascinante da ammirare. Nel popolare il villaggio dei folletti ha saputo inventarsi un sacco di anatomie differenti, con le quali credo abbia anche voluto omaggiare Bone e forse persino Disney.
Non è proprio tutto oro quello che luccica, però: il ricorso alla tavoletta grafica (che Bertolucci addirittura cita nei ringraziamenti!) fa venire il sospetto che nelle scene di massa con l’orda vista in lontananza ci sia stato il ricorso a qualche funzione che copia e incolla degli elementi disegnati a parte, che in alcuni casi risultano in effetti un po’ freddini. Anche le chiome degli alberi in alcuni punti hanno un che di sintetico. Inoltre, per quanto il volume non sia affatto stampato male, le tavole hanno un aspetto un pochino sbiadito. Forse questa impressione è dovuta alla scelta di non usare il nero per i contorni delle figure ma dei colori un po’ più tenui, o forse al vezzo del disegnatore di colorare i balloon in maniera tale che a volte si staccano poco dal resto delle vignette. Poco male, comunque: il risultato finale è molto buono. E solo un volume ci separa dal leggere la conclusione di questa storia che per il momento, al di là del fascino di una protagonista volitiva ed energica, non ha offerto più di un canovaccio già visto moltissime altre volte.
Le tavole a fumetti sono un’ottantina e in appendice al volume della saldaPress vengono presentati studi preliminari, schizzi e layout di tavole, tutti molto belli – in particolare i primi. Non so quali siano le dimensioni originali de I cacciatori di ombre, probabilmente sono più grandi mentre questa edizione italiana si presenta con una diagonale più inclinata verso l’alto, e di conseguenza con un passepartout nero a contornare le tavole: il risultato finale non è però affatto male. Come nel caso di Skybourne la carta è una bella patinata opaca a prova di ditate.

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