martedì 4 dicembre 2018

Intervista a (rullo di tamburi) Piero Alligo

Luca Lorenzon (LL): È veramente un onore conoscere finalmente uno dei miei fumettisti preferiti. Certo, non hai realizzato poi molti fumetti, purtroppo.

Piero Alligo (PA): Mi ero reso conto che avevo i miei limiti col disegno.

LL: Dici sul serio?!

PA: Sì, in realtà lo stile di disegno che mi viene più naturale è futurista. Le fotografie da cui partivo per realizzare le mie tavole erano un’intercapedine, un qualcosa di più che si trovava tra la realtà e il fumetto.

LL: Posso chiederti cosa hai fatto dopo il fumettista?

Piero Alligo è anche editore
PA: Negli anni successivi al fumetto ho fatto il mago comico. Nel senso di prestigiatore: il mago comico è una specializzazione della magia come il mentalismo, la levitazione, ecc.
Prendevo 50.000 lire a serata, finché vinsi il primo premio di magia comica a Saint-Vincent nel 1984, e allora il mio cachet lievitò: per una serata chiedevo 800.000, o anche un milione. Il mio nome d’arte era Mago Rex, con Chiambretti mi esibivo sulla navi russe.
Ho anche vinto il 3° premio al Festival di Cabaret di Loano, infatti sono amico di Raul Cremona che quest’anno ha scritto un fumetto di Martin Mystère insieme ad Alfredo Castelli, con protagonista proprio un mago.
Antonio Ricci mi voleva in Drive In ma poi non se ne fece nulla: poco male, perché nella stagione 1987-1988 partecipai al Raffaella Carrà Show.

LL: Esistono dei siti specializzati in cui si possono vedere le tue performance?

PA: Non ho trovato niente, nemmeno su Youtube [e in effetti neanch’io ho trovato nulla, ndr].
Con i soldi che feci negli anni ’80 diedi seguito alla mia altra passione, cioè i fumetti, e cominciai a collezionare tavole originali.

LL: Quanti pezzi hai?

PA: Difficile dirlo con precisione, credo siano tra le 30.000 e le 40.000.

LL: Immagino che sia difficile fare una classifica tra tutti i tesori che possiedi e dirmi quali sono le tue tavole preferite.

PA: Esatto. In generale posso dirti che prediligo Pinter, Moëbius, Eleuteri Serpieri, Pratt, Toppi, Magnus, il Dino Battaglia più gotico, quello di Poe e Lovecraft. Tra le altre, ho tutte le tavole dell’Ispettore Coke di Dino Battaglia, compresa l’ultima storia rimasta incompiuta che sarà terminata da Corrado Roi. Le tavole saranno in mostra a Città di Castello.

LL: Tu hai anche scritto fumetti per Playboy o mi confondo con l’altro Alligo?

PA: Sì, li ho scritti io: Santo Alligo è il mio fratello scultore, che ha anche realizzato quei bei volumi intitolati Pittori di Carta, un’opera in quattro tomi.

LL: Le tue tavole erano veramente curatissime, hai avuto una formazione accademica classica?

PA: No, nessuna formazione artistica. Figurati che a 13 anni facevo il panettiere, ma avevo sia la passione per i fumetti che per la magia. Solo che ci mettevo così tanto a fare una tavola… [e si vedeva, ndr]
Non ho avuto una formazione artistica, anche perché ho avuto una certa insofferenza verso la scuola dovuta a una brutta esperienza: ho ripetuto la prima media perché un giorno una professoressa volle interrogarmi su un passo dell’Iliade e vedevo che ci godeva a umiliare uno studente giovane. Mi sono chiesto che razza di scuola fosse questa e che razza di insegnamenti potesse dare…

LL: Le tue prime esperienze come fumettista?

PA: A 21 anni, dopo il servizio militare, cercai lavoro nel settore dei fumetti e collaborai sia con Eureka che con Il Corriere dei Ragazzi che all’epoca era già diventato Corrier Boy. Per quest’ultimo mi firmavo “Janus”. Feci solo un paio di fumetti per il Corriere Boy, erano quelle cose del tipo Hitchcock che racconta una storia, mi ricordo l’aneddoto di una sceneggiatura che mi era stata data in cui il protagonista doveva avere il naso a patata, le lentiggini e i capelli a spazzola ma una volta che portai le tavole vennero rifiutate proprio per questo motivo! Eppure c’era scritto sulla sceneggiatura che il protagonista dovesse avere quelle caratteristiche. Mi rifecero fare le vignette (l’eroe deve sempre essere bello) e la storia fu pubblicata con le pecette.
Erano tempi di transizione per la testata, il nuovo direttore D’Argenzio mi spiegava che per disegnare le donne avrei dovuto disegnarle nude e poi vestirle, così sarebbero state più sexy. Alfredo Castelli mi consigliò di provare anche con Eureka, e così feci.
Da Eureka fui costretto a trovare lavoro a Il Mago proprio quando stavano per offrirmi la realizzazione di una serie a puntate, perché una volta parlando con Luciano Secchi mi scappò di dirgli che io apprezzavo di più i fumetti di Linus, che lui odiava: mi disse che non avrei più collaborato con lui! Poco male: Il Mago mi pagava 35.000 lire a tavola contro le 15.000 che mi dava Secchi.

LL: Hai anche pubblicato sul Sgt. Kirk di Ivaldi.

PA: Sì, ma pubblicai solo una storia. C’è però un altro fumetto, intitolato L’Impasto Assurdo, che mi venne pagato ma non fu mai pubblicato. È l’unica volta che mi è successo.

LL: Hai mai pensato di tornare a fare fumetti?

PA: Come ti dicevo, in realtà il mio vero stile, quello che mi viene spontaneo, sarebbe diverso da quello con cui ho disegnato i fumetti negli anni ’70. Non penso proprio che tornerò a disegnare fumetti.

LL: Già, sarebbe come sperare che Danilo Masciangelo tornasse a fare fumetti: impossibile!

4 commenti:

  1. "L' ultima storia rimasta incompiuta che sarà terminata da Corrado Roi" coooosa? O.o

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  2. Ma davvero Roi sta lavorando all'Ispettore Coke? Madonna santissima.

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  3. Fosse per me ti darei il premio Pulitzer per un'intervista così.

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    1. ...e devo ancora infiorettarla per il passaggio su Fucine Mute.

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