Piero Alligo (PA):
Mi ero reso conto che avevo i miei limiti col disegno.
LL: Dici sul
serio?!
PA: Sì, in realtà
lo stile di disegno che mi viene più naturale è futurista. Le fotografie da cui
partivo per realizzare le mie tavole erano un’intercapedine, un qualcosa di più
che si trovava tra la realtà e il fumetto.
LL: Posso
chiederti cosa hai fatto dopo il fumettista?
Piero Alligo è anche editore |
Prendevo 50.000 lire a serata, finché vinsi il primo premio
di magia comica a Saint-Vincent nel 1984, e allora il mio cachet lievitò: per
una serata chiedevo 800.000, o anche un milione. Il mio nome d’arte era Mago
Rex, con Chiambretti mi esibivo sulla navi russe.
Ho anche vinto il 3° premio al Festival di Cabaret di Loano,
infatti sono amico di Raul Cremona che quest’anno ha scritto un fumetto di
Martin Mystère insieme ad Alfredo Castelli, con protagonista proprio un mago.
Antonio Ricci mi voleva in Drive In ma poi non se ne fece nulla: poco male, perché nella
stagione 1987-1988 partecipai al Raffaella
Carrà Show.
LL: Esistono dei
siti specializzati in cui si possono vedere le tue performance?
PA: Non ho
trovato niente, nemmeno su Youtube [e
in effetti neanch’io ho trovato nulla, ndr].
Con i soldi che feci negli anni ’80 diedi seguito alla mia
altra passione, cioè i fumetti, e cominciai a collezionare tavole originali.
LL: Quanti pezzi hai?
PA: Difficile dirlo con precisione, credo
siano tra le 30.000 e le 40.000.
LL: Immagino che
sia difficile fare una classifica tra tutti i tesori che possiedi e dirmi quali
sono le tue tavole preferite.
PA: Esatto. In
generale posso dirti che prediligo Pinter, Moëbius, Eleuteri Serpieri, Pratt,
Toppi, Magnus, il Dino Battaglia più gotico, quello di Poe e Lovecraft. Tra le
altre, ho tutte le tavole dell’Ispettore Coke di Dino Battaglia, compresa
l’ultima storia rimasta incompiuta che sarà terminata da Corrado Roi. Le tavole
saranno in mostra a Città di Castello.
PA: Sì, li ho scritti io: Santo Alligo è
il mio fratello scultore, che ha anche realizzato quei bei volumi intitolati Pittori di Carta, un’opera in quattro
tomi.
LL: Le tue tavole erano veramente curatissime,
hai avuto una formazione accademica classica?
PA: No, nessuna
formazione artistica. Figurati che a
13 anni facevo il panettiere, ma avevo sia la passione per i fumetti che per la
magia. Solo che ci mettevo così tanto a fare una tavola… [e si vedeva, ndr]
Non ho avuto una formazione artistica, anche perché ho avuto
una certa insofferenza verso la scuola dovuta a una brutta esperienza: ho
ripetuto la prima media perché un giorno una professoressa volle interrogarmi
su un passo dell’Iliade e vedevo che
ci godeva a umiliare uno studente giovane. Mi sono chiesto che razza di scuola
fosse questa e che razza di insegnamenti potesse dare…
LL: Le tue prime
esperienze come fumettista?
PA: A 21 anni, dopo il servizio militare,
cercai lavoro nel settore dei fumetti e collaborai sia con Eureka che con Il Corriere
dei Ragazzi che all’epoca era già diventato Corrier Boy. Per quest’ultimo mi firmavo “Janus”. Feci solo un paio
di fumetti per il Corriere Boy, erano
quelle cose del tipo Hitchcock che racconta una storia, mi ricordo l’aneddoto
di una sceneggiatura che mi era stata data in cui il protagonista doveva avere
il naso a patata, le lentiggini e i capelli a spazzola ma una volta che portai
le tavole vennero rifiutate proprio per questo motivo! Eppure c’era scritto
sulla sceneggiatura che il protagonista dovesse avere quelle caratteristiche.
Mi rifecero fare le vignette (l’eroe deve sempre essere bello) e la storia fu
pubblicata con le pecette.
Erano tempi di transizione per la testata, il nuovo
direttore D’Argenzio mi spiegava che per disegnare le donne avrei dovuto
disegnarle nude e poi vestirle, così sarebbero state più sexy. Alfredo Castelli
mi consigliò di provare anche con Eureka,
e così feci.
Da Eureka fui
costretto a trovare lavoro a Il Mago proprio
quando stavano per offrirmi la realizzazione di una serie a puntate, perché una
volta parlando con Luciano Secchi mi scappò di dirgli che io apprezzavo di più
i fumetti di Linus, che lui odiava:
mi disse che non avrei più collaborato con lui! Poco male: Il Mago mi pagava 35.000 lire a tavola contro le 15.000 che mi dava
Secchi.
LL: Hai anche
pubblicato sul Sgt. Kirk di Ivaldi.
PA: Sì, ma pubblicai
solo una storia. C’è però un altro fumetto,
intitolato L’Impasto Assurdo, che mi
venne pagato ma non fu mai pubblicato. È l’unica volta che mi è successo.
LL: Hai mai pensato di tornare a fare
fumetti?
PA: Come ti
dicevo, in realtà il mio vero stile, quello che mi viene spontaneo, sarebbe
diverso da quello con cui ho disegnato i fumetti negli anni ’70. Non penso
proprio che tornerò a disegnare fumetti.
LL: Già, sarebbe come sperare che Danilo Masciangelo
tornasse a fare fumetti: impossibile!
"L' ultima storia rimasta incompiuta che sarà terminata da Corrado Roi" coooosa? O.o
RispondiEliminaMa davvero Roi sta lavorando all'Ispettore Coke? Madonna santissima.
RispondiEliminaFosse per me ti darei il premio Pulitzer per un'intervista così.
RispondiElimina...e devo ancora infiorettarla per il passaggio su Fucine Mute.
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