domenica 10 ottobre 2021

Brancalonia: Macaronicon

Compendio del manuale base, presenta in maniera apparentemente caotica e frammentaria (quindi pienamente in tono con l’ambientazione) gli extra sbloccati durante la campagna di crowdfunding della primavera 2020. Le nuove razze sono addirittura tre, e non solo gli Inesistenti di calviniana memoria che erano stati annunciati nel primo tomo. Ci sono anche i Gatti Lupeschi (e questo era intuibile) e i Pantegani, uomini-ratto di cui forse non si sentiva poi tutta questa necessità.

Viene introdotta la classe del Burattinaio, che come gli alchimisti di molti altri giochi di ruolo mi sembra poco adatta alla vita dell’avventuriero anche se vengono fornite le giuste motivazioni per la sua presenza in una Cricca. D’altro canto anche personaggi come Paladini e Druidi possono risultare fuori luogo tra le Canaglie che i personaggi devono interpretare, e anche per questo gli autori hanno dedicato degli approfondimenti sulle varie tipologie di fedi e ideali che si possono abbracciare.

Un’altra parte prettamente regolistica è quella relativa ai nuovi cammini che possono intraprendere le dodici classi di base, che però non contemplano nuove regole per Maghi e Druidi! Che ci voleva per inventarsi qualcosa anche per loro, accidenti? Voglio dire, se hanno tirato fuori le Guardie Svanziche come specializzazione dei Monaci…

Al di là di nuovi incantesimi, nuovo equipaggiamento e chiarimenti sulla Fandonia, la prima parte del Macaronicon offre principalmente elementi decorativi con cui arricchire le partite e approfondire certi aspetti pittoreschi dell’ambientazione. Viene spiegato ad esempio come si svolge il violentissimo gioco del Calcio Penumbro, quali siano le maschere di carnevale del Sinistro Stivale, quali siano gli ordini monastici e le compagnie di ventura più importati. Spesso materiale di cui ci si chiede l’effettiva utilità ma, al di là del fatto che molti elementi vengono poi ripresi nelle avventure in appendice, si legge con piacere grazie allo stile spigliato degli autori e ai giochi di parole che scorrono abbondanti nel manuale.

In particolare L’introduzione dei «guli», versione maccaronica dei ghoul, offre il destro per un profluvio di battute e doppi sensi: quando la preparazione della ricetta a loro dedicata va a buon fine i commensali sono soliti dire «Che gulo!», i guli più intelligenti e organizzati sono dei veri paraguli, mentre i loro rifugi realizzati con materiali di recupero e fango hanno portato alla costituzione di una cittadina che si chiama Fangulo.

Non mancano ovviamente le citazioni dalle fonti più diverse, in particolare il “lavoretto” L’Antico Vaso è una passerella di spot pubblicitari opportunamente parodiati.

Diverso il discorso per quel che riguarda le ricette strampalate dell’Astrusi: non si tratta solo di materiale “decorativo” ma leggendole si scoprono nuovi oggetti magici, nuovi mostri e nuovi dettagli su come combattere quelli già noti.

Visto che siamo entrati in argomento, purtroppo dal punto di vista dei nuovi mostri il Macaronicon è assai carente. Certo, l’Alimentale di Polenta è una trovata geniale ma in pratica c’è solo quello, l’Accrocco di Reliquie e pochissimo altro – spesso quasi inutilizzabile al di fuori del contesto trattandosi di mostri unici.

L’ultima quarantina di pagine del volume (che ne conta 160) sarebbe dedicata ai “lavoretti”, cioè alle avventure. Nei fatti, però, è stata l’occasione per inframmezzarle con le descrizioni di tre delle cittadine in cui si svolgono alcune di esse – più una bonus alla fine. Una buona trovata che offre un bel dinamismo al volume e contribuisce a evocare quell’aura di caotica vitalità che dovrebbe avere il Regno di Taglia. Gli ultimi due lavoretti sono dei crossover con due giochi da tavolo.

Il Macaronicon è praticamente scevro da refusi, giusto un «ala» invece di «alla» e un «pi» al posto di «più», quisquilie. La parte grafica è spettacolare e non solo per l’inserimento di opere di Doré e Piranesi. Più ancora che il manuale base, questo volume raccoglie contributi da moltissime persone diverse ma a tenerne le fila è sempre Mauro Longo.

Nel complesso un bel tomo (ah ah), che inizialmente pensavo sarebbe stato maggiormente gradito a chi apprezza di più i condimenti che non la ciccia, invece di ciccia ne offre parecchia.

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