sabato 13 novembre 2021

Horror 7, 25 (3 Nuova Serie) e 29 (7 Nuova Serie)

Uno pensa di fare un affarone e invece…

Nello stand di una fumetteria al rinnovato ma per me inedito Palazzetto ho trovato dei numeri della vecchia rivista Horror, che venivano venduti a 5 euro l’uno. Materiale di cinquant’anni fa, molto famoso e dalla comprovata qualità. Siccome l’unico dei tre numeri della Prima Serie era rovinato sul dorso ho chiesto uno sconticino e me lo hanno fatto a 3 euro, pagando alla fine il tutto 12 euro perché 13 come numero non piaceva al venditore. Contentissimo, ho sfoggiato questo acquisto con gli amici locali, ma un’autorità del settore mi ha spiegato che anche per Horror (nonostante sia vecchio, famoso, ecc.) vale la regola secondo cui di base la copia di una rivista viene venduta a 5 euro, può tutt’al più lievitare se ha qualcosa di speciale come un allegato ancora presente oppure una storia di un autore famoso mai o poco ristampata (vedi alcuni Eureka con Magnus). E vabbè.

È stato un piacevole tuffo in un’epoca e in un settore per me quasi sconosciuti, pur se come ricordava Alfredo Castelli, con la sua partenza dalla rivista questa decadde in maniera netta. Rispetto ai due numeri della Nuova Serie, il numero 7 dedicava molto spazio ai redazionali, che erano di elevata qualità: nell’inserto dedicato al cinema di genere c’è un breve saggio di Piero Zanotto sul macabro in Disney; il regista Luigi Cozzi riportava poi un interessante incontro con Carlo Rambaldi, non ancora il maestro riconosciuto degli effetti speciali in Italia, o almeno così credo. Una curiosità non da poco è stata per me vedere Rinaldo Traini nell’inedito ruolo di intervistatore: ahilui, gli toccò intervistare una sedicente medium (o quello che era) sulla reincarnazione, ma nel contesto della rivista poteva starci. E infatti diversi altri articoli erano dedicati al paranormale. Ben più interessanti di questi, le pubblicità dell’epoca rievocano un mondo editoriale che fu. Molto interessante in questo senso, ma più in generale per come ricostruisce il clima di un’epoca, la rubrica “Scatola Cinese” di Sergio Trinchero.

I fumetti sono quelli classici di breve durata, anche due sole paginette, con il finale a sorpresa. Da sottolineare un contributo francese di Claude Moliterni (primo episodio di una serie che non so se sia continuata) in cui il disegnatore Robert Gigi viene spacciato per JiJé! L’unico fumetto a puntate sembra essere Beatrice di Pier Carpi e Marco Rostagno, realizzata come una striscia ma con una trama in divenire: veramente niente male, da quel che ho potuto leggere.

Con la Nuova Serie si diceva che la qualità della rivista calò. I redazionali, almeno in questi due numeri, sparirono quasi del tutto e probabilmente per risparmiare si aprirono le porte ad autori stranieri tra cui Philippe Druillet – che però forse comparve già prima su Horror. Tra le cose migliori, ho gradito un Carlo Peroni efficace anche nel realistico, un Giovanni Cianti ispirato a Dino Battaglia e (chi l’avrebbe mai detto) un Paolo Ongaro che scrive anche una simpatica storiella. Si segnalano invece per bruttezza le nuove serie a continuazione: una Horrorella ammiccante e confusa e disegnata assai male, sia nella versione di Daniele Fagarazzi e che in quella di Paolo Cavaliere (anche i testi passeranno di mano da “Guido da Milano”, forse lo stesso Castelli, a Claudio Lopresti) e Barrar, dai testi poco chiari di “B. Barsach” e i disegni meno che dilettanteschi di Rosella Toscanini. Probabilmente al solo scopo di avere qualcosa da pubblicare per andare in stampa, sul numero 7 (29) compaiono anche un fumetto muto (più sperimentazione grafica che altro) di Gianni Bono e Diddi Bozano e uno dell’underground Max Capa. Lavori anche interessanti, ma che nel contesto di Horror c’entravano come i cavoli a merenda.

Da notare che nel “Racconto dell’Angelo Nero” Il Medico d’Anime il protagonista porta la sua vittima a vedere un film di cui non viene mostrato il titolo per esteso, ma che probabilmente è Il Tunnel sotto il Mondo, una produzione maledetta (andate a recuperarvi il catalogo di Trieste Science+Fiction in cui se ne parla) a cui collaborò anche Castelli: omaggio o dileggio verso l’autore e redattore transfuga? O forse “Paolo Brera” era lo stesso Castelli in incognito?

Pur nella consapevolezza di non aver fatto proprio alcun affare e pur con la (poca) paccottiglia fumettistica che venne fatta transitare per la rivista, gli aspetti positivi di queste riviste sono di gran lunga superiori a quelli negativi, e non solo a livello di testimonianza di un’epoca.

10 commenti:

  1. Un'autorità del settore mi dice che la rivista Horror fu premiata a Lucca nel 1971, prima della partenza di Castelli.

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    1. altre fonti, però, dicono 1972 (se ben ricordo).

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    2. Mi duole contraddire, ma la fonte è certa, trattandosi della rivsta Comics n. 3 del maggio 1972. A pagine 3 si legge:
      YELLOW KID e GRAN GUINIGI per l'editore italiano di periodici: alle Edizioni Gino Sansoni per la Rivista "Horror" cui viene riconosciuto il merito di aver cercato, e con risultati positivi, una via abbastanza desueta per la narrativa grafica dell'insolito.

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    3. Boh, da qualche parte, forse sul volume Nona Arte che ho consultato prima di stendere il pezzo, mi pareva dicessero 1972. Ma ovviamente sei tu l'autorità in merito.

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  2. Purtroppo tutto questo background di Horror mi manca completamente.
    Io spererei che almeno Collezionando venga in futuro fatto al Palazzetto in pianta stabile, ma per i motivi che ho esposto precedentemente temo che sarà difficile.
    Eppure, se l'intento della Lobby Centro Storico è mantenere tutte le mele più o meno marce in un canestro, perché tenere Collezionando al Polo Fiere, cioè in qulo al mondo? Cosa c'è dietro? Coincidenze?

    Comunque, l'importante è non confondere Horror con Orror. Si rischiano delle grosse delusioni.



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    1. eh, il Palazzetto ha un suo fascino...
      Da una rapida ricerca di "Orror rivista" non ho trovato nulla.

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    2. Che ti ho fatto studiare a fare, se non hai imparato a consultare la Guida di Gianni Bono?

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    3. P.S.: Oddìo, delusioni... Belzeba non è mica male.
      Comunque, un affare è un affare se appaga il bisogno che sottintende. Se mi capita, anch'io recupererò degli Horror.

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    4. Giusto, bisogna sempre riferirsi a quel marpione di Bono... oltretutto siamo quasi a fine anno, questo è un "must"

      https://www.youtube.com/watch?v=jeYCyCaK_5k

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    5. Dove non poté il Bono poté il Mencaroni.
      Per quel che riguarda il link, intuisco che è un messaggio/canzone di buon augurio per l'anno nuovo ma essendo preceduto da un annuncio pubblicitario, cosa che aborro, non ho approfondito. Anzi gli ho messo pollice verso solo per quello.

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