lunedì 10 ottobre 2022

La Gabbia

Graditissima sorpresa: lo davo in uscita per Lucca è invece questo volume è già arrivato.

La Gabbia è uno di quei fumetti intimisti che vanno così di moda oggi, ma si pone a qualche migliaio di gradini più in alto rispetto alla maggior parte di essi sia per gli ottimi disegni della Ziche che per la professionalità con cui l’autrice ha infilato l’umorismo, per il ritmo che ha impresso all’opera e per il tentativo di costruire una trama e quindi non solo di mettere su carta il proprio diario. Più di trent’anni di mestiere, certo, ma anche l’urgenza di raccontare la propria esperienza con la massima onestà.

La protagonista si chiama Serena, ma è evidente che si tratti di una trasposizione della stessa Ziche. Oltre al fatto che viene detto esplicitamente in una delle bandelle, ricordo che in un’intervista (forse più di una) l’autrice parlava della madre sempre ammalata. E magari, Freud oblige, “serena” è anche l’autrice dopo aver riversato i suoi traumi su carta.

Secondo un copione già collaudato, l’input della vicenda è la morte della madre, che torna come fantasma nella testa di “Serena” per confrontarsi con lei sulla loro difficile relazione. Depressa e anaffettiva, obbligò la figlia a un’infanzia e un’adolescenza di insicurezze e dolore, portandola così a sua volta alla depressione. I dettagli e i ricordi sono molto vividi, a testimonianza di ferite molto lunghe da rimarginare, e che forse non lo sono ancora del tutto. Ma anche le sequenze più pesanti vengono stemperate da una sferzante ironia. Ci si sente anzi quasi colpevoli di ridere delle frustrazioni e delle paranoie della protagonista da giovane, ma d’altro canto è lei stessa a mostrarcele con assoluta naturalezza.

La vicenda sembra proseguire a forza di battibecchi, confronti e recriminazioni tra Serena e sua madre, finché a metà volume ecco che compare inaspettatamente Gaia, la figlia che Serena non ha mai voluto concepire per spezzare il cerchio di frustrazioni e depressioni femminili della sua famiglia. E il gioco si arricchisce e assume ancora più incisività (oltre ad assumere forse un valore metaforico essendo Gaia una dei protagonisti di una striscia dell’autrice). Più di trent’anni di mestiere, appunto.

Pur essendo più che altro un esercizio terapeutico per l’autrice, La Gabbia riesce ad avvincere e a divertire. Silvia Ziche non cerca poi la pietà o l’assoluzione per alcune scelte che ha fatto, ma ammette senza problemi anche le sue meschinità. E il finale non è affatto risolutivo o rassicurante. Una scoperta piacevole in questo 2022 così parco di entusiasmi.

4 commenti:

  1. Dev'essere un gran bel fumetto ma non credo che mi verrà mai voglia di leggerlo... :D

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    1. beh, magari se lo vedi in libreria potrebbe scapparci un'occhiatina.

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    2. A me l'occhiatina è già scappata, ma non si sento attratto, né dal disegno, né dall'insieme che traspare ad una veloce sfogliata.

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    3. A me la Ziche piace molto come disegnatrice, curiosamente più qui nei suoi lavori personali che non su quelli disneyani.

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