Dopo morto Ian McGilles viene “partorito” all’inferno dove dovrà scontare la sua pena eterna vista la vita violenta che ha condotto. Il cast selezionatissimo di dannati comprende varie figure storiche come Isabella di Castiglia, Jack lo Squartatore, il nazista Fegelein e la piratessa Anne Bonny, che per esigenze narrative parlano tutti la stessa lingua. Appena il tempo di ambientarsi tra quelle malebolge e Ian viene invitato da questa sporca dozzina a tentare la fuga dall’inferno. Sulle loro tracce però c’è il temibile Dilaniatore, un demone specializzato proprio nella caccia ai fuggitivi.
La pista che dovrebbe condurli all’uscita passa per i territori del Principe Nomade e l’incontro con una carovana che trasporta animali rari offre del materiale di scambio per consentire il transito. Tra i vari mostri (che si riveleranno utili contro i segugi del Dilaniatore) c’è anche una donna-uccello, Volage, da cui Ian è attratto – e come non esserlo da un angelo caduto che ha ben tre paia d’ali! Ovviamente 128 pagine non si riempiono da sole e Volage si sviluppa anche con degli squarci nel passato di alcuni personaggi, l’occasionale colpo di scena (tradimenti, rivelazioni, smascheramenti…), la defezione di un bel po’ di comprimari e flashback sul passato di Ian. Fabien Nury avrebbe approfondito i personaggi, Xavier Dorison avrebbe infarcito la storia di riferimenti esoterici, Arleston ci avrebbe messo dell’umorismo; Stephen Desberg però è il più americano degli sceneggiatori franco-belgi e Volage si sviluppa principalmente tra scene frenetiche d’azione, trovate sopra le righe e battute a effetto. Ian McGilles ha pure i suoi bravi poteri psionici… Non mi sbilancio a valutare il finale, in cui si riallaccia il filo principale della vita e della morte del protagonista: non è proprio originalissimo ma ci sta tutto.
In ogni caso, i testi scompaiono di fronte alla mirabile perizia messa in campo da Tony Sandoval. Per l’occasione, ha abbandonato il suo stile caricaturale in favore di uno più realistico, per quanto possa esserlo Sandoval. Il risultato sono dettagliatissimi panorami mozzafiato, mostri biomeccanici affascinanti nella loro stranezza, personaggi molto ben caratterizzati anche se grotteschi, una cornucopia di particolari che arricchiscono le vignette. Anche se realizzati digitalmente, i colori sono fantastici e contribuiscono decisamente al fascino delle tavole. L’ambientazione più psicologica che fisica giustifica poi delle deformazioni spaziali e anatomiche di cui Sandoval approfitta con maestria, ricordando un po’ Hieronymus Bosch e soprattutto l’Enrique Breccia migliore e più scatenato. Peccato che la carta, per quanto di qualità, non sia patinata. In appendice schizzi preliminari e prove del disegnatore.
Appropo' di Breccia, ieri ho preso a un mercatino-tutto-un-euro il pocket Dardo di Vito Nervio e in fondo c'era la riproduzione di una copertina di una serie Dardo chiamata "Medium". Da ricerca fatta dovrebbero essere 8 numeri disegnati da Trevisan. La cosa buffa è che quel disegno lì devo averlo anche visto, da bambino, ma l'avevo preso per il Dottor Strange (in effetti il protagonista sembra una versione italiana di Strange).
RispondiEliminaTu per caso conosci questa serie Medium e sai se valga la pena di reperirla?
Mi hai fatto scattare la proverbiale lampadina. Medium di Trevisan mi dice qualcosa, ma probabilmente ne ho solo letto in qualche sua biografia o forse nella promessa di ristampa di qualche editore, tipo quello che ha recuperato lavori di Civitelli e Bernasconi. Però non l'ho mai letto, o se l'ho fatto me ne sono dimenticato, quindi non posso dirti nulla sulla sua qualità. Certo, Trevisan di solito vale la spesa ma bisogna vedere se in quel caso lo lasciavano libero di mettere tutti i suoi tratteggiati.
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