La copertina avrebbe dovuto mettermi sull’attenti, ma con la lusinga di alcuni fumettisti indie coinvolti nel progetto pensavo che almeno qualcosa di interessante ci fosse. Ma forse il riferimento a ’sti fumettisti indie me lo sono solo immaginato io.
Dopo un’enfatica introduzione di John Jennings cominciano le danze: Nathan Hale coi colori di Lucy Hale racconta una vacanza dell’Uomo Ragno al Gran Canyon con tanto di zia May al seguito. I pericoli locali e la noncuranza dei visitatori lo costringeranno a del superlavoro, mentre vengono infilate alcune note ecologiste sulla cura del monumento (niente di invasivo). Storiellina carina.
Jerry Craft illustra cosa succede quando Pantera Nera inaugura una biblioteca multiuniversale tra i bigotti statunitensi. Spunto carino, disegni orribili.
Storia particolarmente infantile (sia come testi che come disegni) quella di Squirrel-girl confezionata da Maria Scrivan.
Decisamente più matura, sia come testi che come disegni, la storia degli Occhi di Falco realizzata da Ben Hatke. I due sventano un traffico illegale di animali pontificando sulle potenzialità di arco e frecce.
George O’Connor mostra un esempio del peculiare rapporto tra Thor e Loki, dalla prospettiva del secondo. La storia è molto ironica ma ha anche una trama dignitosa, anche i disegni (validi pur non essendo realistici) non lasciano intendere che sia indirizzata necessariamente a un pubblico infantile.
Originale la storiellina di C. G. Esperanza: Miles Morales racconta i suoi exploit (non so se in continuity o meno) relazionandoli alle sue amate sneaker. Disegni fintamente pittorici e probabilmente con un occhio alla graffiti art: a volte sin troppo deformi, però un loro fascino ce l’hanno.
Decisamente infantile è invece il lavoro di Lincoln Peirce (colorato da Tom Racine), con il rapido scontro di Namor contro Capitan Barracuda (parte della cosmologia Marvel o creato alla bisogna?) che ha inquinato il mare con dei naniti simili a uno sversamento di petrolio. Ai testi rapidi e scontati fanno pendant dei disegni cartooneschi per nulla gradevoli.
Sam Wilson nei panni di Capitan America è protagonista di una facezia di Michael Lee Harris che non si può nemmeno definire una storia, quanto più che altro una breve presentazione umoristica del personaggio. Disegnata rozzamente con uno stile che immagino voleva essere cartoonesco.
John Gallagher si pone sulla stessa lunghezza d’onda di Lincoln Peirce e produce un rapido scontro tra Iron-man e il Laser Vivente ma con una trama un pochino più articolata e densa; disegni assai bruttarelli – e pensare che le prime tavole lasciavano intravedere uno stile alla Mike Allred.
La storia di Shang-Chi confezionata da Gale Galligan si è rivelata un po’ ostica. Non che la rapida risoluzione dello scontro non mi sia stata chiara, ma viene citato un sacco di pregresso che non conosco. Disegni tra manga e O’Malley urticanti per le mie pupille.
Molto gradevole la storia di Chris Giarrusso con protagonista Hulk. Una vicenda umoristica (disegnata di conseguenza) con delle simpatiche trovate e bei dialoghi – e forse qualche frecciatina all’ottusità dei militari. Bruce Banner non si fida dei computer per conservare i suoi progetti e il Leader approfitta della sua trasformazione in Hulk per rubare l’arma segreta di cui il generale Ross ha strappato gli appunti cartacei.
Mike Curato riesuma un personaggio che non pensavo esistesse nemmeno più: Wiccan, il figlio mago di Scarlet Witch. Vorrebbe preparare una torta di compleanno per il marito Hulkling senza ricorrere agli incantesimi ma le sue scarse doti culinarie e un’emergenza supereroistica gli rovinano i piani. Un testo schematico e prevedibile che scorre senza entusiasmo, dei disegni agghiaccianti che probabilmente sono degli schizzi veloci fatti a matita e poi pasticciati in digitale.
Priya Huq si occupa invece di Miss Marvel. La “trama” della sua storia è la solita rimasticatura adolescenziale sull’accettazione di sé con la protagonista depressa per un commento su internet, i disegni sono molto rozzi e approssimativi. Devo dire però che il ricorso a tecniche analogiche, o che fingono bene di esserlo, fa risaltare questa sciocchezzuola rispetto al digitalismo imperante nel resto del volumetto.
Jessi Zabarsky riprende per l’ennesima volta il canovaccio per cui Spider-Gwen è in ritardo alle prove a causa di un supercattivo. C’è un minimo twist finale con le ragazze della band che picchiano il villain, ma la storia è molto banale e probabilmente pensata per un pubblico infantile – i disegni assecondano questa ipotesi.
Si finisce in bruttezza con una storia di Devil di John Jennings. Caduto sotto gli effetti di una bomba di paura che Mister Fear ha piazzato in un centro di sostegno per giovani di colore, il protagonista ritrova il suo coraggio concentrandosi sulle acclamazioni dei bambini. Eh, sì: è proprio tutto qui. Dall’introduzione si evince che Jennings è un professore, mi pare evidente che debba concentrarsi sul professare piuttosto che sul disegno (per quanto sforzo ci abbia messo).
Francamente non so come giudicare questa raccolta. O meglio, anche se il parere complessivo non è certo positivo, non so come inserirla nella produzione generale Marvel. Al pari de Il Viaggio del Super Eroe anche questo lavoro è frutto di un’esternalizzazione da parte della Marvel e in origine lo ha pubblicato la Amulet Books. Reale tentativo di offrire degli sguardi originali su personaggi iconici o semplici storielle per bambini in modo da avvicinarli ai “veri” comic book? Tra buoni sentimenti ed engagement a un tanto al chilo si potrebbe propendere per la seconda ipotesi, ma qualche rara punta di godibile originalità (o almeno di buon mestiere) c’è.
Nessun commento:
Posta un commento