Raccolta di tre episodi con protagonista Groucho: i primi sono ristampe di due albetti allegati agli speciali estivi, il terzo è uno di quelli del Grouchonomicon.
La cosa misteriosa che vive dietro il frigorifero sarebbe tratto da un episodio reale: la gatta di Sclavi si era messa a fissare lo spazio tra frigorifero e parete. Proprio su un caso analogo Groucho viene incaricato di indagare mentre nella Londra prossima alle elezioni si verifica lo strano fenomeno di un piccione parlante che vuole incontrare il Primo Ministro uscente.
Pur se le mattane di Groucho si prendono lo spazio dovuto, la storia ha una trama abbastanza articolata e un finale che dona un senso a tutto. Sclavi ci andava giù pesantissimo coi politici.
Anche se in incognito per la vergogna di confezionare una storia così strampalata, Horrorpoppin’ è opera degli stessi autori, Sclavi e Piccatto. Esperimento metanarrativo senza capo né coda (o meglio con troppi capi e troppe code), è ovviamente un omaggio dichiarato a Hellzapoppin’ ma non mancano altre citazioni tra cui la più evidente è quella a Little Annie Fanny di Harvey Kurtzman che qui diventa la fidanzata di Groucho. Come specifica Sclavi (il rimpallo tra personaggi e autori è costante, roba da Fumettisti d’invenzione) lui non copia: cita.
A seconda dell’umore del momento, una storia da leggersi tutta d’un fiato o a piccolissime dosi.
I due vecchi allegati sono stati colorati appositamente da Erika Bendazzoli: un lavoro più che dignitoso, ma non mi pare così «magnifico» come detto da Barbara Baraldi nell’editoriale, visto che ha dovuto/voluto colorare anche qualche china di Piccatto e certi effetti digitali (l’alone di un televisore, gli effetti di uno sparo, ecc.) mi sono sembrati dei corpi estranei.
Luigi Piccatto gestiva benissimo sia il registro realistico che quello caricaturale. E chissà quante prove e disegni dal vero avrà fatto per rendere al meglio il gatto.
Lo stacco temporale e stilistico tra le prime due storie e la terza, Una scatola di polvere, è nettissimo. Non solo perché compaiono aggeggi elettronici vari e degli ambienti più moderni, ma soprattutto per una narrazione più asciutta e gestita in maniera più manifestamente razionale (bella forza, rispetto a Horrorpoppin’, ma comunque si avverte l’urgenza di creare una vicenda in cui tout se tient, magari anche ricorrendo ai dialoghi per chiarire certi passaggi). Mi verrebbe da dire che si avverte anche un sottotesto malinconico, ma quello c’era già anche nella prima storia.
Stavolta Groucho deve sfrattare un fantasma invadente che però infesta la casa sbagliata a causa di uno scambio nelle urne cinerarie che scaraventerà i due in una vicenda necrofora/criminosa. Mi pare che il soggetto ideato da Francesco Artibani sia simpatico e originale, i disegni sono di Cavazzano e quindi ottimi. I colori, anch’essi validissimi, sono opera di Alessia Nocera.
Un piccione? A Londra solo i gufi vogliono parlare col Primo ministro (e poi se ne pentono). Vabbè, cambiamo uccello.
RispondiEliminaSclavi non copia, Cita. A volte non copia, Tarzan.
Per le battute squallide, so' mejo di Groucho.
Ehi, quella cita/Tarzan era carina.
EliminaMa la fine citazione sulla storia dei gufi di Jeff Hawke non l'hai "colta"?
EliminaSulle prime non ci ho fatto caso abbacinato dal calembour cita/Tarzan, ma adesso mi sembra di vedere la scena. Non escludo fosse in uno dei fascicoloni che mi regalaste tu e il Brunori.
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