Mi sono avvicinato a questo fumetto perché apprezzo Patrick McDonnell per la sua striscia umoristica Mutts e soprattutto perché pensavo mi sarebbe tornato utile per i fumettisti d’invenzione. Bella fregatura che ho preso.
La storia è un collage di pagine di vecchi fumetti Marvel (non so se e quanto rimaneggiate) collegate da alcuni interventi di McDonnell, che fa una comparsata da bambino all’inizio per spiegare la sua “religione” supereroistica.
Nell’universo Marvel della Silver Age si sta diffondendo un’ondata di irritabilità e tensione che coinvolge anche i supereroi, risultato di una macchinazione del Dottor Destino. Con l’aiuto dell’Osservatore Reed Richards riuscirà a sventare questo piano col più grande superpotere di tutti, cioè l’amore, e nel mentre eviterà anche che Galactus si interessi alla Terra.
I testi hanno un fastidioso retrogusto di lezioncina New Age che irrita più che illuminare. Per fortuna c’è una deriva metanarrativa con lo scontro che si sviluppa tra le pagine dei fumetti romantici della Marvel (gli universi alternativi sarebbero gli altri prodotti dell’editore), e almeno si sorride un po’. Molto poco a essere onesti, anche se la costatazione che l’Osservatore/Mr. Magoo dovrebbe solo registrare gli eventi e invece non si fa mai gli affaracci suoi è simpatica.
I disegni di McDonnell sono talmente brutti che al confronto Kirby e Ditko fanno un figurone. A inframmezzare le tavole a fumetti e a integrarsi nella narrazione ci sono dei suoi quadri sulla stessa linea che però mi sembrano solo abbozzati. E non credo che sia necessariamente un male.
La “pagina della posta” finale sembra più che altro una serie di giustificazioni da parte di McDonnell: sul fatto che non sa disegnare, sulla trovata risolutiva apparentemente copiata dal film Hancock, sull’incoerenza dell’abbigliamento dei personaggi, ecc.
Ovviamente Il Viaggio del Super Eroe nulla toglie allo splendido lavoro che McDonnell ha fatto altrove, ma credo che anche negli Stati Uniti il servizio postale sia ancora attivo: se uno vuole mandare una lettera d’amore ai suoi miti che prenda carta, penna e francobolli invece di esporsi con un lavoro così imbarazzante, adatto solamente a un pubblico molto giovane (settore in cui McDonnell eccelle, peraltro) o ai drogati della Marvel all’ultimo stadio.
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