Si avvia alla conclusione la ricognizione del bottino di Lucca 2014. È un
po’ ridicolo parlare con tanto ritardo di un fumetto uscito ormai da un bel
po’, che già recensioni più puntuali e approfondite ha avuto;
quindi manco lo faccio, tanto tutti ormai sapranno di cosa parla e quali
riscontri abbia avuto Adam Wild.
Solo due appunti. Il primo: visto che c’ero ho preso una copia con la
variant cover anche per me oltre a quelle da regalare in giro, cosa che mi ha
permesso di scambiare due parole con Enrique Breccia che si è ricordato (il
simpaticone) dell’intervista che gli avevo mandato un paio di anni fa e mi ha
promesso di rispondermi il prima possibile. Attendo fiducioso.
Secondo appunto: alla fine questo Adam
Wild non mi è sembrato affatto male. L’insistito e ostentato ritorno a
un’avventura di stampo classico non ha significato il ricorso a scenari banali
e a situazioni già viste. Come da migliore tradizione manfrediana l’ambientazione
è documentatissima, inoltre (forse proprio grazie alla documentazione che ha
portato alla scoperta di situazioni strane ma reali) c’è stato un ampio margine
di originalità, se non altro per la strana “base” che ha il protagonista ovvero
l’emporio su uno scoglio raggiungibile in barca. Molto simpatica la scena in
cui Adam e Makibu se la ridono all’osservazione di Narciso Molfetta che la
polizia (corrotta, ma Narciso non lo sa) deve essere informata del traffico di
schiavi.
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Anche se non ho ancora preso il secondo numero non escludo una prossima
frequentazione con Adam Wild.
Io arriverò persino dopo di te, ce l'ho ancora sul comodino :)
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