Prima ricognizione del bottino di Lucca. La ProGlo ha dato alle stampe 3
fascicoletti spillati a 3€ l’uno, tutti accomunati dall’ideazione di Lewis
Trondheim. Per 10€ allo stand regalavano un altro volume a scelta, ma io della
ProGlo ho già tutto (cosa che penso sia comune a tanti altri lettori di questa
casa editrice di nicchia) quindi al suggerimento di prendere un’altra copia de La Nuova Pornografia da regalare a
un’amica (quando, prove alla mano,
di pornetti da regalare ad amiche ne avevo già) ho preferito prendere un altro Bleu, sempre di Trondheim, che rifilerò
a qualcuno. Ma non divaghiamo.
Le tre proposte ProGlo/Trondheim sono:
La Nuova Pornografia: raccolta di tavole («figure»)
principalmente doppie in cui viene raccontato cosa succede all’interno di una
vagina (ma non solo) in contesti e situazioni diversi. Trondheim utilizza delle
composizioni fisse e dei particolari geroglifici ricorrenti riuscendo a donare
ritmo ed eleganza a questo lavoretto sperimentale, e occasionalmente ci scappa
anche qualche risata nel vedere la creatività con cui si è inventato delle
“variazioni sul tema”.
Non c’è solo il sesso, comunque, e data la facile esauribilità
dell’argomento l’autore ha rappresentato anche il pap-test, il parto e il
concepimento. Quando sono arrivato a quelle tavole, però, ormai il giochino mi
aveva stufato e aveva perso la sua carica umoristica. Come detto nella
postfazione, parte del gusto della lettura è decifrare cosa stia effettivamente
succedendo e confesso che un paio di volte non ci sono riuscito del tutto (i
retini invece del bianco rappresentano il mestruo?), ma non mi ci sono nemmeno
scervellato sopra visto che l’interesse era appunto un po’ calato.
Come nel caso di Long Shot Comics 2
è ridicolo in questo caso lamentarsi per la qualità di stampa non buona, però i
contorni tremolanti delle vignette mi hanno veramente infastidito...
Imbroglio: raffica di colpi di scena in cui tre
personaggi si ammazzano, risorgono, svelano dei piani che poi si rivelano
coperture per altri piani, cambiano alleanze di pagina in pagina accumulando
strati su strati di un matassa ingarbugliatissima. Giustamente in appendice al
volumetto Raffaele Ventura spiega che il termine “imbroglio” in francese non
significa truffa o raggiro, ma un groviglio narrativo complicato e confuso. È
lodevole come Trondheim, pur nella voluta atmosfera non-sense in cui ha calato
la storia, abbia saputo creare un micro-universo in cui tout se tient, e anche le improvvise rinascite degli attori
coinvolti siano comunque giustificate da alcuni espedienti narrativi tutto
sommato credibili. Eccellente la gag finale, come anche la gestione dei tempi
narrativi.
Sempre dalla postfazione di Ventura apprendiamo che “questo” Imbroglio è il remake di un’altra opera
seminale di Trondheim disegnata quando non aveva ancora pieno possesso dei suoi
mezzi. In questa versione del 1995 ci delizia invece con un tratto morbido,
espressivo e molto piacevole nonostante le ostentate semplificazioni, abbellito
anche da occasionali retini.
Le avventure della fine
dell’episodio: Trondheim
si limita a scrivere questa “storia” che viene illustrata, in maniera egregia,
da Frank Le Gall. Probabilmente a causa della lettura ravvicinata di Imbroglio poco prima, questo esperimento
non mi è sembrato allo stesso livello dell’altro. Lo stereotipo narrativo sotto
il microscopio di Trondheim è stavolta lo smascheramento del colpevole una
volta raccolti tutti gli indizi. Con un ritmo sempre più frenetico (scandito
dall’altro stereotipo cinematografico del tuono nel momento più intenso), il
colpevole viene smascherato innumerevoli volte, finché si perde il bandolo
della matassa e anche l’identità degli altri personaggi in gioco. Come
prevedibile, il finale lascia intendere che il gioco può ricominciare e durare
all’infinito.
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