Per fare un libro d’artista non serve per forza metterci dei bulloni come usava
fare Dinamo Azari o pitturare dei fumetti come faceva Paolo Canevari.
È pur vero che la versione di A Hell
of a Woman/Une Femme d’Enfer
edito da La Baconnière non è propriamente un libro d’artista visto che è
un’opera di narrativa e viene distribuito e venduto, ma non è neppure un
esperimento come quelli in cui Möebius e Manara venivano invitati a illustrare
Coelho e Wilbur Smith. Quindi, per quanto il paragone sia improprio, viene
spontaneo farlo visto che il volume fa parte della collezione “Trou Blanc” con
cui l’editore ginevrino lascia carta bianca agli illustratori per realizzare
come meglio desiderano anche l’impaginazione e la grafica. E la personalità di
Thomas Ott viene fuori in tutta la sua potenza.
Il libro di Jim Thompson è una parabola desolata e beffarda (se non leggete
in francese e questo stimolo non fosse sufficiente a impararlo, il romanzo è
edito in Italia da Fanucci col titolo Diavoli
di Donne) che accompagnato dalle quasi 200 illustrazioni di Thomas Ott
raggiunge un ulteriore livello di disperato sarcasmo visto che l’illustratore
non si limita a rappresentare quanto viene scritto ma ne interpreta i passaggi
fornendone intepretazioni per niente scontate e offrendo delle associazioni
concettuali ora spiazzanti ora illuminanti.
Sull’abilità alla scrapboard di Thomas Ott non è necessario soffermarsi: se
mai ci fosse bisogno di confermare la sua statura di artista basterebbe
ricordare che la sua opera figurava nella collezione di nientemeno che
Hans-Rudi Giger. Ma al di là della “semplice” ed elevatissima capacità tecnica
di Ott, è notevole come il suo lavoro su questo libro porti a dei corti circuiti
metanarrativi e offra lo spunto per divagazioni metatestuali più o meno
divertenti (le associazioni concettuali di cui parlavo sopra). Fondamentalmente
le sue illustrazioni si dividono in poche tavole fuori testo a tutta pagina di
gusto più classico e in una miriade di piccole illustrazioni che accompagnano e
offrono nuove interpretazioni al testo. Se dal mero punto di vista estetico
sono senz’altro più accattivanti le prime, trovo che sia con il sapiente uso
delle seconde che Ott mostri la sua raffinatezza. Ci sono infatti sia divertiti
contrappunti ironici a passaggi quali «Sono una meraviglia, i nostri clienti» e
«Avevo altre cose per la testa», ma ci sono anche delle riuscite strizzatine
d’occhio più elaborate: come si fa a rappresentare frasi come «Ma, caro
lettore, era una trappola!»? Beh, Thomas Ott ci riesce. Mi verrebbe quasi da
dire che con le illustrazioni appaiate alle pagine 152 e 153 Ott abbia voluto
creare una relazione temporale come se fossero vignette di un fumetto, ma forse
mi sto spingendo troppo in là...
E fin qui siamo nel campo dell’illustrazione pura e semplice. Quello che è ancora
più interessante rilevare è come Ott abbia lavorato sulla confezione stessa del
libro fingendo che si tratti di una raccolta di pulp magazines con tanto di copertine (patinate per distinguerle
dalle altre pagine) a scandire le uscite delle fittizie riviste e bordi
sagacemente ingialliti.
Gli inserti colorati confermano la predilezione di Thomas Ott per i colori
primari, che già si intuiva dalla cover di Racconti
dell’Errore, ed è curioso notare come ci sia perfetta continuità tra il
bianco e nero allucinato e minuzioso per cui è celebre Ott e le sue masse di
colore nette e brillanti: anche le seconde, proprio perché così squillanti e
irreali, riescono a trasmettere un’impressione di estraneità, se non proprio di
morbosa alienazione. Che poi, data la trama e l’evento centrale di Une Femme d’Enfer, è esattamente la
soluzione migliore per introdurne i contenuti. Il tutto limitando la tavolozza
al rosso e al blu.
La scelta del digest di
inesistenti fascicoli pulp è inoltre anche funzionale alla lettura visto che
così il lettore si trova tra le mani un formato schematico che invita alla
lettura, in una ricostruzione incalzante del romanzo come mosaico di singoli
pezzi. Romanzo che, per inciso, viene qui presentato con l’ultimo capitolo nel
formato voluto originariamente da Jim Thompson e cassato dal suo primo editore
statunitense – e sul quale non aggiungo altro per non rivelare nulla del punto
focale della trama.
A integrare questa edizione d’artista di A Hell of a Woman un inserto biografico a cura di Markus Rottman
dedicato alla strampalata vicenda umana di Thompson, che nulla aveva da
invidiare a quella dei suoi protagonisti: A
Hell of a Life ne è infatti il titolo e «la più dura storia di Jim Thompson
è quella su Jim Thompson» l’azzeccato sottotitolo.
Gli appassionati di Thomas Ott o di grafica o di begli oggetti editoriali possono
procurarsi questo gioiellino qui.
Progettino che sembra davvero interessante, se non ho capito male in questa versione il romanzo si trova solo in edizione francese, giusto?
RispondiEliminaSì. Gli estremi del volume nella prossima messa online della recensione su Fucine Mute.
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