Aborro il termine “poetico” per descrivere un fumetto. Poesia e fumetto
hanno processi produttivi, finalità e modalità di fruizione totalmente
differenti, inoltre fare certi paragoni (posto che le persone intelligenti i
paragoni non li fanno mai preferendo argomentazioni diacroniche e non
sincroniche) svilisce l’oggetto della discussione. Che bello quel fumetto, non
sembra nemmeno un fumetto ma una poesia, da tanto è bello.
Eppure, per quanto mi sforzi, non trovo un aggettivo migliore per definire Il Mondo così com’è. Tiziano Scarpa si è
inventato la bizzarra storia di Alfio Betiz, affetto da una patologia che gli
permette di vedere gli oggetti
parlare tra loro, proprio con balloon e lettering, come se fosse all’interno di
un fumetto. A forza di impicciarsi degli affari dei semafori, delle lettere nei
poster degli oculisti e degli edifici Alfio perde progressivamente interesse
per i contatti umani e si ritrova condannato alla cecità dagli interessi di una
dottoressa che forse lo ama ma che di sicuro vede in lui e nel suo caso clinico
il lasciapassare per la gloria e la fama. Tranquilli: anch’io pensavo di
essermi rovinato la lettura quando un ragazzino che si stava facendo fare una
dedica da Giacon ha strombazzato la parte sulla cecità, ma in realtà il vero,
sconvolgente turning point è un altro. E comunque, al di là di questo spoiler,
in questo volume ci sono un sacco di altri motivi d’interesse, parecchie
sequenze divertenti e (fanculo) poetiche.
Con lo stile di Giacon non ho avuto un rapporto facile. Confesso che alcune
sue cose su Frigidaire sono tra i
pochissimi fumetti che non ho mai letto pur possedendoli. Questo fino al 2011,
quando l’ho conosciuto di persona.
Colpito dalla sua disponibilità, dalla sua cultura e dalla sua modestia ho
rivalutato anche la sua produzione e così alla fine i suoi personaggini volutamente
sgraziati mi sono diventati familiari e simpatici. Ne Il Mondo così com’è Giacon ha usato come suo solito da alcuni anni
a questa parte un amplissimo raggio di tecniche e stili differenti,
assecondando così alla perfezione le diverse atmosfere e le diverse
ambientazioni che ha ideato Scarpa.
Nonostante un certo didascalismo (Scarpa è pur sempre uno scrittore, anche
se in gioventù scrisse fumetti per il fratello – o lo confondo con un altro
Scarpa?) la storia si segue con passione e interesse, ulteriormente abbellita
da una simpatica cornice in cui due studenti innamorati seguono la lezione in
cui viene presentato il caso di Alfio, cornice a sua volta. In effetti la mise
en abîme è bella profonda e di cornici ce ne sono parecchie. E forse ho anche
detto troppo.
Volume consigliatissimo, tanto più che è un bell’oggetto in sé (cartonato
orizzontale inserito in una custodia) e oltre al bellissimo fumetto principale
contiene anche una ghiotta appendice con altre storie e schizzi preparatori.
Prossimamente un’intervista a Giacon su Fucine
Mute.
Grazie!
RispondiEliminaTiziano Scarpa