mercoledì 5 novembre 2014

Il Mondo così com'è



Aborro il termine “poetico” per descrivere un fumetto. Poesia e fumetto hanno processi produttivi, finalità e modalità di fruizione totalmente differenti, inoltre fare certi paragoni (posto che le persone intelligenti i paragoni non li fanno mai preferendo argomentazioni diacroniche e non sincroniche) svilisce l’oggetto della discussione. Che bello quel fumetto, non sembra nemmeno un fumetto ma una poesia, da tanto è bello.
Eppure, per quanto mi sforzi, non trovo un aggettivo migliore per definire Il Mondo così com’è. Tiziano Scarpa si è inventato la bizzarra storia di Alfio Betiz, affetto da una patologia che gli permette di vedere gli oggetti parlare tra loro, proprio con balloon e lettering, come se fosse all’interno di un fumetto. A forza di impicciarsi degli affari dei semafori, delle lettere nei poster degli oculisti e degli edifici Alfio perde progressivamente interesse per i contatti umani e si ritrova condannato alla cecità dagli interessi di una dottoressa che forse lo ama ma che di sicuro vede in lui e nel suo caso clinico il lasciapassare per la gloria e la fama. Tranquilli: anch’io pensavo di essermi rovinato la lettura quando un ragazzino che si stava facendo fare una dedica da Giacon ha strombazzato la parte sulla cecità, ma in realtà il vero, sconvolgente turning point è un altro. E comunque, al di là di questo spoiler, in questo volume ci sono un sacco di altri motivi d’interesse, parecchie sequenze divertenti e (fanculo) poetiche.
Con lo stile di Giacon non ho avuto un rapporto facile. Confesso che alcune sue cose su Frigidaire sono tra i pochissimi fumetti che non ho mai letto pur possedendoli. Questo fino al 2011, quando l’ho conosciuto di persona. Colpito dalla sua disponibilità, dalla sua cultura e dalla sua modestia ho rivalutato anche la sua produzione e così alla fine i suoi personaggini volutamente sgraziati mi sono diventati familiari e simpatici. Ne Il Mondo così com’è Giacon ha usato come suo solito da alcuni anni a questa parte un amplissimo raggio di tecniche e stili differenti, assecondando così alla perfezione le diverse atmosfere e le diverse ambientazioni che ha ideato Scarpa.
Nonostante un certo didascalismo (Scarpa è pur sempre uno scrittore, anche se in gioventù scrisse fumetti per il fratello – o lo confondo con un altro Scarpa?) la storia si segue con passione e interesse, ulteriormente abbellita da una simpatica cornice in cui due studenti innamorati seguono la lezione in cui viene presentato il caso di Alfio, cornice a sua volta. In effetti la mise en abîme è bella profonda e di cornici ce ne sono parecchie. E forse ho anche detto troppo.
Volume consigliatissimo, tanto più che è un bell’oggetto in sé (cartonato orizzontale inserito in una custodia) e oltre al bellissimo fumetto principale contiene anche una ghiotta appendice con altre storie e schizzi preparatori.
Prossimamente un’intervista a Giacon su Fucine Mute.

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