Ahia. Il secondo episodio di Edson Paz
non comincia nel migliore dei modi. La narrazione è piuttosto confusa e uno
degli elementi più rilevanti della trama è di carattere sovrannaturale, cosa
che io non apprezzo molto. Per fortuna è solo un falso allarme: dopo una
trentina di pagine tutti i fili della narrazioni si annodano e l’azione entra
nel vivo stabilizzandosi sui binari di una classica avventura dall’impianto
solidissimo, con il giusto equilibrio tra esotismo, azione e scrupolo
documentaristico.
Stavolta il tassista sudamericano si trova invischiato nel caso della
misteriosa “Signora di Cao” del titolo, apparentemente l’unica regnante donna
del popolo Moche, presso cui si riteneva vi fossero solo sovrani maschi. Il
ritrovamento delle sue spoglie (fatto realmente avvenuto a cui PiElle dà la sua
interpretazione) apre inaudite prospettive archeologiche e storiche. Ma attira
anche l’avidità di trafficanti e speculatori che si affidano ai personaggi
senza scrupoli già intravisti nell’episodio precedente.
Edson Paz e la Signora di
Cao è frenetico ma al
contempo narrativamente assai denso. Basandosi su una documentazione rigorosa
offre un buon tempo di lettura oltre che una vicenda coinvolgente. Rispetto
alla prima avventura di Edson Paz c’è stato un certo miglioramento nel
posizionamento dei balloon ma la punteggiatura a volte mi lascia perplesso: occasionalmente
non ho capito se l’accoppiata punto esclamativo-punto di domanda servisse a
esprimere dubbio, perplessità, una semplice domanda o cos’altro.
Dal punto di vista grafico Fabio Babich
offre la sua elegante ligne claire
opportunamente rinforzata da neri profondi laddove richiesto dalle singole scene.
Una scelta stilistica forse un po’ troppo pulita per una storia dai toni
avventurosi, ma che viene bilanciata dal lavoro di cesello fatto per rendere i
numerosi flashback. Per vedere un Babich ancora più spettacolare (e a
mezzatinta) procuratevi il numero 6 del nuovo Splatter.
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