domenica 5 gennaio 2020

Historica 87: Mezek - La nascita di Israele

Dopo solo due mesi dal precedente, Historica presenta un nuovo fumetto a firma Yann-Juillard. Una scelta tanta più gradita tanto più che questo Mezek è migliore del pur gradevole Doppio 7.
La nascita dello stato di Israele nel 1948 venne salutata con attacchi feroci da tutto il Medio Oriente. Per potersi difendere gli israeliani dovettero improvvisare un’aviazione costituita da tutte le ferraglie che potevano raggranellare e portare clandestinamente in patria (era in corso un embargo cui solo la Cecoslovacchia non aderiva), mentre i piloti erano un misto di volontari ebrei e mercenari di varia provenienza. Björn è uno di loro, uno svedese abilissimo a pilotare i “Mezek”, nomignolo dato ai Messerschmitt modificati che avevano l’antipatica tendenza a capottarsi in fase di atterraggio!
La storia si sviluppa placidamente costruendo l’ambientazione della vicenda e ricapitolando i fatti e i personaggi salienti con molta naturalezza, senza dare l’impressione che si tratti di freddo infodumping. Tra parentesi, l’introduzione di Sergio Brancato è preziosissima per approfondire certi dettagli a cui Yann accenna solamente. Vengono fatti sfilare i vari deuteragonisti (tra cui una pilota donna realmente esistita e ancora vivente) e si evoca l’atmosfera tesissima della vita al campo d’aviazione: i mercenari goy sono malvisti in quanto appunto mercenari, mentre conflitti interni mettono a rischio l’esistenza stessa dello stato di Israele appena nato.
Oltre alle missioni aeree Björn si dà da fare anche e soprattutto con le varie donne che gli girano attorno e a circa due terzi del volume avviene una rivelazione inaspettata, un colpo di scena a cui ne seguiranno a raffica altri (con cui oltretutto Yann giustifica magistralmente certe situazioni secondarie poco chiare o alcuni particolari introdotti in precedenza con sapiente noncuranza) mentre la storia troverà il suo culmine con l’attacco alla Antinea, una nave presa in ostaggio dall’Irgun, un gruppo dissidente ebreo.
Mezek è insomma appassionante e originale, molto ben equilibrato tra scrupolosa ricostruzione storica e affabulazione drammatica. C’è poi parecchia azione, quindi il disincantato cinismo che spesso affiora dai dialoghi di Yann (e che a volte può risultare fuori luogo) è tenuto a bada. Nella postfazione lo sceneggiatore racconta la lunga e tormentata genesi del progetto, rivelando che Juillard avrebbe preferito giocare a carte scoperte col lettore rinunciando quindi a molti colpi di scena. Yann dice di aver invece preferito il proprio approccio «popolare» e «maggiormente ingenuo» e credo che in definitiva il risultato gli dia ragione.
André Juillard disegna da par suo: le sue tavole sono spettacolari, eleganti, espressive e dinamiche. Persino le scene dei combattimenti aerei mi sono piaciute, probabilmente grazie alla sua maestria nel dirigerle. Unico appunto che inizialmente mi sentivo di muovergli è che il protagonista è un po’ troppo freddo e impassibile. Ma tutto sommato è svedese, pensavo, può starci. Invece la sua storia è più complessa e il suo distacco ha un’altra origine – inoltre nell’appendice Juillard spiega anche come non voglia mai caricare troppo le espressioni, perché deve essere il testo a sottolineare le emozioni dei personaggi.
In calce al fumetto (il più breve mai pubblicato su Historica: 60 tavole) c’è infatti un’ampia appendice con la postfazione di Yann e soprattutto moltissimi studi preparatori di Juillard commentati dal disegnatore stesso.
Unico appunto all’edizione Mondadori (oltre a qualche incertezza tra Ben-Gurion e Ben Gourion e tra Palmach e Palmech) è la scelta della copertina, che mette in evidenza come immagine principale uno schizzo a colori di Juillard e non una vera illustrazione finita.
Il mio 2020 fumettistico è iniziato nel migliore dei modi.

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