Lo sfondo dell’azione è la brutale Danimarca del feroce Harald detto Dente Blu. Tre trame principali si affiancano, si incrociano e si alimentano a vicenda: Aaricia si trova sulla feluca araba che l’ha salvata insieme a Isolina, ma finirà a far la serva nelle cucine dei Danesi. L’ambasciatore di Bagh Dad cercherà insieme al suo giovane assistente di strappare un accordo commerciale con i rozzi uomini del nord mentre i vichinghi di Gandalf il Pazzo partono alla volta del Daneland per salvare la figlia del loro re – ovviamente il giovane Thorgal è della partita. Ma questa è solo l’impalcatura di due episodi pieni di azione e colpi di scena, che offrono anche complotti, tradimenti, sequenze ricche di pathos e più in generale personaggi molto interessanti e ben delineati.
Yann scrive con ritmo frenetico senza lasciare un attimo di respiro ai suoi personaggi; inoltre ho notato una maggiore cura per certi aspetti secondari: a differenza degli altri episodi (della serie madre e non) qui il contesto storico ha una forte rilevanza e anche la “magia” ha delle regole per cui tout se tient. Per fortuna lo sceneggiatore ha tralasciato il suo umorismo cattivo, anche se qualche stoccata la dà sempre: chi se ne frega se alcuni prigionieri ribelli delle segrete di Re Harald sono morti? Erano solo Franchi, mica vichinghi, non valevano niente… e anche un eunuco può trovare senso nel matrimonio. E non ricorre nemmeno alle citazioni stupidotte dello scorso volume. L’unico appunto che gli si potrebbe fare è che sia Thorgal che il suo alleato arabo Mehdi le prendono spesso di santa ragione (o comunque sono quasi in fin di vita) per poi ringalluzzirsi senza problemi quando la trama lo prevede. Ma altrimenti che eroi sarebbero?
Al di là dei testi, ho notato con piacere che, nonostante l’ordalia a cui è stato sottoposto, Surzhenko è riuscito a esprimersi a livelli molto alti, tanto che spesso la struttura delle tavole si basa su quattro strisce. I suoi disegni sono dettagliati, espressivi e dinamici. Soprattutto, è riuscito a creare molte fisionomie diverse facilmente distinguibili tra di loro (non è affatto semplice) e anche a raccontare con efficacia quello che succede con i giochi di sguardi o la composizione delle vignette, soprattutto di quelle più affollate.
Impeccabile la stampa della Panini, che però si è rivelata indecisa su quale sia il nome del rosario musulmano: tasbah o tasbih? Ma forse era un errore presente già nell’edizione originale.
Una curiosità: lo squalo putrefatto esiste veramente, anche se io sapevo che è una prelibatezza tipica islandese e non danese: in Islanda lo vendono anche preconfezionato nei supermercati. E ne vanno pure fieri.