mercoledì 8 dicembre 2021

Highwayman

Irretito dai disegni che sembravano omaggiare Moebius ho acquistato questo volume. Non è stata proprio una scelta azzeccata.

La storia racconta di un immortale che percorre la Terra o quel che ne resta nel corso dei secoli. Si parte da metà XX secolo ma un episodio-flashback ci riporta al ’600 americano in cui vengono svelate le origini segrete del protagonista.

Il fumetto è strutturato in 7 capitoli dalla durata variabile (in media una ventina di tavole), che descrivono ognuno un’epoca e quindi uno scenario diversi: si parte con gli Stati Uniti del 1943 per poi toccare un futuro vicino in cui la carenza di acqua non preoccupa le spensierate ragazzine che vanno a un rave, toccando poi una Terra ormai devastata dalla siccità dove un corriere trasporta uno strano tipo di cibo, una cittadella retta da un’oligarchia di immortali e così via.

Il protagonista è uno spilungone taciturno (scopriremo poi che il suo nome è Lucas) che non può morire e possiede doti di preveggenza, ma che non tollera più il fardello che ciò comporta, e per non pensarci troppo è sempre in viaggio scroccando passaggi sui vari mezzi di trasporto che si susseguono con il passare dei secoli. Si porta dietro un sacco che spesso attira la curiosità di chi viaggia con lui e il cui contenuto verrà svelato nel già citato episodio-flashback.

Nel corso degli episodi apprendiamo che Lucas non è l’unico immortale dagli occhi strani e a mano a mano che la storia avanza questi esseri acquistano sempre maggiore importanza. Sta di fatto che alla fine otterremo tutte le spiegazioni del caso, sull’origine dei poteri di Lucas e sul suo scopo, ma questo finale (e molti altri elementi) sarebbero stati maggiormente adatti a un fumetto dal taglio più avventuroso e popolare piuttosto che a un (scusate il termine) graphic novel che probabilmente, come si sarà capito dal rapido riassunto degli episodi, vuole pontificare contro le politiche ecologiche scriteriate dell’umanità, la divisione ingiusta delle risorse e l’egoismo intrinseco nell’animo umano. Anche perché la struttura frammentaria, senza collegamenti tra i vari capitoli/sermoni, non sollecita la curiosità di scoprire dove andrà a parare la storia, cosa che invece sarebbe successa con i classici episodi di 10/12 tavole delle serie di Lanciostory; né ci si appassiona più di tanto alle vicende di un protagonista che viene percepito come simbolico piuttosto che “reale”. E il finale mi ha ricordo troppo quello di A.I.. Non c’entra niente ma me lo ha ricordato.

I disegni di moebiusiano non hanno in realtà quasi nulla, ma Koren Shadmi è stato bravo a introdurre qualche eco a beneficio del lettore ingenuo che avesse sfogliato il volume: lo stesso protagonista in alcuni primi piani somiglia a John Difool e non penso che sia un caso. Nei fatti Shadmi è caricaturale quasi oltre la mia soglia di sopportazione e a volte sembra quasi tirato via. Le sue donne, poi, sono tutte uguali oppure risultano mostruose quando fa lo sforzo di introdurre dei dettagli che le differenzino. Mi sfugge il senso del titolo: in inglese “highwayman” vuol dire bandito, non uno che usa l’highway (cioè l’autostrada) su cui a conti fatti Lucas viaggia pochissimo. Nicola Pesce Editore si è fatto un bell’autogol presentando nelle prime pagine un riassunto dei singoli capitoli, ma forse è dovuto al rispetto dell’edizione originale anche se comunque non ne capisco il senso, oltre a spoilerare il contenuto. Era per rivelare in che anno sono ambientati i singoli episodi? O per chiarire certi aspetti meno che secondari, come che il vecchio Zebulon del quinto capitolo non è il figlio biologico di Lucas che invece lo ha adottato?

La confezione è di classe, un cartonato formato quadrotto che però non ha la carta patinata. Noto che il volume è il quarto di una collana interamente dedicata a Shadmi, per cui evidentemente l’editore nutre una grande stima.

2 commenti:

  1. Quello sulla copertina, invece, mi ha ricordato subito Burg del Mondo di Edena :D

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    1. Ma appunto, è un paraculo, 'sto Shadmi. Anche i colori con quell'effetto un po' polveroso vogliono ricordare quelli di Moebius secondo me.

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