mercoledì 18 maggio 2022

Fight Girls

Cosa si fa quando una regina è costretta ad abdicare in quanto non può dare un erede al suo gigantesco regno galattico? Che domande: si organizza una sfida tra dieci donne, peraltro nemmeno necessariamente di sangue blu, e chi sopravvivrà alle quattro prove imposte dalla tradizione sarà la nuova regina. Ne viene fuori così una specie di reality show in cui tutti gli occhi dell’impero guardano le contendenti mettersi in mostra contro belve feroci diverse a seconda dell’ambientazione: dinosauri, scorpioni giganti, megalodonti…

Tra le dieci a risaltare è la numero 7, Xandra Blackwater, che proviene da una misera comunità mineraria e che si dimostra da subito sin troppo competitiva. Visto che con questo background risulta un po’ strano che sia arrivata fin lì il Primo Ministro avvia un’indagine discreta su di lei.

Xandra risalta anche per la benda che porta sull’occhio sinistro, perché pur con tutta la cura per i dettagli che ci ha profuso (una è asiatica, una è nera, una ha una ciocca di capelli bianchi, una i capelli corti, ecc…) Frank Cho non è riuscito a caratterizzare efficacemente le sue protagoniste, che hanno tutte le stesso fisico robusto, ultracallipigio e un po’ tozzo e che nei campi lunghi sono difficili da distinguere l’una dall’altra se non fosse per il numero che indossano e per le loro chiome. Purtroppo la colorista Sabine Rich non aiuta e a volte dipinge di un colore troppo scuro o chiaro una ragazza. In altre vignette Cho si è sbizzarrito a tirare fuori fattezze e anatomie molto diverse e ben caratterizzate, ma si sa che ogni disegnatore alla fine non può che disegnare la sua immagine stereotipata della donna, un tratto in più o un particolare troppo marcato danno origine a mostri – a meno che non si sia Zanotto o Garcia Seijas, ovviamente.

La trama, in cui si ravvisano suggestioni da molte altre opere, è ovviamente solo una scusa per mostrare i corpi delle contendenti in pose atletiche e dinamiche. Alla fine però ci sarà anche un bel colpo di scena. E meno male che nell’ultima parte c’è qualche sorpresa, perché le scene di combattimento e di esercizi ginnici (cioè la maggior parte del volume) si leggono molto velocemente e alla lunga stufano. Forse sarebbe stato più soddisfacente per il lettore se gli albi originali fossero stati dieci invece che cinque, in modo da affezionarsi alle contendenti e quindi provare un minimo di pathos per la dipartita di molte di loro, e anche per sviluppare la sottotrama parallela che si concretizza solo alla fine.

I disegni di Cho sono belli ed espressivi ma come già detto le sue donne sono spesso la stessa donna con pochi tratti distintivi diversi. Oltre che con il gentil sesso, Cho si è profuso nel disegno di animali più o meno mostruosi e di vari panorami, ma la Rich non ha saputo sempre rendergli giustizia, ad esempio con le onde sul mare. Come nel caso di Skybourne il tratto di Cho esce occasionalmente dai contorni delle figure, soprattutto alla fine, dando un’impressione un po’ sketchy.

Laddove Skybourne non era originalissimo ma aveva qualche guizzo, Fight Girls è del tutto derivativo ed estremamente lineare. Ovviamente trattandosi di Frank Cho bisogna stare al gioco e non ci si può aspettare qualcosa di diverso, ma l’edizione saldaPress è troppo lussuosa per un fumetto del genere, e di conseguenza cara per una storiellina che non vale 24,90 euro.

2 commenti:

  1. Ti ringrazio per farmi risparmiare i soldi e ti segnalo due bei libri letti di recente: Isole di Lorenzo Palloni e La casa dei pulcini di Jioke. Di entrambi, se non sbaglio, a te non piacciono i disegni, ma le storie sono belle e interessanti.

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    1. Grazie delle dritte, ma sto diventando sempre più intransigente sui disegni. Ma chissà.

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