A seguito degli eventi dello scorso numero Peg fugge ancora travestito da Morto e provvidenza vuole che siccome è Halloween abbondino le feste in cui imbucarsi senza destare sospetti. Così, seguendo una tizia vestita da Vampirella, si ritrova al party droghereccio e scopereccio del neofascista Fosco (che in almeno un’occasione diverrà «Fusco») e qui aiuterà una nuova conoscenza, Itala, a recuperare dei documenti relativi a un’eredità. A causa del casino successo nello scorso numero (e chi se lo ricorda essendo passati mesi?) i carabinieri, tra cui militano anche Nino Frassica e Gigi Proietti, danno la caccia a chiunque indossi una maschera simile alla sua, mentre i fuggitivi Itala e Peg salvano un’amica di lei da un’aggressione e vanno alla ricerca di questo misterioso tesoro che farebbe parte dell’eredità.
Le forze dell’ordine catturano intanto Simone Baiatesa, nientemeno che il sarto che confezionò il costume del Morto tuttora usato da Peg, ricollegandosi così agli esordi della saga.
Giunti alla casa ormai abbandonata del nonno di Itala, i due con una botta di fortuna trovano un passaggio segreto che li porterà al tesoro: lingotti d’oro occultati da repubblichini che li sottrassero agli alleati nazisti. Ma sul posto giungono anche i carabinieri e Fosco con la sua compagnia golpeggiante, per un redde rationem che non chiude l’albo, che si conclude invece con uno dei soliti micidiali cliffhanger di cui vedremo il seguito tra mesi.
Halloween Party ha qualche passaggio un po’ inverosimile: Peg dice giustamente che per passare inosservato deve mettersi degli abiti civili ma non si toglie la maschera del Morto nemmeno passato il 31 ottobre, inoltre la facilità con cui trovano il passaggio segreto è quasi ridicola. Ciononostante, e pur considerando che errori e refusi sono più abbondanti del solito (tra cui un micidiale «UN zelante» che apre il riassunto dello scorso numero), questo episodio si fa leggere di gusto per la frenesia dell’azione e per il consueto sguardo cinico di Giovacca sull’Italia di oggi, stavolta senza molta ironia. Buoni i disegni di Vasco Gioachini, pur se a volte sono un po’ squadrati e poco dinamici. L’ambientazione mascherata offre al disegnatore l’occasione di inserire più di una citazione fumettistica nelle sue tavole, e anche un’opinione sulla situazione ucraina nell’insegna di un negozio.
A completare il fascicolo la storia breve La lettera D, che al di là dello spunto mistico (forse nemmeno voluto) è divertente e soprattutto ben disegnata da Angelo Feltrin che l’ha anche scritta.
Da questo numero Il Morto costa 30 centesimi in più, ma col suo ritmo di uscita mi ci perdo al massimo un caffè all’anno.
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