La situazione sul Nuovo Pianeta d’Oro precipita dopo gli eventi degli scorsi episodi e il Techno-Vaticano è disperato senza più l’apporto di epifite che gli era stato nascosto dal defunto Ammiraglio Wilhelm-100. Per indagare sulla situazione e magari cercare un sistema per produrre artificialmente l’epifite, il Techno-Papa incarica Orne-8 che coglie al balzo l’opportunità per farsi eleggere Techno-Cardinale. Non che il pontefice si fidi poi troppo, difatti gli appioppa il trans-umano Simak che gli farà ufficialmente da guardia del corpo mentre informerà di nascosto il Techno-Papa sulle reali intenzioni di Orne-8. Queste in realtà non nascondono secondi fini ma sono molto logiche e ben calcolate: trovato un indizio che risale ancora alla storia di Othon Von Salza, Orne-8 parte alla ricerca del Meta-Barone visto che solo uno col suo sangue potrà aprire il messaggio senza distruggerlo, e magari in quel messaggio si trova il segreto per la riproduzione artificiale dell’epifite, che scopriamo essere più antica dell’universo stesso.
Il Meta-Barone dal canto suo decide di fare un passo indietro e visto che tanto l’universo è destinato a morire (mi sono perso dove era stata fatta questa profezia) ha deciso di depotenziarsi in modo da tornare a provare le sensazioni di un umano concedendosi orge sfrenate. E in effetti l’universo sta cadendo a pezzi visto che due galassie in collisione devastano mondi e ne modificano altri, primo segnale di un imminente e peggiore cataclisma. Simpatici i battibecchi tra Orne-8 e Simak. Questa “strana coppia” riuscirà a penetrare nel meta-bunker e addirittura a mettere in difficoltà il condottiero depotenziato. Ma con una inversione narrativa a U la situazione cambierà drasticamente dopo la scoperta di alcuni segreti: non solo Orne-8 è in realtà una donna, ma è addirittura la figlia del Techno-Papa! Ciononostante il Meta-Barone reso quasi umano si innamora di lei e a sua insaputa la feconda. Il tutto mentre l’universo cade a pezzi, ma si sa che di universi ce ne sono un’infinità.
La fine di questo secondo dittico si ricollega all’inizio del primo (ecco spiegato il braccio bionico del Meta-Barone) e rilancia la saga in un nuovo contesto, con alcuni cambi di status che si preannunciano interessanti.
Il grosso limite di questi due volumi sono i disegni. Niko Henrichon ha semplicemente scansionato le matite e poi le ha elaborate al computer: senza inchiostrazione le figure risultano poco corpose, non hanno volume e oltretutto alcuni dettagli sono solo accennati. Il simbolo stesso dei Techno-Technos, il quadrato con le punte acuminate che escono dagli angoli, non è mai reso con un nero compatto e preciso, col risultato di sembrare una vecchia foto sbiadita o solo uno schizzo su cui basarsi per la versione definitiva (che poi è quello che sarebbe stato nei bei tempi andati analogici). Questo difetto è ancora più evidente nel secondo volume, Simak le Transhumaine. Non è che i disegni di Henrichon siano brutti, anche se talvolta sembrano proprio dei rapidi sketch, ma così come li ha fatti sembrano più gli schizzi delle tavole da disegnare che non le tavole vere e proprie finite. E a dirla tutta non sempre i personaggi mantengono le loro fattezze di vignetta in vignetta – e non mi riferisco al Simak che può cambiare forma. Ma il problema è più generalizzato: le navi spaziali che dovrebbero essere lucenti e aerodinamiche, ad esempio, a volte sembrano rottami ammaccati, così come gli interni dei palazzi non sono squadrati come dovrebbero e i panorami naturali risultano diafani. Peccato.
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